"Esci partito dalle tue stanze, torna amico dei ragazzi di strada" Majakovskij

Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea
Circolo "Lucio Libertini" Montecchio Emilia
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martedì 24 novembre 2009

No Berlusconi Day - Manifestazione Nazionale Opposizione Sociale

A tutti i partiti politici dell’opposizione

Ai sindacati
Alle associazioni
Alla società civile

La crisi economica sta determinando una sofferenza sociale sempre maggiore. L’aumento della precarietà, la perdita di posti di lavoro, salari e pensioni con cui si fatica ad arrivare a fine mese sono il panorama comune a tutto il Paese.
Il Governo invece di intervenire per risolvere questa situazione la aggrava con tagli alla spesa sociale e all’istruzione, con la compressione di salari e pensioni di cui l’attacco al contratto nazionale di lavoro è solo l’ultimo atto. Inoltre, questo Esecutivo si adopera a fomentare la guerra tra i poveri con provvedimenti razzisti e xenofobi sull’immigrazione.
Come se non bastasse, il Governo ha varato provvedimenti come lo scudo fiscale che legalizzano l’evasione fiscale e il malaffare, ha stanziato una quantità enorme di denaro per le banche, per l’acquisto di cacciabombardieri e per grandi opere inutili come il ponte sullo stretto di Messina.
Il Governo contribuisce, quindi, ad aggravare la crisi, difende i poteri forti e parallelamente si adopera per demolire la democrazia italiana portando a compimento la realizzazione del piano della P2 di Licio Gelli. Le proposte di manomissione della Carta Costituzionale si accompagnano ad una quotidiana azione di scardinamento della Costituzione materiale, al tentativo di mettere il bavaglio alla libera informazione, di limitare l’autonomia della Magistratura, di snaturare il ruolo del sindacato e di ridurre al silenzio i lavoratori.
Per contrastare quest’operazione che è allo stesso tempo antidemocratica, fascistoide e socialmente iniqua, riteniamo necessario costruire una risposta politica generale, forte e unitaria.
Siamo impegnati a costruire un’opposizione di massa per ripristinare la democrazia nel paese e nei luoghi di lavoro e che obblighi il Governo a cambiare la politica economica e sociale.
Ecco perché chiediamo le dimissioni di Berlusconi anche alla luce della sua manifesta indegnità morale a ricoprire l’incarico di Presidente del Consiglio.
E proponiamo a tutte le forze di opposizione di convocare per il prossimo 5 dicembre una manifestazione unitaria contro la politica del Governo e per chiedere le dimissioni del Presidente del Consiglio.

Antonio Di Pietro - Paolo Ferrero

Stiamo organizzando i pullman per il No Berlusconi Day. Per informazioni o prenotazioni chiamare il 348 1728077 o scrivere a montecchio@rifondazione.re.it

venerdì 20 novembre 2009

Rifondazione Comunista con le lavoratrici e i lavoratori della UniMac Gherri

Rifondazione Comunista ha partecipato stamattina al presidio dei lavoratori della UniMac Gherri davanti allo stabilimento di Montecchio. La UniMac Gherri, ha annunciato la chiusura entro la fine della anno dell'unità produttiva di Parma (18 dipendenti, da luglio in cassaintegrazione a zero ore) per accentrare tutte le attività sulla sede di Montecchio Emilia (20 dipendenti, in parte, da oggi, in cassaintegrazione) .
Il blocco dei licenziamenti, l'estensione della cassa integrazione a tutti i lavoratori e le lavoratrici che perdono il posto di lavoro, la creazione di un salario sociale per i disoccupati, la richiesta di un aumento salariale e pensionistico generalizzato, la lotta alla precarietà, sono i punti principali della nostra proposta e delle nostre rivendicazioni.
Il Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea si schiera al fianco dei lavoratori e delle lavoratrici della UniMac Gherri di Montecchio Emilia e sostiene tutte le forme di lotta che verranno democraticamente decise e che i lavoratori intenderanno portare avanti per ottenere condizioni economiche e sociali che, salvaguardando il lavoro ed il salario, garantiscano a loro ed alle loro famiglie dignità e futuro.
Chiediamo alla proprietà di proporre un piano industriale di uscita dalla situazione di crisi che tuteli tutti i lavoratori interessati.
Chiediamo inoltre al Sindaco di Montecchio, che in mattinata ha portato il suo saluto ai lavoratori, di impegnarsi per la riapertura del tavolo istituzionale.

