"Esci partito dalle tue stanze, torna amico dei ragazzi di strada" Majakovskij

Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea
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sabato 29 novembre 2008

Una proposta alternativa per uscire a sinistra dalla crisi

di Roberta Fantozzi, responsabile Lavoro e Welfare, segreteria nazionale Prc


Abbiamo avviato già da domenica la campagna davanti ai luoghi di lavoro, in preparazione dello sciopero generale del 12 dicembre. Un calendario di iniziative organizzate in pochissimi giorni, a cui molte altre si stanno aggiungendo. Volantinaggi, ma anche incontri e assemblee con le lavoratrici e i lavoratori, dibattiti. Davanti alle fabbriche, ai luoghi della produzione industriale, ma anche nei servizi, dai trasporti alle grandi aziende del commercio, al lavoro pubblico. La volontà è quella di un percorso non episodico, che ricostruisca reti di relazioni e presenza organizzata. Un percorso che si intreccia con l'inchiesta, a partire da quella che svilupperemo nei prossimi giorni sui primi effetti della crisi: sul terreno della materialità dei processi ma anche del vissuto e della soggettività di lavoratrici e lavoratori.

Non è un optional lo sviluppo di questo percorso. Non lo è rispetto all'obiettivo decisivo della riuscita dello sciopero generale, non lo è rispetto al contesto in cui ci muoveremo nei prossimi mesi. La crisi determina uno scenario pesantissimo. Con la cassa integrazione che si moltiplica e con il problema, per chi vi accede, di come riuscire ad arrivare alla fine del mese con il salario decurtato, se già non ci si arrivava prima. Con il problema drammatico dei precari. Quattro milioni di persone prive di ogni garanzia, seicentomila già a rischio per il sommarsi della crisi economica nell'industria con i provvedimenti del governo sul lavoro pubblico. Con il dramma aggiuntivo dei lavoratori migranti, che per una legge razzista e incivile rischiano di perdere con il lavoro, il permesso di soggiorno: espulsi o ricacciati nell'irregolarità, magari dopo anni di lavoro in questo paese.

La ricetta della Lega per gestire la crisi è tanto semplice quanto barbara: trasformare l'ansia in un salto di qualità nella produzione di capri espiatori, di conflitto orizzontale, di ferocia sociale. La chance di contrastare la regressione possibile sta nella messa in campo di un'iniziativa a tutto tondo: di denuncia, di piattaforma, di conflitto, che ricostruisca nella crisi una connessione, che consenta di individuare nuovamente a sinistra la possibile via d'uscita. Non è un esito scontato, se è vero come è vero che non solo siamo nell'onda lunga di una sconfitta trentennale, ma che la sinistra ha consumato nell'attraversamento recente della fase di governo la propria credibilità. E' un percorso che richiede idee, proposte, modificazioni delle modalità dell'agire politico, come dimostra il successo dei gruppi di acquisto popolare, la pratica di forme di mutualismo che rispondano alla disgregazione ricostruendo anche per questa via la possibilità di riconoscersi come parte di un'agire collettivo.
Saremo dunque nelle prossime settimane davanti ai luoghi di lavoro, con la volontà di avviare un percorso lungo, dentro le contraddizioni esistenti.

Diremo che la crisi non è piovuta dal cielo, ma è la conseguenza di trent'anni di politiche neoliberiste, in cui la deregolamentazione selvaggia della finanza è stata l'altra faccia della medaglia di un mondo di bassi salari, di una gigantesca redistribuzione della ricchezza prodotta a favore di profitti e rendite, in cui il consumo è stato garantito dal crescente indebitamento dei lavoratori, mentre nei paradisi fiscali si concentra un quarto della ricchezza mondiale prodotta ogni anno. Diremo che ci vuole un aumento significativo di salari e pensioni e un salario sociale per rispondere alla crisi con uno strumento generale di garanzia rispetto alle mille frammentazioni delle tipologie di lavoro, alle tante facce della precarietà e che le risorse vanno prese dalla rendita, dall'evasione fiscale e contributiva, dalla tassazione dei movimenti speculativi di capitali.

