"Esci partito dalle tue stanze, torna amico dei ragazzi di strada" Majakovskij

Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea
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martedì 30 novembre 2010

Rifondazione contro l'aumento delle tasse a lavoratori e pensionati

Giorgia Riccò, consigliere comunale di Rifondazione Comunista, ha votato contro la proposta di raddoppio dell'addizionale Irpef proposta dall'amministrazione comunale. Dal 2012, infatti, l'addizionale passerà dallo 0,35 attuali allo 0,6 a prescindere dal reddito. Come al solito saranno i lavoratori dipendenti a pagarne le conseguenze.
Rifondazione aveva proposto di innalzare la soglia di esenzione fino ad un reddito paro o inferiore ai 25.000€ lordi annui (reddito da lavoratore dipendente medio), richiesta poi abbassata a 15.000 €, per poi applicare lo 0,6% ai redditi superiori. Proposta nemmeno presa in considerazione dall'amministrazione e dalla maggioranza che erano disposta solo ad una dichiarazione di intenti, senza cifre, non tecnicamente possibile.
Aumento delle addizionali irpef, fasce irpef ingiuste e inique, federalismo fiscale, evasione fiscale e la probabile riduzione dell'irap scaricano su lavoratori dipendenti e pensionati la riduzione delle tasse a ricchi e imprese. E' ora che si abbassino le tasse a lavoratori dipendenti e pensionati e che chi più ha, più paghi.
Sappiamo da che parte sta il governo Berlusconi. Ancora una volta ci chiediamo, questa amministrazione da che parte sta?

Monicelli, un grande regista, un comunista

Mario Monicelli ha deciso di non essere più in mezzo a noi. Attraverso il cinema - strumento straordinario della modernità - questo esile e grande uomo, con dignità e senso dell'umorismo, si è battuto sempre per la giustizia e l'uguaglianza.
Ha parlato di guerra, di amicizia, di comunismo, di storia, di femminismo, e ancora pochi mesi fa di "rivoluzione". Il suo sguardo è sempre stato quello degli umili, di chi combatte. "La speranza diceva, è una trappola inventata dai padroni. Bisogna avere il coraggio di ribellarsi...e cercare il riscatto che in Italia non c'è mai stato".
Lo vogliamo ricordare così, comunista non pentito, che ci ha onorati con la sua iscrizione a rifondazione e con il sostegno nelle campagne elettorali. Grazie Mario, per il tuo lavoro.

giovedì 21 ottobre 2010

Rifondazione Comunista contro le retribuzioni immorali del CdA di IREN

di Giorgia Riccò *

Rifondazione Comunista ha portato in Consiglio Comunale a Montecchio Emilia, lunedì 18 ottobre, la questione dei lauti compensi assegnati agli amministratori di IREN. Nell'Ordine del Giorno presentato dal PRC vengono ritenute immorali le scelte assunte dal CdA di IREN circa le retribuzioni di presidente (500 000 euro circa), direttore (400 000 euro), amministratore delegato (470 000 euro) e vicepresidente (70 000 euro) e si chiedeva una riduzione dei compensi fino ad equiparali a quelli che percepisce un Consigliere Regionale dell'Emilia Romagna (non oltre 44 470 euro l'anno).

In un momento come quello attuale risulta fondamentale che la politica dia un segnale forte di riduzione dei suoi costi e i proponenti dell'ordine del giorno chiedevano al Sindaco, che insieme agli altri sindaci reggiani rappresenta una parte considerevole dell'azionariato pubblico di IREN, di farsene portavoce.

Va premesso che ai primi di ottobre, il consiglio di amministrazione aveva già votato una irrisoria autoriduzione del 10% dei compensi, come richiesta dalla maggior parte dei Sindaci reggiani, e tra questi anche il Sindaco di Montecchio, ma era una riduzione prevista su un aumento dei compensi di quasi il 50% rispetto a quelli percepiti dagli stessi amministratori prima della fusione Iride – Enia; vale a dire, con un aumento di compensi "solo" del 40%, si fa poca fatica a sembrare democratici concedendo di rinunciare ad una piccola fetta!

La condivisione, sperata e prevedibile, di un ordine del giorno che avanzava richieste di sobrietà che dovevano superare le divisioni politiche, non è arrivata se non a parole; come troppe altre volte ci è toccato vedere, al momento del voto, una maggioranza confusa ed impreparata sugli argomenti oggetto di discussione, non ha avuto il coraggio di sostanziare le frasi in scelte concrete e conseguenti azioni. L'ordine del giorno è stato quindi bocciato dopo generiche accuse rivolte ai presentatori di fare facile demagogia sulle difficoltà economiche dei cittadini, e di porre limitazioni eccessive ai lauti compensi, senza considerare che ciò potrebbe compromettere la qualità del servizio essenziale offerto dalla multiutility.