giovedì 19 novembre 2009

Rifondazione Comunista per l'acqua bene comune


Il governo Berlusconi, sordo come era facile prevedere alle migliaia di proteste dei cittadini e della società civile arrivate in queste settimane contro il ddl Ronchi, che di fatto privatizza le acque pubbliche italiane, ha posto la questione di fiducia al Senato, blindando il decreto. Come Rifondazione comunista abbiamo aderito con convinzione all'appello lanciato dal Forum italliano dei movimenti per l'acqua che ha chiesto al Parlamento italiano di ritirare il decreto legge 135, decreto con il quale si privatizza l'acqua in tutt'Italia. La difesa dell'acqua come bene comune è stata una delle battaglie caratterizzanti la storia di Rifondazione comunista. La scelta del Senato di privatizzare l'acqua oltre ad essere sbagliata e pericolosa in quanto fa diventare un bene essenziale e comune a tutti i cittadini un privilegio e profitto per pochi, è anche in controtendenza verso scelte che altri Paesi che precedentemente avevano optato per la strada della privatizzazione dell'acqua, che oggi sono tornati sui propri passi e che stanno ripubblicizzando i servizi idrici- Rifondazione comunista è stata e sarà presente in tutte le mobilitazioni in difesa dell'acqua pubblica e chiederà a tutti i propri eletti negli enti locali di impegnarsi a sostenere la difesa dell'acqua come bene comune e bene pubblico. Il Prc, infine, s'impegna a far diventare il tema dell'acqua pubblica uno dei temi forti della manifestazione del prossimo 5 dicembre, il No Berlusconi Day.

Ordine del Giorno presentato in Consiglio Comunale su principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque e disposizioni per la ripubblicizzazione del servizio idrico

mercoledì 11 novembre 2009

Il lavoro e la crisi: esigiamo le risposte



In Italia, nell’ultimo trimestre 2008, nelle regioni centro settentrionali è cresciuta la disoccupazione, mentre in quelle meridionali, vi è stata un’emorragia di occupati; nel Paese il tasso di disoccupazione del secondo trimestre 2009 risulta essere al 7,4%, sulla popolazione attiva. In questo modo si potrebbero determinare le condizioni per un aumento di un milione in più di disoccupati.Grandi gruppi industriali, inoltre, sono a rischio di chiusura per le politiche speculative dei padroni (vedi il caso dei diecimila lavoratori del Gruppo Eutelia/Agile/Phonemedia, che oltre alla minaccia dei licenziamenti hanno subito in questi giorni, presso la sede di Roma, una vile aggressione squadrista).
La FIAT si rifiuta di presentare il piano industriale e stabilimenti, come quello di Pomigliano, vanno in cassa integrazione straordinaria.

Ci battiamo per:

Bloccare i licenziamenti per i prossimi 36 mesi.

Contrastare le delocalizzazioni, prevedendo che le imprese che delocalizzano siano tenute a restituire tutti i contributi e sostegni economici ricevuti.

Generalizzare gli ammortizzatori sociali superando gli elementi di divisioni tra lavoratori con diverso rapporto di lavoro.

Riformare radicalmente l’indennità di disoccupazione ed istituire il salario sociale per i disoccupati.

Rilanciare il contrasto alla precarizzazione dei rapporti di lavoro e alla legge 30, superando la distinzione fittizia tra lavoro subordinato e parasubordinato.

Costruire strumenti d’intervento pubblico per la riconversione ecologica dell’economia.

