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giovedì 6 settembre 2012

Sulla copertura dei costi del welfare

La polemica che la consigliera Montanari del PdL fa nei confronti della Giunta di Montecchio in merito alla pressoché nulla copertura delle spese per i buoni pasto della mensa scolastica è giusta nell'indicare il problema ma viziata da un madornale errore di analisi.
Da tempo sosteniamo inascoltati che si debba fermare il taglio della spesa pubblica a copertura dei servizi pubblici e del welfare. Le persone e le famiglie lasciate a loro stesse in balia delle logiche del mercato (chi ha i soldi compra e paga, gli altri si arrangino) è una delle logiche conseguenza delle scelte politiche degli ultimi 15-20 anni a livello nazionale e locale.
Rifondazione Comunista si è opposta al conferimento della cittadinanza onoraria al Ministro Clini ma appare del tutto evidente che il conferimento di tale onorificenza comunale ad un ministro della Repubblica non potesse essere fatto pro-forma ma al massimo riducendo il più possibile lo “sfarzo”.
Cercare però in quell'atto il male del mancato aiuto alle famiglie è sbagliato e ingannevole. Come sostiene anche il Sindaco, il problema sta tutto e solo nel taglio delle risorse agli enti locali territoriali che così non sanno come pagare servizi e assistenza economica ai cittadini. Questa amnesia bipartisan fa dimenticare infatti che i veri colpevoli sono i cosiddetti “Fiscal Compact” e “Spending Review”, sostenuti e votati dal PdL, dal PD, dall’UDC e dagli altri gruppuscoli che sostengono Monti.
Il “Fiscal Compact” ha come punto centrale, “la ‘regola aurea’ per cui il bilancio dello Stato deve essere in pareggio o in attivo”. “Qualora il rapporto debito pubblico/Pil superi la misura del 60%, (in Italia siamo al 120%) le parti contraenti si impegnano a ridurlo mediamente di 1/20 all’anno per la parte eccedente tale misura”. Il meccanismo significa per il nostro Paese la definitiva cancellazione di ogni ipotesi di ruolo pubblico nello sviluppo, ma soprattutto obbliga al rientro del 50% dell’ammontare complessivo del debito pubblico che eccede il 60% del PIL. Ad inizio 2013 il nostro debito pubblico sarà di 2.000 miliardi di Euro e questo significa che per i prossimi 20 anni ci sarà risparmio di 50 miliardi di Euro all’anno. Con questo provvedimento, il futuro di due e più generazioni di italiani è ipotecato e ancorato ad una nuova e permanente dimensione di miseria sociale. Il patrimonio pubblico sarà sacrificato sull’altare di questa decisione ideologica del neoliberismo che ha messo fine al welfare state degli stati europei.
Lo “Spending Review” (DL 95/2012) non si discosta molto dalla filosofia dei provvedimenti adottati da Tremonti e Monti (2011): forte incremento delle entrate (ovvero aumento delle tasse e delle imposte), ulteriore stretta per le famiglie interessate dalle agevolazioni fiscali (detrazioni-deduzioni), riduzione del ruolo degli enti territoriali (comuni, province, regioni), ridimensionamento degli enti di ricerca, contenimento dell’impiego pubblico. È del tutto evidente che lo “Spending Review” non è una qualificazione ma un taglio della spesa, con risparmi attesi nel medio periodo di 80 miliardi di euro su 250 miliardi. 
Per risolvere i problemi occorre indagarne seriamente le cause altrimenti si rischia di curare il moribondo con l'aspirina, magari aspettandosi pure che guarisca.

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