Riteniamo che il diritto – dovere di controllo degli azionisti pubblici debba essere esercitato, a maggior ragione in considerazione dell'essenzialità dei servizi offerti (energia elettrica, gas, teleriscaldamento, servizi idrici, servizi ambientali), in modo rigoroso ed intransigente, non trascurando di conoscere ed intervenire anche sulle retribuzioni di un intoccabile apparato – casta
dirigente.

* Capogruppo Rifondazione Comunista - Comune di Montecchio Emilia

lunedì 18 ottobre 2010

Centralità della scuola pubblica e finanziamenti alle scuole private

All'apertura del nuovo anno scolastico l'Italia si è svegliata agli ultimi posti, tra i paesi dell'OCSE, per investimenti nella pubblica istruzione; dopo noi c'è solo la Slovacchia mentre meglio di noi fa persino il Brasile. In percentuale, per rendere l'idea, solo il 9% della nostra spesa pubblica è destinato alla scuola, mentre la media degli altri Stati appartenenti all'OCSE è del 13,3%.
Per la nostra Provincia questo si traduce in: 150 docenti in meno nelle scuole di ogni ordine e grado; aumento degli alunni per classe; riduzione progressiva del tempo scuola nelle primarie, dalle trenta alle ventisette ore settimanali, in barba alle diverse richieste delle famiglie e nonostante l'impegno, pubblicamente preso dalla ministra, a rispettare le scelte espresse dai genitori; frammentazione delle ore dei docenti, per poter coprire spezzoni orari rimasti scoperti su diverse classi (alla faccia dell'insegnante unico!); drastica riduzione del personale ausiliario e tecnico amministrativo, con la conseguenza che alcuni Istituti Comprensivi non riusciranno a garantire la sorveglianza dei bambini o i servizi minimi per il corretto funzionamento delle scuole; carenza di fondi per attivazione di progetti e/o laboratori che qualificano l'offerta formativa.
Tutto questo mentre la Ministra dichiara di voler disegnare, per la figlia, una scuola migliore (probabilmente non si riferisce a quella pubblica!) e definisce "piaga sociale" tutti quei precari che per decenni hanno garantito il funzionamento della scuola pubblica ad ogni apertura d'anno; ma tutto procede come programmato, i dirigenti scolastici hanno avuto indicazione di placare le eventuali proteste dei docenti e contenere quelle dei genitori, mentre il piano triennale di riduzione dei posti di lavoro sta inesorabilmente compiendosi.
Sia ben chiaro però che questo non avviene "in assenza degli italiani", come ama ripetere Gherardo Colombo nel suo peregrinare tra le scuole italiane, dobbiamo assumerci direttamente tutta la responsabilità di ciò che accade, poiché lo abbiamo voluto, non solo votando ma soprattutto omettendo, omettendo di votare, omettendo di partecipare, omettendo di formare le giovani generazioni; la palla passa allora alle Amministrazioni locali, primo interfaccia tra i cittadini e lo Stato, cui chiediamo di sopperire ai tagli che gravano sulla pubblica istruzione, con risorse compensative (come chiede lo stesso PD, in quelle amministrazioni nelle quali si trova all'opposizione), senza sottrarsi alle proprie responsabilità poiché occuparsi della qualità della scuola pubblica, oggi più che mai, significa rioccuparsi del nostro futuro, investire nei valori, preparare gli anticorpi.
La crisi economica, la perdita di occupazione, hanno costretto molte famiglie, dei comuni della provincia, a rinunciare alla scuola a tempo pieno per le difficoltà a far fronte alle rette della mensa, così come molte sono state e saranno costrette a non iscrivere i propri figli ad uscite didattiche, corsi sportivi o ricreativi, campi estivi (per molti, unica alternativa alla strada durante il lungo periodo di chiusura delle scuole), non avere a cuore tutte queste situazioni, non intervenire con sovvenzioni che qualifichino maggiormente il tempo di permanenza a scuola e rafforzino l'offerta formativa, non incrementare gli educatori a fronte dei tagli agli insegnanti di sostegno, operati dal governo, significa confermare il disvalore che la cultura sia solo per chi se la può permettere e che non esista una scuola realmente di tutti e per tutti. Se tutto ciò avvenisse senza che le amministrazioni locali tentassero il tutto per tutto, avremo perso non soltanto le migliori scuole che hanno suscitato l'invidia di pedagogisti di fama mondiale, oltre tutto ciò che è stato frutto di lotte, conquiste, ricerche, confronto, ma soprattutto avremo perso la fiducia nel futuro delle nuove generazioni, la fiducia nella possibilità di cambiamento e quindi la partecipazione. Ci stiamo giocando una generazione, per questo crediamo, oggi più che mai, sia necessario che l'Amministrazione concentri le risorse economiche destinate alla scuola, solo sulla scuola pubblica, l'unica colpita dai tagli statali; d'altronde se la coperta è corta bisogna avere il coraggio di scegliere da che parte tirarla!