domenica 8 novembre 2009

Noi e la caduta del muro

di Paolo Ferrero, Segretario Nazionale Rifondazione Comunista

Il 9 novembre, vent'anni fa, cadeva il muro di Berlino. In quell'elemento simbolico è racchiusa la fine di un regime socialista in cui - nella migliore delle ipotesi - la giustizia sociale era contrapposta alla libertà. In questa incapacità di coniugare libertà e giustizia sta al fondo il fallimento del tentativo novecentesco di transizione al socialismo. Noi, che siamo nipoti della lotta partigiana - quante lapidi ci sono nel nostro paese su cui sta scritto "morto per la libertà" - abbiamo salutato positivamente la caduta del muro. Il socialismo senza la libertà semplicemente non è socialismo: è un tentativo di andare oltre il capitalismo che ha imboccato la strada sbagliata ed è abortito. Così non poteva andare avanti e così non si andava da nessuna parte. Senza libertà nessun socialismo. Giusto quindi picconare il muro e bene che il muro sia caduto; bene che i dirigenti della Ddr abbiano scelto di non sparare, preferendo perdere il potere piuttosto che cercare di mantenerlo con una strage.
Nel mondo la caduta del muro è stata salutata come la vittoria della libertà sulla barbarie, come la possibilità di un nuovo inizio per la storia del mondo basato sulla libertà e la cooperazione. Sappiamo che non è andata così. Gli Stati Uniti hanno colto l'occasione della sconfitta del nemico storico per rilanciare la propria egemonia incontrastata su scala mondiale e il capitalismo ha preso da questo passaggio l'abbrivio per aprire una nuova fase della propria storia, quello della globalizzazione neoliberista. I cantori del capitalismo hanno colto l'occasione per dire che eravamo alla fine della storia. Marx aveva speso la vita e scritto migliaia di pagine per dire che il capitalismo non era un fenomeno naturale, bensì un modo di produzione storicamente determinato e quindi superabile. La caduta del muro è stata usata per "rinaturalizzare" il capitalismo, per affermare su scala globale che viviamo nel migliore dei mondi possibili; per affermare che essendo il capitalismo naturale, ogni tentativo di superarlo diventa un atto "contro natura" e in quanto tale barbarico. Gli anni '90 sono stati caratterizzati da questo unico grande messaggio, trasmesso a reti unificate dal complesso dei mass media e da tutte le forme di produzione culturale, cioè di costruzione dell'immaginario individuale e collettivo, a partire dall'industria cinematografica. La caduta del muro è stato l'evento simbolico utilizzato per costruire una grande narrazione di rilegittimazione del capitalismo. Kennedy non è più il presidente della guerra di aggressione al Vietnam o l'aggressore di Cuba con l'avventura della Baia dei Porci. Kennedy è celebrato come il paladino della libertà e il suo discorso berlinese ne è il suggello.
Dietro il paravento della libertà, sono riapparse, anche in occidente, incredibili differenze sociali e livelli di sfruttamento del lavoro che pensavamo seppelliti per sempre dopo le lotte degli anni '70. Nella vulgata la libertà d'impresa è diventata il presupposto della libertà dei popoli. Questa narrazione ha un sapore mortifero di falsa coscienza: che Israele costruisca muri per imporre l'apartheid in Palestina e che gli Stati Uniti costruiscano muri per impedire l'immigrazione dal Messico non fa più problema. Ogni muro è diventato lecito per l'impero del bene. In Italia questo fenomeno ha assunto dimensioni maggiori che in altri paesi in virtù della proposta di Achille Occhetto - accolta dalla maggioranza del suo partito - di sciogliere il Pci in nome di questo nuovo inizio, appiattendo così tutta la storia del movimento comunista italiano sul fallimento del socialismo reale. La storia del nostro paese è stata integralmente riscritta, la lotta partigiana è stata denigrata nel suo valore simbolico di rinascita della nazione e così si è aperta la strada all'aggressione della Costituzione. La cancellazione della memoria del paese e la sua ricostruzione fatta dai vincitori ha sdoganato ideologie razziste e comportamenti xenofobi che pensavamo definitivamente finiti nella pattumiera della storia dopo la barbarie nazista.
Il fascismo, lungi dal presentarsi come una parentesi della storia patria, si evidenzia sempre più come una delle possibilità inscritte nel sovversivismo delle classi dirigenti di un paese che - come sottolineava Gramsci - non ha vissuto la riforma protestante e il cui risorgimento non è stato fenomeno di popolo, ma di ristrette élite. La democrazia e la stessa costruzione di un'etica pubblica in questo paese è concretamente il frutto delle lotte del movimento operaio, socialista e comunista. La loro disgregazione apre la strada a populismi di tutti i tipi, di destra come di sinistra.
In questo imbarbarimento del costume e dei rapporti sociali nel nostro paese e nel mondo, nella crisi capitalistica in atto, vediamo confermata quotidianamente non solo la possibilità ma la necessità di battersi per superare il capitalismo.
In questa dialettica sta il nostro giudizio politico sulla caduta del muro di Berlino: è stato un fatto positivo e necessario, da festeggiare, ma non costituisce di per sé un nuovo inizio per l'umanità. Mi pare che questa sia anche la consapevolezza dei compagni e delle compagne della Linke: nessuno propone di tornare a prima, ma nella Germania riunificata occorre organizzarsi e lottare - all'Est come all'Ovest - contro il capitalismo e la guerra, per costruire un socialismo democratico.
Fuori da questa comprensione dialettica della positività della caduta del muro e della chiara consapevolezza che questo non segna nessun nuovo inizio, non esiste nessuna possibilità di porsi oggi il tema della trasformazione sociale e del superamento del capitalismo. Fuori da questa comprensione dialettica possiamo solo diventare anticomunisti o far finta che i regimi dell'Est non abbiano fallito nel tentativo di costruzione del socialismo. Il pentitismo e la nostalgia indulgente sono i rischi che abbiamo dinnanzi a noi: nella loro apparente opposizione rappresentano in realtà la negazione della possibilità di lottare per il socialismo, per una società di liberi e di eguali.
Da questa comprensione dialettica della caduta del muro scaturisce la nostra scelta della rifondazione comunista.
Dopo il fallimento del tentativo di fuoriuscita dal capitalismo che ha dato luogo ai regimi dell'Est non basta definirsi comunisti: occorre porsi l'obiettivo teorico, politico ed etico della rifondazione del comunismo e dell'antropologia dei comunisti e delle comuniste. L'obiettivo cioè di superare il capitalismo coniugando libertà e giustizia. L'utilizzo di due parole - rifondazione comunista - anziché una per definirci non è un lusso o una complicazione: è il modo più corretto per esprimere oggi il nostro progetto politico, in cui sappiamo dove vogliamo andare e sappiamo cosa non dobbiamo rifare. Il comunismo dopo i regimi del socialismo reale è uscito dalla fase dell'innocenza. Compito nostro, novantadue anni dopo la Rivoluzione Russa, il cui anniversario cade oggi, è farlo diventare adulto. E' un compito per cui val la pena spendere la vita.