Diremo che il ritrarsi del pubblico, privatizzazioni e liberalizzazioni, invece dei benifici annunciati dalla propaganda liberista, non sono stato altro che il modo per promuovere un gigantesco processo di spoliazione, sfruttamento e messa a valore della natura oltre che del lavoro, all'origine di una crisi ambientale, energetica e climatica, che richiede un cambiamento radicale dei modelli di sviluppo. Per sottrarre spazi alla logica di mercato, alla valorizzazione del capitale come meccanismo sovradeterminante dei processi di riproduzione sociale e riconsegnarli alla scelta democratica, alla sovranità collettiva sul proprio futuro.

La elaborazione di una piattaforma all'altezza della crisi della globalizzazione capitalistica, deve accompagnarsi alla capacità di costruire un senso comune di massa su a chi imputare la responsabilità della situazione presente, opposta all'operazione reazionaria delle destre, generalizzando la consapevolezza espressa dal movimento degli studenti.

La politica del Governo Berlusconi e di Confindustria, ha fin qui determinato una manovra pesantissima di tagli e ristrutturazione del sistema di welfare, dalla sanità agli enti locali, intrecciata all'attacco ai diritti del lavoro. Un attacco che dalla legge 133 alla controriforma del processo del lavoro, agli annunci sul diritto di sciopero, ha avuto e ha al suo centro la riscrittura del sistema della contrattazione, la volontà di frammentare e impoverire ulteriormente i lavoratori, cancellare l'autonomia del sindacato, riscriverne il ruolo: "complice" delle imprese nella gestione dei rapporti di lavoro e di interi pezzi di uno stato sociale da cui la presenza pubblica si ritrae ulteriormente. Ora a fronte della crisi, la sua ricetta è quella di destinare risorse pubbliche al sistema bancario lasciando invariati assetti proprietari e modalità di funzionamento, puntare sulle grandi opere, destinando pochissimo alle fasce sociali più disagiate.

Lo sciopero generale del 12 indetto dalla Cgil e dai sindacati di base, deve rappresentare per noi e per l'intera sinistra il modo per far vivere nel dibattito pubblico e a livello di massa una proposta radicalmente alternativa a quelle politiche, per costruire una uscita da sinistra alla crisi di un intero modello di sviluppo.

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Velivoli da guerra? Meglio un’eliambulanza

di Massimiliano Vigo - membro del Direttivo di Circolo

Cari Compagni

Dopo aver assistito allo sperpero di denaro pubblico destinato, senza alcun tipo di garanzia, a salvaguardare banche e istituti di credito colpiti dalla crisi finanziaria, dopo aver sopportato la manfrina intorno ai problemi aziendali di Alitalia, dopo esserci sopportati Brunetta e la sua caccia ai fannulloni, dopo l’approvazione di una legge che distrugge la scuola italiana e in ultima istanza anche un programma di carità di Stato che si estrinseca nella fantastica invenzione della Social Card, è arrivata da parte del governo la ciliegina sulla torta!

Mi riferisco (notizia comparsa sul corriere della sera del 27-11-08 pag 11) all’acquista da parte dell’esercito Italiano di 4 velivoli da guerra senza pilota modello MQ Reaper per la modica cifra di 330 milioni di dollari che in euro fanno 250-260 milioni; velivoli che verranno armati con 4 missili anticarro dal modico costo di 100.000 euro cadauno; sicuramente verranno inviati in “missione di pace” in Afghanistan. Però mi chiedo, se proprio si dovevano spendere dei soldi per qualche cosa che, con o senza pilota, volasse non era meglio pensare a qualche velivolo antincendio o a una eliambulanza?

sabato 22 novembre 2008

CIAO SANDRO!