lunedì 19 luglio 2010

Le tre ragioni del no

Lunedì scorso in Consiglio Comunale, si è votato il rinnovo della convenzione tra il Comune di Montecchio Emilia e le scuole d'infanzia autonome "Santa Dorotea" e "San Domenico Savio". Rifondazione Comunista, come molti sanno, è contraria a sovvenzionare le scuole private ma questa volta, ne siamo sicuri, il voto contrario è, a maggior ragione, largamente condivisibile.

Tre sostanzialmente le ragioni del no: una di carattere economico, una nel merito della convenzione ed una, concedetecelo, più strettamente "ideologica".

In merito alla questione economica, non vi è chi non conosca (e la x posta sul palazzo comunale è lì per ricordarcelo!) le paventate difficoltà economiche con le quali si troveranno a fare i conti gli Enti Locali in seguito all'approvata manovra finanziaria, ciò induce a ritenere che nessuna Amministrazione potrà agevolmente garantire gli importi promessi nella convenzione (72.000 euro per il 2010, 78.500 per il 2011, 85.000 per il 2012 cui vanno aggiunti ulteriori contributi per interventi edilizi pari a 25.000 per il 2010, 20.000 per il 2011, 15.000 per il 2012); senza considerare poi che i tagli già caduti sulla scuola pubblica (8 miliardi di euro in meno, minor personale docente ed ausiliario, tagli agli insegnanti di sostegno, tagli ai Fondi di Istituto…) richiederanno interventi compensativi da parte dell'Ente, quali :aumento degli educatori per garantire il diritto allo studio degli alunni disabili, finanziamento di progetti qualificanti che la scuola non potrà più permettersi, cancelleria, materiale didattico o anche semplicemente detersivi per la pulizia degli edifici… in sostanza si prefigura un periodo nel quale la scuola pubblica necessiterà di maggiori stanziamenti ed essendo la coperta alquanto corta, si tratta di decidere da che parte è meglio tirarla!

La seconda motivazione attiene strettamente ai contenuti della convenzione che sancisce generici impegni per l'Ente Gestore (le scuole private, n.d.r.) il cui adempimento sarà difficilmente verificabile da parte del Comune, visto che la Cmmissione Paritetica, organo che dovrebbe monitorare e verificare l'applicazione della convenzione, dal 2007 ad oggi non si è mai riunita! Quindi nessuno hai mai potuto verificare che, ad esempio, l'impegno ad accogliere tutti i bambini senza discriminazione di condizioni personali o sociali (uno solo è l'alunno disabile inserito dal 2007 ad oggi!) fosse assolto; che il personale fosse adeguatamente formato e preparato (almeno quanto quello comunale che segue meticolosamente corsi di aggiornamento); che il servizio privato fosse in coordinazione, confronto e dialogo con gli altri, onde evitare che rimanesse in isolata pretesa autosufficienza. Nessuno lo ha mai controllato, almeno non l'organo deputato a farlo! Chi ci garantisce che da domani sarà tutto diverso, che i controlli saranno puntuali e che il denaro di tutti i contribuenti (perché di ciò si tratta: denaro di tutti, degli italiani, degli stranieri, dei cristiani, dei mussulmani, degli atei etc etc…) sarà effettivamente investito per arricchire il sistema formativo di una parte in più, perfettamente integrata ed in collaborazione con le altre?

Per l'ultima motivazione abbiamo preferito scomodare uno dei più alti padri della Costituzione Italiana, Piero Calamandrei: "… la scuola pubblica è il prius, quella privata è il posterius. Per aversi una scuola privata buona, bisogna che quella dello Stato sia ottima … quando la scuola pubblica è così forte e sicura, allora, ma soltanto allora, la scuola privata non è pericolosa … ma rendiamoci ben conto che mentre la scuola pubblica è espressione di unità, di coesione, di uguaglianza civica, la scuola privata è espressione di varietà, che può voler dire eterogeneità di correnti decentratrici, che lo Stato deve impedire divengano correnti disgregatrici. La scuola privata, in altre parole, non è creata per questo. La scuola della Repubblica, la scuola dello Stato, non è la scuola di una filosofia, di una religione, di un partito, di una setta. Quindi, perché le scuole private sorgendo possano essere un bene e non un pericolo, occorre che lo Stato le sorvegli e le controlli e che sia neutrale, imparziale tra esse, che non favorisca un gruppo di scuole private a danno di altre …" ( tratto dal discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III Congresso dell'Associazione a difesa della scuola nazionale, 1950).


