"Esci partito dalle tue stanze, torna amico dei ragazzi di strada" Majakovskij

Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea
Circolo "Lucio Libertini" Montecchio Emilia
prc.montecchio@gmail.com
Facebook: Prc Montecchio Emilia

29 maggio 2009

La crisi è anche in Val d'Enza

Nonostante i dati riportati ieri all'assemblea organizzata dalla CGIL della Val d'Enza e che dimostrano come il nostro distretto sia in condizioni meno peggiori rispetto ad altri della Provincia, soprattutto perché a "reggere", per ora, sono soprattutto le aziende agro-alimentari e "del barattolo". Dobbiamo comunque constatare come in tutta la valle e a Montecchio precisamente, siano molti i lavoratori in cassa integrazione o espulsi dal mondo del lavoro e sui quali la crisi si è già da tempo abbattuta.

Inoltre, come noi sosteniamo da tempo e come anche la CGIL riconosce, questa si presenta come una crisi di sistema e non contingente e che, dunque, potrebbe perdurare molto altro tempo ancora. In realtà nessuno ha ancora visto la luce in fondo al tunnel e, senza voler essere catastrofici, temiamo per quello che potrebbe accadere dopo l'estate a
molti lavoratori.

Siamo in particolare preoccupati per le sorti di quei lavoratori le cui aziende versano in condizioni incerte e che già applicano la cassa integrazione a zero ore per tutti i lavoratori; siamo preoccupati per quei lavoratori le cui aziende hanno sedi all'estero (ad esempio nei paesi dell'est) perché potrebbero decidere di chiudere le sedi montecchiesi per de- localizzarsi altrove, lasciando a casa i lavoratori.

Questa situazione di crisi crea nuova povertà e crea nuovi bisogni ai quali anche le amministrazioni locali devono dare risposte credibili.
Rifondazione propone l'azzeramento delle tariffe per i servizi ai cittadini per tutti i lavoratori in difficoltà, propone l'attivazione di corsi di formazione e specializzazione per i lavoratori espulsi dal mondo del lavoro e per i precari, la promozione degli affitti a canone calmierato, l'incentivo all'apertura di spacci pubblici di beni di prima necessità a prezzi calmierati, ma, più in grande, per ricavare risorse da riservare al miglioramento dei servizi Rifondazione punta ad una riconversione ecologica dell'economia, che significa investire oggi sull'ambiente ottenendo così un doppio effetto, migliorare l'ambiente e avere risparmio a breve termine sulla spesa per le bollette, così da impiegare i soldi risparmiati come sostegno a tutti i lavoratori in casa integrazione, in mobilità e precari.

È necessario anche puntare sulla forza della nostra capacità di fare comunità; la solidarietà sociale e tra lavoratori è alla base di una comunità forte e capace, insieme, di attraversare meglio questo pesante periodo di crisi. È necessaria per questo attuare la rotazione per la cassa integrazione tra tutti i lavoratori e fare lavorare tutti, risultando così la crisi meno pesante per tutti.