UN PRIVILEGIO AVERE NEL PRC IL GIORNALISTA E IL MILITANTE

Dichiarazione del segretario nazionale del Prc Paolo Ferrero



La scomparsa di Sandro Curzi rappresenta un grande lutto per il giornalismo italiano e un grandissimo dolore per il Prc.

Viene a mancare una personalità straordinaria per sensibilità, capacità, carisma. Un uomo che ha dedicato la propria esistenza al lavoro di giornalista della carta stampata e radiotelevisivo. Per tutta la vita con la stessa, volitiva energia che lo ha visto sempre protagonista come operatore dell'informazione e direttore di testate, sino all'impegno come consigliere di amministrazione della Rai. Sempre realizzando la passione incontenibile per l'informazione e il giornalismo insieme a accanto a quella di militante comunista, traendone intelligenza e capacità critica.

Consideriamo un grande privilegio aver potuto lavorare insieme a lui, al suo amore per il giornalismo e al suo impegno politico, sia nella qualità di direttore che ha dato forza e valore a *Liberazione*, sia nella qualità di appassionato militante del partito.

Alla vedova e ai famigliari esprimo il cordoglio profondo e l'abbraccio pieno d'affetto mio personale e di tutto il Prc.

martedì 18 novembre 2008

Liberafesta 2008

Liberafesta 2008
21-22-23 Novembre
Parco Marastoni
San Polo d'Enza


Venerdì 21


alle 20:30 Dibattito: Scuola e università: dove stiamo andando e dove vorremmo andare.
a seguire concerto di Rocco La Guardia

Sabato 22

alle 21 Dibattito: Fascismi di ieri e di oggi. Presentazione del libro il sangue dei vincitori
a seguire concerto di Fabrizio Varchetta

Domenica 23

alle 17 concerto degli Emily County Folk
alle 19 Dibattito: Rifondazione Comunista: Teoria e prassi

Venerdì Gnocco Fritto e Tortelli
Sabato e Domenica Gnocco Fritto e Ristorante



Per info 348 17.28.077


Scarica il volantino

venerdì 14 novembre 2008

Anche se voi vi credete assolti...




di Italo di Sabato, responsabile naz. Osservatorio sulla Repressione del PRC-SE

Dopo che la politica ha legittimato i vertici della polizia, responsabili delle mattanze a Genova nel luglio 2001, con le promozioni degli imputati e il rifiuto della commissione d’inchiesta, il tribunale di Genova, con la sentenza emessa nella tarda serata di giovedì 13 novembre, li ha assolti anche dalle responsabilità penali ed ha legittimato l’immunità delle forze dell’ordine da qualsiasi reato. Il tribunale di Genova ha sentenziato che chi spacca una vetrina è stato punito con dieci anni di carcere (nel processo a 25 manifestanti, concluso in primo grado nel dicembre scorso), mentre i maltrattamenti e le torture sui detenuti a Balzaneto, la mattanza alla Diaz non hanno responsabili e mandanti .

Se la sentenza di luglio, relativa alle violenze e torture compiute dalle forze dell’ordine nei confronti di centinaia di giovani inermi all’interno della caserma di Bolzaneto, era sembrata un vero e proprio colpo di spugna, la sentenza riguardante la sanguinosa irruzione delle forze dell’ordine all’interno della scuola Diaz riesce a fare perfino di peggio assumendo il carattere di una vera e propria amnistia.

Nonostante nel corso del processo siano state dimostrate in maniera incontrovertibile le responsabilità degli agenti, sia per quanto riguarda le violenze gratuite nei confronti dei giovani che dormivano all’interno della scuola Diaz, sia in merito alla falsificazione delle prove consistenti in bombe molotov, picconi e spranghe portati sul posto dagli stessi poliziotti al fine di giustificare con l’inganno il proprio operato, la sentenza emessa dal Tribunale di Genova è di quelle da lasciare basito chiunque sia stato in grado di percepire la gravità degli accadimenti.