Giorgia Riccò – Capogruppo PRC Consiglio Comunale Montecchio Emilia

venerdì 21 maggio 2010

Festa della Federazione della Sinistra


Festa della Federazione della Sinistra
Cavriago - Area Feste Avis

Sabato 29, domenica 30 Maggio e martedì 1 Giugno


Sabato 29: musica dal vivo con Johnny e Adelmo
- Dibattito Acqua Bene Comune

Domenica 30, dal pomeriggio: birra, grigliate e concerti di gruppi locali:
One leg man
Black hat finger
Black Rose
Breakdown
Dharma
Aggressive Crew

in serata: PhP

- Ore 21.00 Emergency - Afghanistan, fotoracconto di Sara Radighieri

Martedì 1 giugno: Gara amatoriale di ballo liscio con esibizioni di professionisti.

- Presentazione del libro "Mariella Burani Fashion Crack", con gli autori Paolo Pergolizzi e Stefano Campani. Interverrà Matteo Gaddi, PRC.

Mostra Fotografica: "Red Flag Rave Party - cavriago, piazza lenin, 31 dicembre 1991"

www.cavriago.blogspot.com

mercoledì 19 maggio 2010

L’Acqua è un bene comune!




Il governo Berlusconi consegna l’acqua alle grandi multinazionali e fa di questo bene essenziale che appartiene a tutti un oggetto del profitto di pochi ai danni di tutti noi cittadini.

La Federazione della Sinistra è per una gestione pubblica e partecipativa dell’acqua.

  • Una gestione pubblica, efficiente, contro le politiche di rapina dei territori e a tutela il paesaggio e del sistema idrogeologico.
  • Una gestione che garantisca acqua potabile di qualità a tutti, investendo nel servizio idrico senza aumenti di tariffe.
  • Una gestione non inquinata da logiche di profitto, che sia definita dagli Statuti comunali come servizio pubblico locale privo di rilevanza economica.

La Federazione della Sinistra sostiene i tre quesiti, promossi da un vastissimo schieramento di forze, per:
  • IMPEDIRE LA PRIVATIZZAZIONE DELL’ACQUA
  • APRIRE LA STRADA DELLA RIPUBBLICIZZAZIONE
  • ELIMINARE I PROFITTI DAL BENE COMUNE ACQUA

FIRMA E FAI FIRMARE!
Banchetti in tutte le piazze d’Italia dal 24 aprile al 4 luglio.

mercoledì 14 aprile 2010

L’ITALIA CHE RIPUDIA LA GUERRA ALZI LA VOCE PER CHIEDERE LIBERAZIONE MEDICI EMERGENCY



L’arresto dei tre medici di Emergency , le inaudite dichiarazioni di esponenti della maggioranza e del governo contro l’organizzazione umanitaria, dimostrano che si vuole eliminare ogni testimone dalla guerra sporca che si sta svolgendo in Afghanistan.
Il ministro Frattini ha affermato che se le accuse ad Emergency fossero vere da italiano si vergognerebbe . Ci permettiamo di domandare al Ministro : perché si vergogna di tre medici che curano tutte le vittime della guerra e non spende una parola di sdegno quando le truppe Nato, di cui i militari italiani fanno parte, massacrano civili?
Il governo italiano brucia 2 milioni di euro al giorno per sostenere un governo come quello Karzai, fondato sulla frode elettorale, la corruzione e la gestione dei signori della guerra del mercato dell’oppio. Allo stesso tempo si scaglia inopinatamente contro la parte migliore del nostro Paese che salva in quelle zone il buon nome dell’Italia infangato dalla nostra partecipazione alla guerra. Mentre rinnoviamo la richiesta al governo di pretendere l’immediato rilascio dei tre medici arrestati, ci uniamo all’appello di Gino Strada rivolto ai cittadini e alle cittadine affinché sottoscrivano la solidarietà ad Emergency sul sito dell’organizzazione (www.emergency.it). L’Italia che ripudia la guerra alzi la voce, fermi questa vergogna.