24 maggio 2009

L'alternativa di sinistra a Montecchio

L'intervento di Rifondazione, a seguito della segnalazione del Carlino che annunciava la candidatura di un giovane di estrema destra “amico” di Casapound, ha innescato diverse reazioni, molte delle quali le abbiamo potute leggere direttamente sul nostro sito internet e non sono propriamente a favore della scelta dei dirigenti locali del partito e della loro “svista” sulle idee politiche del ragazzo.
Uno dei tanti navigatori ci scrive: ”Sconcertato per il fatto che un partito come il PD commetta una leggerezza che neppure il più ingenuo e incapace tra i politici riuscirebbe a commettere... Detto questo presumo che i dirigenti locali e provinciali del PD della vostra zona o sono veramente poco avvezzi alla politica oppure (dubbio atroce che mi sorge) hanno tentato in ultima analisi di fare uno sgambetto, anzi chiamiamolo "sgarro" che mi sembra il termine più corretto, al candidato sindaco del loro steso partito”.
Oggi leggiamo, sempre sul Carlino, che all'interno del Pd c'è qualche imbarazzo, qualche arrabbiatura, ma anche il tentativo di minimizzare, ovvero di nascondere la testa sotto la sabbia, magari sperando che in paese nessuno se ne accorga.
Sarà bene, al di là della facile propaganda che si può fare sulle spalle della lista di Colli, il quale speriamo si assuma almeno in parte la responsabilità dell'infausta scelta, fare alcune considerazioni.
La prima è che l'antifascismo non è un di più, un vezzo per una formazione politica che richiama nel suo stesso nome la parola democrazia, ma anzi dovrebbe essere un principio basilare, fondativo, essenziale. Perciò inserire un giovane di estrema destra all'interno di una lista democratica è una vera e propria offesa per tutti gli elettori, i simpatizzanti e iscritti di quel partito, molti dei quali sono anche iscritti all'ANPI (associazione nazionale partigiani), di più, molti di quel partito sono stati partigiani, il fascismo l'hanno combattuto in prima persona, magari perdendo amici e fratelli in battaglia. Per loro si può mai credere che l'antifascismo sia un'aggiunta vetero-nostalgica o forse è vera sostanza? Sostanza che divide, solca profondamente tra chi è o non è antifascista. Non a caso, anche se molti cittadini ancora lo ignorano, la vicenda non è rimasta all'interno dei confini politici reggiani, ma ha avuto una cassa di risonanza che è giunta fin sulla scrivania di Franceschini.
Ben lungi, dunque, noi voler offendere tutti quei cittadini che credono in quel “progetto democratico”, interpretato dal PD, e che credono in certi valori positivi; anzi, il nostro voleva essere un modo per far emergere una contraddizione profonda che c'è all'interno della dirigenza del partito a livello locale e portare ciò all'attenzione degli elettori, dei simpatizzanti e degli iscritti del PD.
Questi dirigenti locali non da ora inciampano sull'ABC della cultura e dei principi ispiratori del partito stesso.
Si ricorderanno i cittadini che ai tempi delle primarie, in febbraio, una ragazza di origini egiziane propostasi come volontaria per gestire le operazioni ai seggi allestiti per l'occasione fu letteralmente cacciata in malo modo in quanto avrebbe potuto, secondo i sostenitori di Colli, influenzare le preferenze utilizzando in lingua araba. Tale reazione fu decisamente lesiva dell'onestà della giovane.
Uno scivolone imbarazzante per chi dovrebbe inserire l'inclusione e l'integrazione tra i primi posti dei propri programmi.
Ma non è tutto. Seconda considerazione. Circa dieci giorni fa proponemmo un confronto pubblico tra i tre candidati sindaci (Riccò per Rifondazione, Colli per i Democratici Uniti e Reverberi per il centro destra), né Colli né Reverberi hanno risposto positivamente al nostro invito. Se le considerazioni sulla destra le lasciamo ad altra occasione, certamente da Colli ci aspettavamo tutt'altro atteggiamento dal momento che nel suo programma mette la partecipazione ad un punto zero, ovvero premessa essenziale e non rinunciabile. Ci chiediamo, ma quale partecipazione se evita di rispondere all'offerta di un'occasione come quella di un confronto pubblico offerto ai cittadini, massima espressione di democrazia e, appunto, partecipazione?
Terza ed ultima, ma ci sembrano già abbastanza quelle a carico dei dirigenti del PD e Colli, potenziale sindaco. La candidatura del giovane di destra che offende i sentimenti e le idee democratiche di iscritti ed elettori del PD, maturata all'interno della segreteria del partito sulla base di non ben chiare valutazioni.
Chi è avvezzo alla politica sa bene come si redige una lista di candidati e alcuni elementi di valutazione sono l'impegno del candidato sul territorio e potenziali competenze, nonché, ma pare fin troppo ovvio, la cultura politica del candidato. Tale elemento evidentemente è stato del tutto trascurato con una leggerezza che fa emergere, purtroppo, i ritardi e conflitti all'interno del gruppo dirigente locale del PD.
Detto questo, rimane il fatto che tra 15 giorni i cittadini di Montecchio saranno invitati a rinnovare sindaco e consiglio comunale, allora ci sembra opportuno che i cittadini sappiano chi sono gli attuali dirigenti che guidano il PD e che stanno portando il partito a compiere scelte non opportune politicamente.
L’alternativa c’è. Per chi è di sinistra, per chi non crede in questo progetto contraddittorio e ambiguo che si è dimenticato alcuni valori fondamentali della sinistra che è il PD di Montecchio, l’alternativa è Rifondazione Comunista, con un programma che ha radici salde proprio in questi valori e che affronta i problemi attuali con progetti concreti, innovativi e di grande cambiamento, che hanno come principale obiettivo la salute e il benessere di tutti cittadini.