Mi piacerebbe sentir dire, da quei politici che un giorno sì e l’altro pure, disquisiscono di giustizia avendo in testa soltanto le immunità castali da una parte e la lotta alla microdelinquenza dall’altra, cosa pensano di questa vergognosa sentenza. Ma la politica, non da oggi, su Genova tace, e anche quando ha parlato non ha mai capito, e quando ha capito ha voluto archiviare, il valore paradigmatico che quei due scempi della Diaz e di Bolzaneto avevano e hanno per le sorti del nostro stato di diritto. Forza bruta contro legalità. Eccezione contro regola. Sospensione dei diritti fondamentali in uno spazio affrancato da ogni garanzia e ogni convenzione.

A Genova non fu questione di un po’ d’eccesso nella repressione di un movimento. A Genova fu sospeso lo stato di diritto, anzi, fu sperimentato che sospendere lo stato di diritto è possibile, senza che il potere politico sia chiamato a risponderne e senza che ne paghi alcuna conseguenza. Immunità per tutte le alte cariche dello Stato, conquistata sul campo molto prima che in parlamento.

Alla luce di questa sentenza che ha “graziato” i responsabili dei gravissimi fatti di sangue (ancora più gravi in quanto compiuti da coloro che dovrebbero far rispettare la legge) accaduti durante il G8 di Genova del 2001, non mi stupisce più di tanto constatare come il poliziotto Spaccarotella, responsabile dell’assassinio di Gabriele Sandri, avvenuto un anno fa all’interno del parcheggio di un autogrill, nonostante l’imputazione di omicidio non sia stato sospeso dal servizio e neppure abbia subito alcun procedimento disciplinare. Non resta che prendere coscienza del fatto che le forze dell’ordine, anche quando sbagliano, rispetto alla legge continuano a rimanere “più uguali” rispetti a tutti gli altri.

“Disoccupate le strade dai sogni ed arruolatevi nella polizia” cosi cantava Claudio Lolli dopo le giornate del marzo bolognese del 1977. E’ questo quello che ci vuole dire la sentenza di Genova. Ma si sbagliano se pensano di aver calpestato la nostra testardaggine per la verità e la giustizia. Le tragiche giornate del luglio 2001 rimarranno impresse dentro di noi. Lo schifo per questo potere ancora di più.


www.osservatoriorepressione.org

mercoledì 12 novembre 2008

Amadio Beltrami, tutta una vita da comunista

di Arnaldo Fontanili - Circolo di Montecchio

Cari compagni, il 12 novembre del 1997 moriva il compagno Amadio Beltrami, per tutti più semplicemente "al piccolin". Fu da subito contrario alla "svolta della bolognina" e al Congresso di Rimini aderì al Movimento per la Rifondazione Comunista. In seguito fondò il circolo di Montecchio Emilia (Re), alla presenza del compagno Nichi Vendola, e di questo fu segretario fino alla sua morte. Contribuì anche alla creazione e crescita della Federazione di Reggio Emilia divenendone il Presidente del Comitato Politico Federale, che resse sempre con il rigore morale e politico che lo distingueva. In questi giorni, in cui si parla di superamento del partito da parte di alcuni compagni, ci piace ricordare un compagno che ha sempre creduto nella necessità dell'esistenza di un partito comunista in questo Paese e che per questa idea ha speso buona parte della sua vita.

mercoledì 5 novembre 2008

Rifondazione Comunista antifascista militante




Nei giorni scorsi ignoti hanno imbrattato i muri della Rocca, del cinema Zacconi e della Coop con graffiti dai contenuti razzisti, xenofobi e con scritte volgari, oltraggiose e deliranti piene di slogan nazifascisti contro migranti, ebrei, mussulmani e comunisti.