mercoledì 24 marzo 2010

Appello contro l'astensionismo

da Nuvole.it


Un sordo desiderio di astensione, o di scheda bianca, segna questa campagna elettorale. C'è perfino chi fa esplicita propaganda per il non voto. La voglia di sottrarsi alla scelta non è senza motivi. Lo spettacolo quotidianamente offerto dalla maggioranza di governo e dal suo leader è a dir poco disgustoso. E sicuramente dannosissime sono per la stragrande maggioranza degli italiani le politiche che il governo sta conducendo. Non solo i mali di cui soffre il paese si vanno rapidamente aggravando – disoccupazione, arretratezza del sistema industriale, infiltrazioni criminali, declino del Mezzogiorno – ma il dirigismo manageriale del governo, simbolizzato dalla bulimica espansione degli interventi della Protezione civile, testimonia solo un incontenibile slancio predatorio. Se si può ridurre a una formula semplice ciò che accade, suggeriamo la seguente: ci stanno mangiando vivi. Ove non bastasse, il paese è stato investito, per iniziativa dei partiti di governo, da una squallida ventata di razzismo, che sta azzerando i più elementari principi della convivenza democratica: tolleranza e rispetto dell'altro. La nausea per tutto questo, e per molte altre cose ancora, è un buon motivo per non votare.

Sul fronte opposto, non possiamo non constatare malinconicamente l'assoluta inadeguatezza dell'opposizione. La quale, salvo rare eccezioni, sembra rassegnata a sopravvivere parassitariamente sulle spalle della magistratura. Gli italiani sono ben consapevoli dell'infima moralità di chi ci governa, come sono ben consapevoli della sua ferma volontà di travolgere ogni regola pur di garantirsi l'impunità. Per alcuni ciò è indifferente. Per altri non lo è per nulla, ma l'opposizione sembra non saper fare molto di più che ricordarcelo. Avremmo bisogno di sentir parlare di lavoro, di ambiente, di istruzione, di servizi pubblici in decadenza. Sentiamo parlare solo dei misfatti del premier e dei suoi tentativi di sottrarsi alla giustizia. È troppo poco, anzi è nulla. Deprimente è anche in gran parte il personale che affolla le liste elettorali della sinistra. Il più dequalificato Parlamento della storia repubblicana lo è a destra come a sinistra. La mediocrità dei candidati è in piena sintonia con lo stato del Parlamento e non offre di sicuro grandi motivi per votare. Eppure noi riteniamo che il non voto sia un gravissimo errore. In special modo nell'attuale congiuntura politica. Una vittoria di Berlusconi, dovesse anche contrarsi il suo elettorato a causa di una larga astensione di destra, verrebbe subito decifrata come un mandato a promuovere un'ulteriore involuzione della democrazia italiana. È verosimile che Berlusconi comunque interpreti in tal modo qualsiasi responso delle urne. Ma non possiamo fornirgli scuse. Né possiamo indurlo a ritenere che una parte dell'elettorato sia rassegnato alle sue iniziative.

C'è un altro elemento su cui tutti dovremmo riflettere. Lo stato della politica italiana è disastroso. Scandolosa è la destra, deprimente è la sinistra, con Casini che si affanna nel mezzo. A sua volta la sinistra popolare, o radicale, è stata devastata dalla volontà di annientarla di Veltroni, ma anche dai narcisismi della sua leadership. Resta tuttavia da vedere se abbiamo il diritto di chiamarci fuori. E' troppo facile. La politica è, dopotutto, lo specchio del paese. Non abbiamo, ciascuno di noi, qualche responsabilità del suo stato? Certo, le procedure democratiche sono state ricongegnate in modo da ridurre il voto a una procedura di acclamazione, dell'uno o dell'altro leader, minimizzando il coinvolgimento dei cittadini. Ma mille esempi dimostrano che l'esclusione non è assoluta, che è possibile aggirarla, che la domanda di rinnovamento può anche salire dal basso e diventare ineludibile. Di contro è sicuro che se il disgusto o lo scoramento hanno la meglio, magari amplificando, tramite l'astensione o le schede bianche, il seguito elettorale della destra, nulla di buono può venirne. E, per come stanno ormai le cose, potrebbe anche non esserci un'altra occasione. Votiamo, e votiamo per qualcuno, anche se ci piace molto poco. E' un dovere civico, oggi come non mai. Aiutateci anzitutto a far circolare questo appello.


La Redazione di Nuvole - http://www.nuvole.it

mercoledì 10 marzo 2010

La Federazione della Sinistra di Reggio Emilia aderisce allo sciopero generale di venerdì 12 Marzo 2010 indetto dalla CGIL


La Federazione della Sinistra di Reggio Emilia aderisce allo sciopero generale di venerdì 12 Marzo 2010 indetto dalla CGIL.