20 maggio 2009

Nel PD di Montecchio, un candidato consigliere di estrema destra.

Dopo la notizia di ieri che segnalava nella lista del PD la presenza di un candidato consigliere di "estrema destra" possiamo dire con certezza che l'unica lista coerentemente antifascista nel progetto politico e nelle persone che la compongono è quella di Rifondazione Comunista; siamo gli unici che, senza ombra di dubbio, si richiamano chiaramente all'antifascismo e che, nonostante i più di 60 anni trascorsi dalla lotta di liberazione e a fronte di un becero revisionismo incalzante, tengono ancora alti e vivi i valori di giustizia sociale, libertà, uguaglianza e democrazia faticosamente conquistati dai partigiani e dalle loro lotte.
Pessimo risveglio ieri mattina, quando sulla prima pagina del Carlino scopriamo che uno dei candidati consiglieri del PD (indipendente finché vogliamo, ma pur sempre all'interno di una lista che si definisce "democratica"), non solo si dichiara di estrema destra, ma ad un'indagine più approfondita sulle pagine di Facebook – un social network molto utilizzato –, risulta "amico" di Casapuond: ovvero un CENTRO SOCIALE NEOFASCISTA.
Siamo sconcertati di fronte all'incapacità del Partito Democratico di escludere dalla propria lista candidati che non credono nella democrazia e che si rifanno agli ideali del fascismo. Il candidato sindaco Colli, quando vi fu qualche mese fa l'assemblea della sezione A.N.P.I. di Montecchio, pensava forse di poter conciliare tranquillamente l'analisi e la proposta sullo stato dell'antifascismo oggi "ma anche" di candidare un ragazzo che si riconosce nelle idee e nei metodi di Casapound?
Del MA ANCHE ci siamo stufati! Che il PD abbia il coraggio di prendere ora una posizione chiara nei confronti dei cittadini di Montecchio. O si è fascisti o si è antifascisti: non ci sono terze vie (di fuga).
Di fronte a questi episodi riconosciamo quanto sia ampio il solco che separa Rifondazione, l'unica lista, a Montecchio, antifascista e di sinistra, dal PD: nello statuto del PD, nei primi 10 principi, manca del tutto ogni riferimento all'antifascismo. Sarà pure una semplice formalità, ma per noi è qualcosa di più e su questo gli elettori di sinistra debbono riflettere.
Ci preoccupa questa scelta di candidare un ragazzo di "estrema destra". Questa ci sembra la mancanza di una identità politica precisa, ma soprattutto di alcuni che del PD sono i "nuovi" dirigenti e che denota un vuoto di ideali chiari nei quali riconoscersi che sfocia in una propaganda ipocrita tesa solo ad accaparrarsi più voti possibile, da qualunque parte essi arrivino.
Esprimiamo, infine, grande preoccupazione quando sentiamo che uno degli obiettivi del candidato in questione sarebbe quello di contribuire a costruire una consulta e un ufficio giovani. Non saremmo di certo tranquilli, se Colli vincesse le elezioni Comunali, sapendo che i giovani di Montecchio potrebbero risentire del vento gelido portato dall'"estrema destra".

