Egregio Presidente,
Le scriviamo in merito alla sottoscrizione da parte del comune di Montecchio Emilia della Carta di Matera, promossa dalla vostra associazione.
Ci piacerebbe conoscere le sue opinioni e la sua posizione rispetto alla programmazione che il comune sta prevedendo nella compilazione del nuovo Piano Strutturale Comunale, che verrebbe approvato entro la primavera 2013.
Nonostante nel PSC siano espressi più volte concetti come “contenimento del consumo di territorio, specie di quello agricolo”, “modello di sviluppo a sostenibilità totale”, “tutela dell’ambiente naturale e delle sue risorse”, “salvaguardia delle risorse naturali”, lo stesso prevede diversi interventi che andranno a incidere notevolmente sull’attuale sistema agro-ambientale, a scapito anche di vaste aree da sempre destinate all’agricoltura; tali aree, tra l’altro, sono previste ad uso agricolo anche dall’attuale PRG.
Ci pare che l’ampliamento di cava Spalletti, la realizzazione di una nuova enorme urbanizzazione in zona sud-ovest, una nuova tangenziale di 1,8 km, un nuovo centro commerciale in fase di ultimazione, una previsione di espansione dell’area industriale di 130.000 mq e un nuovo centro di ricerca, il tutto su terreni coltivati, stridano un po’ con le belle parole di cui è infarcito il PSC, ma soprattutto con i principi enunciati nella Carta di Matera.
Che significato ha sottoscrivere in quest’ottica che “Occorre porre un freno ad un uso dissennato e confuso del suolo agrario soprattutto determinato dalle azioni non programmate delle opere di urbanizzazione, in particolare per centri commerciali e capannoni industriali”? Che cosa sono per voi le “azioni non programmate”? Tutto ciò che rientrerà nel nuovo PSC sarà per definizione programmato, nonostante diversi degli interventi sopra elencati, che prevedono la riconversione di aree agricole, non siano previsti nel vigente PRG. Questo è in coerenza con i propositi della Carta?
Le parole “Occorre preservare l’agricoltura, il peculiare ed inconfondibile paesaggio agrario, oggi più che mai identificabile con il bene ambientale di tutto il Paese” hanno davvero senso in questo contesto? Cosa cambia se terreni agricoli siano all’interno o all’esterno di una tangenziale per essere destinati a nuove urbanizzazioni? Non sono ugualmente un bene ambientale preziosissimo ed esauribile? Cosa succederà quando saranno stati occupati tutti i terreni ancora presenti nella cosiddetta area urbana? Davvero dobbiamo pensare che non vi saranno ulteriori espansioni? O sono problemi da lasciare a chi verrà dopo di noi?
L’utilizzo di frasi ad effetto come “salvaguardia del terreno agricolo” in tale contesto, saccheggiano e svuotano di significato un principio che altri comuni italiani stanno portando avanti nei fatti con enormi sacrifici, come valore cardine delle loro programmazioni .
Ci piacerebbe che ciò che avete sottoposto con successo alle amministrazioni comunali avesse un valore vincolante, senza la possibilità di essere sconfessato poi dai fatti. Si deve chiedere conto ai Comuni sottoscrittori di ciò che stanno programmando o la Carta di Matera diventerà solo un bel modo per distrarre i cittadini con parole eticamente pulite.
Rimaniamo in attesa di una cortese risposta sperando di poter raccontare alla collettività che la vostra associazione lavora concretamente per garantire un futuro in cui beni inestimabili come agricoltura e paesaggio rimarranno al centro della nostra cultura perché c’è chi se ne prende cura.