Ci risiamo. Mentre crolla l'economia del paese, milioni di persone perdono il posto di lavoro e aumenta spaventosamente la cassa integrazione (+130% rispetto allo stesso periodo del seppur nero 2009 - dati INPS), questo governo, invece di pensare a tutele per i lavoratori, usa la crisi per programmare un ulteriore aumento della precarietà delle condizioni di lavoro e per attaccare le condizioni della vita democratica del paese.
Noi della Federazione delle Sinistra aderiamo allo sciopero generale perchè: chiediamo il blocco dei licenziamenti; chiediamo un vero contrasto alle delocalizzazioni; chiediamo l'aumento di salari e pensioni; chiediamo un fisco più giusto, che colpisca le rendite e non salari e pensioni; vogliamo bloccare l'ennesimo tentativo di Berlusconi di cancellare l'articolo 18; chiediamo l'abrogazione della Legge Bossi-fini e l'abolizione del reato di clandestinità, per contrastare le nuove schiavitù.

Nello specifico: il cosiddetto “collegato lavoro” deciso dal Governo e approvato al Senato contiene norme che destrutturano i Contratti e, di fatto, annullano le tutele previste dall’Art. 18 dello Statuto dei lavoratori.
Noi della Federazione della Sinistra di Reggio Emilia sottolineiamo che questo nuovo e gravissimo attacco ai diritti del lavoro e della democrazia, ulteriore frutto velenoso dell’Accordo separato sul sistema contrattuale, va respinto con la massima mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori.
Attraverso la certificazione individuale potrà essere chiesto alle lavoratrici ed ai lavoratori di sottoscrivere all’atto dell’assunzione condizioni in deroga ai Contratti nazionali e peggiorative anche per i termini che riguardano la giusta causa. Inoltre potrà essere richiesta la sottoscrizione della rinuncia a ricorrere al Giudice del lavoro per ogni contenzioso riguardante il rapporto di lavoro e il licenziamento.
Il ricorso all’arbitrato in alternativa al Giudice del lavoro diventa così una norma “capestro” che sarà sottoposta al lavoratore nell’atto in cui è più ricattabile ovvero al momento in cui viene assunto. In questo modo la tutela dell’Art. 18 viene annullata e resa inagibile. E’ un chiaro disegno per ripristinare un potere autoritario e indiscutibile del datore di lavoro che punta a cancellare cento anni di lotte con cui si è conquistato il diritto nel lavoro.
Altri aspetti inaccettabili della Legge approvata dal governo, che si configura come una vera e propria controriforma del diritto sul lavoro sono: la limitazione nei tempi per ricorrere contro i licenziamenti; la limitazione quantitativa per l’accesso ai benefici del prepensionamento dei lavoratori “usurati”; l’abbassamento dell’età di apprendistato a 15 anni, che riporta il diritto allo studio ai più bassi livelli europei; la delega dei 24 mesi al Governo per fare la riforma degli ammortizzatori sociali e per le politiche dell’occupazione del lavoro femminile, che sottrae queste materie al Parlamento e al confronto con le parti sociali.

La Federazione della Sinistra chiama tutti i lavoratori e le lavoratrici a scendere in piazza il 12 marzo per lo sciopero generale che a questo punto dovrà avere come punto fondamentale la difesa del Contratto nazionale e l’Art. 18 ed essere l’avvio di una vera e propria lotta nei confronti del Governo e della Confindustria.

Federazione della Sinistra (Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani, Socialismo 2000, Lavoro e Solidarietà)
Reggio Emilia

sabato 6 febbraio 2010

Grazie a Rifondazione Comunista più trasparenza e informazione

La pubblicazione degli atti dell’amministrazione comunale sul sito internet del comune di Montecchio Emilia è un’importante risultato raggiunto grazie a Rifondazione Comunista che, ancora una volta, si dimostra forza di opposizione intransigente ma costruttiva.
L’Ordine del Giorno presentato dl gruppo consigliare di Rifondazione Comunista il 6 luglio 2009 “sulla pubblicazione in internet degli atti dei consigli comunali” ha portato alla deliberazione n° 49 del 17/07/2009 con la quale il Consiglio Comunale ha “impegnato la Giunta ad attivarsi per pubblicare attraverso il sito internet del Comune di Montecchio Emilia tutti gli atti pubblici del Consiglio Comunale, delle commissioni, della Giunta Comunale. Ad attivarsi per filmare e pubblicare attraverso il sito internet del Comune di Montecchio Emilia le seduta del Consiglio Comunale di maggior rilievo indicate dalla Conferenza dei Capi Gruppo. Ad attivarsi per creare una sezione nel sito del Comune di Montecchio Emilia dedicata alla pubblicazione del materiale dei Gruppi Consiliari.”