17 maggio 2009

Ocse, dati sui salari scioccanti colpa delle politica antioperaria del Governo Berlusconi

E’ veramente scioccante, anche se lo ripetiamo inascoltati da mesi, che gli stipendi italiani sono talmente bassi da porsi tra i più bassi di tutti i paese dell’Ocse, classifica che ci colloca al 23/o posto sui 30 paesi dell’Ocse. Buste paga più pesanti si registrano non solo in Gran Bretagna, Stati Uniti, Germania, Francia, ma anche in Grecia e Spagna. Se mai ci fosse stato bisogno di altri riscontri, oggi risulta evidente come la politica antioperaia e di compressione di salari e pensioni operata dal governo Berlusconi sta dando i suoi frutti. E’ quella politica che produce stipendi bassi, riduzione dello stato sociale come del contratto nazionale di lavoro, favori a banche e banchieri, grandi industrie e imprenditori amici. Riproponiamo l’unica misura seria: tassare i ricchi, alzando le aliquote, introducendo la patrimoniale e la tassa di successione, per aumentare stipendi e pensioni. Il resto sono solo chiacchiere.

14 maggio 2009

Rifondazione invita gli altri candidati sindaci ad un confronto pubblico

È la proposta di Rifondazione per consentire a tutti i cittadini di Montecchio di poter valutare le proposte dei tre candidati sindaco, Giorgia Riccò per Rifondazione Comunista, Paolo Colli per Democratici Uniti – La tua Montecchio e Daniele Reverberi per la lista di centro-destra che riunisce Pdl, Udc e Lega, che si presenteranno alle prossime elezioni del 6 e 7 giugno.
L’idea è quella di mettere a confronto i tre candidati la stessa sera su alcuni temi che siano estremamente importanti per Montecchio.
Dice Giorgia Riccò: “Sono pronta a confrontarmi pubblicamente con Colli e Reverberi affinché tutti i cittadini possano sentire, nella stessa occasione e direttamente dai noi candidati, le proposte in campo a proposito di alcuni temi che spero di poter concordare appena sapremo se la nostra proposta è stata accettata da Colli e Reverberi”.

13 maggio 2009

Razzismo a liste unificate




di Alberto Burgio, Direzione Nazionale PRC-SE


Anche un riformista, quando occorre, dev’essere duro, spiega il segretario del Pd imbufalito contro la Lega che respinge alla frontiera i «clandestini» e chiede autobus separati per gli extracomunitari. «Tornano le leggi razziali!» (che sarebbe ora di chiamare «razziste», visto che le razze non esistono). Franceschini ha ragione. Non si è mai abbastanza netti contro una vergogna che rischia di riportarci nell’Alabama degli anni Cinquanta e delle battaglie anti-apartheid di Lee Rose Parks. Apprezziamo la sua reazione, condividiamo la sua collera.

Tutto bene, dunque. Anzi, tutto male.

Beninteso, nel merito nulla da eccepire. Lo sdegno per l’«orrendo» razzismo leghista è anche nostro. Ma come può il segretario democratico inscenare questa commedia mentre i suoi, in giro per l’Italia, fanno tutt’altro? Franceschini si muove sulla scena politica nazionale, sotto i riflettori del circo mediatico. Confida che i fatti della periferia rimangano nell’ombra: la sinistra (si fa per dire) finge di ignorare quel che fa la destra (in senso proprio). Ma poi le notizie circolano. E non sono affatto esaltanti.

Non alludiamo alle gesta dei sindaci e degli assessori-sceriffi targati Pd che perseguitano i «clandestini» con uno zelo degno di Tosi e Gentilini. E che – sia ben chiaro – hanno dato il loro bravo contributo alla deriva razzista che ci travolge. Oggi c’è, se possibile, di peggio. C’è che il Pd stringe alleanze organiche con la Lega di Borghezio e Maroni per le amministrative, presenta candidati sindaci con liste unitarie, disegna simboli elettorali nei quali l’elegante silouhette di Alberto da Giussano si accompagna, brando sguainato, all’irenica icona del ramoscello d’ulivo di prodiana memoria.

È quanto accade a Recoaro, ridente località termale del vicentino, dove Lega e Pd si battono, fianco a fianco, per fare di Franco Perlotto il primo cittadino. Proprio così. Gli alfieri della Costituzione alleati dei rondisti pagani. Incredibile, ma vero. E alquanto imbarazzante.