Più in generale gli anonimi si scagliano contro chiunque non si riconosca nel loro delirio destrorso perché, come dicono, chi non è con loro è contro di loro. Da questa galleria di orrori emerge tutto l’armamentario ed il bagaglio di odio che queste persone portano con sé.

Rifondazione Comunista sente di poter ricordare agli autori di quelle scritte, che si fanno paladini di un’ideologia violenta e guerrafondaia, ma agiscono vigliaccamente nell’ombra, che la comunità montecchiese, storicamente antifascista e aperta al confronto, ha già in passato fatto i conti con il Fascismo e il Nazismo pagando con il sangue dei propri cittadini e dei suoi figli partigiani.

Non riteniamo che queste azioni possono considerarsi “bravate” di cosiddetti “bravi ragazzi” e non pensiamo che il paese debba accettare che risorgano manifestazioni neofasciste e razziste.

Per questo, il Circolo di Rifondazione chiede a tutti i cittadini di Montecchio, alle associazioni e ai partiti che si riconoscono nei valori dell’Antifascismo e della Democrazia, che riteniamo indissolubili, di organizzarsi per dare una risposta pubblica, forte e civile che condanni questi fenomeni di ignoranza e stupidità.

sabato 1 novembre 2008

Scontri a Roma: la testimonianza diretta di Curzio Maltese

Di seguito la testimonianza di Curzio Maltese, che non è un pericoloso comunista ma (si conferma essere) un attento e serio giornalista, su quanto accaduto in piazza Navona durante la manifestazione di protesta contro il Decreto Gelmini del 30 ottobre.




Se non li conoscete guardate quanto vale

Quel loro movimento che chiamano sociale

Movimento di milioni ma milioni di denari

Dalle tasche dei padroni alle tasche dei sicari

Già eran chiare ad Arcinazzo le sue vere attribuzioni

Movimento ma del cazzo come le masturbazioni

Fatte a tecnica manuale con la destra nazionale

Li riconoscete adesso che sapete chi li acquista

Solamente chi è fascista sa far bene da lacchè


Ora li riconoscete stì fascisti sté carogne

Se ne tornino alle fogne con gli amici che han laggiù

La fantastica trovata dei 5mila euro

di Massimiliano Vigo - membro del Direttivo del Circolo di Montecchio Emilia

Compagni, Dio li fa e poi li accoppia! Sto parlando dei cervelli di Giovanardi e Berlusconi che ne sanno pensare una più del diavolo: la trovata odierna è il prestito fino a 5000 euro a quelle famiglie che desiderano avere un bambino, con interessi al 4%, da restituirsi in cinque anni

Fantastica trovata, così le famiglie italiane oltre alla rata del mutuo, a quella per la macchina, ai finanziamenti per riuscire a permettersi non il futile, ma l’indispensabile per vivere al limite della povertà, saranno anche in debito con lo Stato. E se passati i cinque anni le famiglie non avranno restituito i soldi cosa succederà? Gli pignorano il bambino per venderlo ad un’altra famiglia che si accollerà il debito e gli interessi non pagati da quella precedente?

Invece di elucubrare su ipotesi degne delle peggiore fantascienza perché non riescono a farsi una ragione del fatto che per migliorare i bilanci delle famiglie in difficoltà l’unico sistema attuabile è quello del blocco (e del controllo) dei prezzi e di una politica di ridistribuzione delle ricchezze che porti ogni mese qualche centinaio di euro (netti) in più nelle saccocce dei lavoratori? E non vengano a dire che i fondi non ci sono: basterebbe che i vari Marcegalia, Colaninno e confindustriali simili, invece di distribuire perle di saggezza del tipo “lavorare di più per guadagnare di più” o “dobbiamo fare tutti dei sacrifici” distribuissero invece denaro contante (anche per le piccole aziende) attingendo dai loro stracolmi forzieri esteri…o forse la crisi finanziaria ha provocato anche a loro il dimezzamento dei risparmi accantonati negli anni con tanto sudore e olio di gomito?