Grazie a Rifondazione Comunista più trasparenza e informazione.

venerdì 29 gennaio 2010

L'irresponsabilità sociale dell'impresa

di Dino Greco - direttore di Liberazione

Nel suo lucido e non meno drammatico libro intitolato "Il lavoro non è una merce", Luciano Gallino, due anni fa, scriveva che «nell'oceano del lavoro, la tempesta deriva dall'aver messo in competizione tra loro, deliberatamente (il corsivo è mio), il mezzo miliardo di lavoratori del mondo che hanno goduto per alcuni decenni buoni salari e condizioni di lavoro, con un miliardo e mezzo di nuovi salariati che lavorano in condizioni orrende con salari miserandi». Oggi possiamo dire che questa concorrenza vigliacca e spietata è stata pienamente messa a profitto dal capitale nei "punti alti dello sviluppo", dove il quadro dei diritti individuali e collettivi, il sistema di protezione sociale e il diritto del lavoro sembravano costituire uno zoccolo sufficientemente solido da potersi considerare, una volta per tutte, acquisito. Quello che quotidianamente si palesa sotto i nostri occhi è che nulla è più certo e tutto è in discussione. Ed è proprio la grande impresa a rendersi protagonista della più radicale regressione dei rapporti sociali. Si pensi alla Fiat, che prende in ostaggio i lavoratori di tutti i propri stabilimenti per ottenere dallo Stato più risorse di quante ne abbia sin qui munte. O che dispone il fermo della produzione a Termini Imerese (già condannata alla chiusura), fintanto che i lavoratori della Delivery Email, cui è stata revocata la commessa, non cessino le azioni di protesta. Si pensi all'Alcoa, multinazionale dell'alluminio fra le prime tre del mondo, che decide di chiudere gli impianti di Portovesne e di Fusina e di mandare a spasso duemila lavoratori se non potrà lucrare ulteriori sconti sulle già vantaggiose tariffe energetiche. Si pensi alla Novartis, colosso farmaceutico mondiale, che non esita a disfarsi (anziché riassorbire in organico) 24 dei suoi dipendenti, malgrado abbia realizzato lo scorso anno profitti per un miliardo di euro vendendo a vagonate i vaccini antipandemia. Si pensi alle migliaia di lavoratori truffati e abbandonati da Eutelia e Phonemedia, entrambe leader nell'erogazione di servizi di telemarketing e telecomunicazioni. Si pensi, ancora, al dilagare di forme di lavoro schiavistico nelle campagne meridionali e al proliferare, un po' ovunque, di ogni sorta di lavoro precario, sottoretribuito, sottocontribuito, grigio e nero. E si pensi che questa non è altro che la punta di un iceberg, perchè la mappa dei soprusi, delle grandi e piccole infamie subiti da lavoratori e lavoratrici deve essere quotidianamente aggiornata.
A chi ancora provasse, ingenuamente o per dolo, a spiegare che questa è la modernità post-fordista alla quale non rimane che adattarsi, magari attenuandone l'impatto con qualche palliativo, occorrerà tornare a rispondere che no, non vi è nulla di oggettivo in questo stato di cose. E che esso è il risultato della devastante unilateralità con cui il modo di produzione capitalistico si è imposto - senza contrappesi e alternative - sull'intero pianeta. Da noi, va riconosciuto, con quel tanto di protervia stracciona che la borghesia usuraria italiana ha attinto dalla propria storia peggiore, esaltata da una deriva politica che ne ha favorito lo strapotere e i vizi. Oggi, del resto, nessuno si azzarda più ad evocare la "responsabilità sociale dell'impresa". Quella riposa inerte nell'articolo 41 della Costituzione. Provò ad inverarne il contenuto soltanto un certo Adriano Olivetti, molti decenni fa. Nella triste parabola della sua azienda vive - direbbe il filosofo - la nemesi del capitalismo italiano. Ancora Luciano Gallino commentava, sconfortato, che «dire che la politica dell'ultimo decennio ha drammaticamente sottovalutato la condizione del lavoro significa tenersi molto al di sotto delle righe». Si può aggiungere che lungo quel piano inclinato si è in realtà cominciato a ruzzolare molto prima. E che il motore delle stesse organizzazioni sindacali gira da tempo, quando gira, ad un cilindro solo. Ora che la corsa ha preso velocità sembra non esservi più freno.
Da domani, il Prc, nella sua assemblea nazionale, proverà a tirare almeno qualche filo dell'ingarbugliata matassa.

venerdì 15 gennaio 2010

Parte la campagna regionale "Il Lavoro Mobilita"


La Federazione della Sinistra dell’Emilia-Romagna organizza nei territori della nostra regione una raccolta firme per sostenere quattro proposte contro la crisi: per il blocco dei licenziamenti; per l’estensione degli ammortizzatori sociali anche ai lavoratori che non ne fruiscono; per la restituzione dei finanziamenti regionali e locali da parte delle imprese che delocalizzano; per l’introduzione, anche nella nostra regione, del reddito sociale per i disoccupati e gli inoccupati.