In verità, ai leghisti la cosa va benissimo. A Recoaro contavano poco o nulla. In questi dieci anni sono stati ai margini della vita politica, e questo accordo potrebbe rimetterli in gioco. Sono euforici, dopo lo «storico» respingimento in Libia degli ultimi invasori. Hanno celebrato, proprio a Vicenza, i gloriosi Stati generali del Nord. E ora scrivono senza remore che Perlotto è il candidato giusto per «portare il cambiamento che tutti stiamo aspettando». Sappiamo qual è. Se ne fidano – del Perlotto – perché lo sanno capace di «valorizzare la cultura etnica», di «rendere coeso lo spirito di appartenenza», di esaltare «la peculiarità della vita in contrada». Rilanciando il formaggio recoarese e gli «gnochi con la fioreta».

No, l’imbarazzo corre tra le file democratiche, che vacillano e recalcitrano. Il coordinatore del circolo Pd di Recoaro ammette: l’unità di intenti con la Lega «può sembrare strana». Quindi chiarisce: per il «bene di Recoaro», questo e altro: bando a «divisioni, beghe, interessi di bottega!». Peccato che la questione stia proprio lì. In politica non ci si divide soltanto per biechi motivi personali, ma proprio per le diverse concezioni del bene comune. Perlotto minaccia di occuparsi anche degli scuolabus per le elementari di Rovegliana. Brivido. In che consisterà, al riguardo, il «bene di Recoaro»? Per riorganizzare il servizio Perlotto si consulterà con l’onorevole Salvini (quello degli «autobus per i negri»)? O chiederà all’onorevole Cota (quello delle «classi speciali per gli extracomunitari»)?

Bene o non bene comune, Franceschini farebbe bene a spiegare come sia possibile tutto questo e che cosa ne pensino lui e il suo partito. Farebbe bene a dirlo anche l’onorevole Fiano, che attende impaziente la presa di posizione di Capezzone e Cicchitto sui deliri del Salvini: dica lui, piuttosto, come valuta le scelte dei suoi in quel di Recoaro.

Dopodiché, c’è l’ultima perla. Insieme per il Perlotto non corrono solo democratici e leghisti, ma anche i socialisti di Nencini, quelli di Sinistra&libertà. Qui la nostra sorpresa diventa costernazione. Ma come, un pezzo della sinistra a braccetto coi razzisti? I socialisti di Bobo Craxi e De Michelis insieme ai seguaci del senatùr? Lo sa il compagno Vendola? E non ha nulla da dire?

L’anno scorso battibeccavamo sull’identità. Bei tempi, oggi lontani. Oggi, ci sono le elezioni, mica storie. Per un consigliere in più non si guarda a queste fisime, figuriamoci per un sindaco. Così vanno le cose in questa Italia berlusconizzata sino alle midolla. Lo sappiamo, ma tutto questo ci sembra vagamente osceno. E ci conferma nel convincimento che l’identità conta, è una cosa terribilmente seria. Per chi ce l’ha e anche per chi, purtroppo, l’ha persa da tempo.

12 maggio 2009

Siamo tutti un popolo

Il testo è tratto da una relazione dell'Ispettorato per l'Immigrazione del Congresso americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti, Ottobre 1912

Non amano l'acqua, molti di loro puzzano perché tengono lo stesso vestito per molte settimane.
Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri.
Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti.
Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci.
Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti.
Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l'elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti.
Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro.
Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano non solo perché poco
attraenti e selvatici ma perché si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro.
I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali".

La relazione così prosegue: "Propongo che si privilegino i veneti e i lombardi, tardi di comprendonio e ignoranti ma disposti più di altri a lavorare. Si adattano ad abitazioni che gli americani rifiutano pur che le famiglie rimangano unite e non contestano il salario. Gli altri, quelli ai quali è riferita gran parte di questa prima relazione, provengono dal sud dell'Italia. Vi invito a controllare i documenti di provenienza e a rimpatriare i più.
La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione".