Domenica 17 e 24 saremo in Piazza della Repubblica, dalle 10 alle 12, per spiegare le nostre proposte e raccogliere le firme.

Sintesi delle proposte

mercoledì 13 gennaio 2010

Acqua: solo per Rifondazione Comunista è un bene comune?


Sui buoni principi siamo tutti d’accordo, cittadini e amministratori, e di qualsiasi colore politico, ma sulla sostanza delle cose cominciamo a dividerci.

È il caso dell’Ordine del Giorno “Principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque e disposizioni per la ripubblicizzazione del servizio idrico” presentato da Rifondazione Comunista concordato nel merito con le diverse sigle, associazioni, partiti e movimenti e singoli cittadini che compongono il Coordinamento per la Difesa dei Beni Comuni Val d’Enza.

Rifondazione crede e sostiene la necessità che i Beni Comuni, in quanto beni inalienabili debbano rimanere in mano pubblica, compresa la gestione dei servizi.

Non a caso la nostra era una proposta concreta, contrariamente da quanto ci è stato presentato dalla maggioranza che governa Montecchio, che oltre al PD è composta anche da Italia dei Valori e Verdi, soggetti politici impegnati in prima linea nella difesa dell’acqua pubblica.

Ciò che è stato presentato in Consiglio Comunale dalla maggioranza, oramai un mese fa, era un elenco di buoni principi che riconosce l’acqua patrimonio dell’umanità: e chi ha dubbi su questo?

Rifondazione, infatti, ha presentato inoltre un Ordine del Giorno che prevede, tra l'altro, l’inserimento all’interno dello Statuto Comunale un articolo che preveda l'acqua quale bene “privo di rilevanza economica”.

Sostenere questa modifica statutaria è l’unico modo per garantire l’acqua come Bene Comune concretamente, al di là di tante belle premesse puramente astratte.

Ci chiediamo infine, davvero dubbiosi, quale sia la posizione esatta dell’Italia dei Valori che, almeno per quanto riguarda Montecchio ha aderito al Coordinamento per la Difesa dei Beni Comuni Val d’Enza e del quale, ci risulta, abbia condiviso la piattaforma che ha dato vita, di fatto, all’Ordine del Giorno presentato dal PRC.

L’Italia dei Valori di Montecchio si appiattirà sulla maggioranza di governo come accaduto nel Consiglio Provinciale aperto tenutosi qualche giorno fa oppure costruirà all’interno della maggioranza di cui fa parte un percorso virtuoso che condurrà all’approvazione dell’Ordine del Giorno così come presentato da Rifondazione?

La battaglia sull’acqua non deve diventare un volano pubblicitario/elettorale per raccogliere consenso facile.

mercoledì 6 gennaio 2010

Rifondazione Comunista chiede fatti e non buone intenzioni

Giorgia Riccò, capogruppo di Rifondazione Comunista in consiglio comunale a Montecchio Emilia, ha presentato due interpellanze.
La prima riguarda lo stato della pubblicazione attraverso il sito internet del Comune di Montecchio Emilia di tutti gli atti pubblici del Consiglio Comunale, delle Commissioni, della Giunta Comunale.
Dopo aver tanto sbandierato la partecipazione e la trasparenza sul programma, nonostante le proposte di Rifondazione di attivarsi concretamente in tale direzione, a distanza di 6 mesi dalle elezioni, ancora l’amministrazione non è riuscita ad attivare ciò che di più semplice ci sia per rendere partecipi i cittadini della vita istituzionale.

La seconda è invece sullo stato dell'arte del “Piano per l'efficienza energetica degli edifici comunali". In sede di approvazioni del bilancio consuntivo del 2008, Rifondazine Comunista propose e il consiglio comunale (all'unanimità) approvò, impegnando dunque la giunta a partire dal 2008, ad avviare un piano di efficienza energetica degli edifici comunali con l'obbiettivo di minimizzare i costi delle utenze elettriche e di riscaldamento, di ridurre le emissioni di CO 2 e quindi l'inquinamento ambientale. Il primo passo di questo piano sarebbe stato l'affidamento ad una ESCo
(Energy Service Company) dell'incarico di redigere una diagnosi energetica dei principali edifici comunali (municipio, rocca, scuola dell'infanzia, ecc.) e un piano di ristrutturazione energetica.

In entrambi i casi, vi sono impegni ufficiali che sono rimasti buone intenzioni. Ma si sa, di buone intenzioni è lastricata la via per l'inferno...