11 maggio 2009

Presentazione di alcuni punti di programma di Rifondazione Comunista

Dopo due importanti iniziative, quella sul territorio e quella legata all'accoglienza e al rapporto con i migranti, la presentazione della candidata alla carica di sindaco Giorgia Riccò e della lista dei candidati consiglieri, viene il tempo di entrare più specificatamente nel merito delle proposte che GiustificaRifondazione Comunista ha inserito nel programma con il quale si presenterà alla prossime elezioni amministrative di giugno. Un programma che prima di tutto si qualifica per i valori che animano da sempre il partito e che ne sono la base ideologica: l'antifascismo, la difesa della libertà, della giustizia sociale e dell'uguaglianza. Sulla base di questi valori ha preso corpo un programma ampio che tiene conto della complessità del territorio montecchiese a partire dalla profonda crisi economica che, anche in Val d'Enza, ha già creato parecchie situazioni di profondo disagio per centinaia di lavoratori in cassa integrazione o espulsi dal mondo del lavoro in quanto precari. Per dare sostegno ai lavoratori in difficoltà e alle loro famiglie noi proponiamo l'applicabilità immediata del ricalcolo delle tariffe dei servizi comunali per tutti i lavoratori in momentanea difficoltà; la creazione di un fondo a sostegno della locazione e del pagamento delle rate di mutuo per le famiglie in maggior difficoltà; il censimento delle abitazioni sfitte da tempo e il loro reinserimento sul mercato attraverso l'applicazione di canoni di affitto equi e calmierati; una maggior cooperazione con tutte quelle associazioni di volontariato che si occupano della gestione di certe fasce della popolazione, quelle di norma più deboli, come anziani, disabili, minori, sofferenti psichici…e in ultimo, ma non meno importante, l'avvio di spacci popolari per i beni di prima necessità a prezzi calmierati. Di certo non pensiamo di attuare proposte retrograde che recuperano vecchie forme patriarcali, promuovendo asili aziendali, che ghettizzano i bambini e non garantiscono loro la qualità didattica offerta dal servizio pubblico e, inoltre, in questo periodo in cui le aziende chiudono non riusciamo proprio ad immaginare il proliferare di questo tipo di servizio, e, men che meno, pensiamo di rinchiudere le donne in casa a fare le baby-sitter ai figli degli altri.

Queste non sono proposte che contribuiscono a risolvere i problemi creati dalla crisi economica, ma affondano in quell'idea della donna a servizio esclusivo della famiglia (come invece è stato proposto di recente dalla lista del centro-destra).
Un passo indietro di 100 anni che non ci trova d'accordo; ben vengano, invece, la promozione di corsi di formazione o specializzazione che aiutino le donne ad integrarsi in posti di lavoro che concorrano a rendere le donne autonome dal punto di vista economico ed emancipate dalle sole pratiche legate alla vita famigliare e domestica.
Per sostenere i lavoratori in questa fase di crisi economica, che si presenta lunga e pesante e che mette a nudo l'ingiustizia del capitalismo, sono necessarie molte risorse, che certamente non arriveranno dallo Stato, visti i profondi tagli a discapito degli Enti Locali attuati dal governo di destra. Ciò sarà dunque un grande problema per gli amministratori futuri.
Ciò rappresenterà una grande sfida per gli amministratori futuri.
Noi pensiamo che sia fondamentale anche investire sull'ambiente oggi. Investire nel risparmio energetico, nella costruzione di impianti che sfruttano energia da fonti rinnovabili, rivolgendosi ad una ESCo (Energy Service Company) ovvero una società che si incarica di redigere un progetto che individui metodi per risparmiare sul consumo di energia, essendo specializzata in interventi nel settore dell'efficienza energetica e che si rifinanzia con il risparmio ottenuto sulle bollette, permettendo quindi al Comune di non spendere nulla per il progetto e la messa in opera degli interventi.
In sostanza si tratta di fare meno cassa con gli oneri di urbanizzazione derivanti da troppa espansione edilizia, che peggiora la qualità della vita dei cittadini per l'insostenibile incremento demografico, per il peggioramento della qualità ambientale, per l'insufficienza progressiva di qualità e quantità di servizi erogati, ricavando risorse, invece, investendo sul risparmio energetico e su impianti che sfruttino energia da fonti rinnovabili, in primis per edifici pubblici. Gli investimenti nel breve/medio termine rientrano sotto forma di risparmio creando dunque risorse da destinare ai servizi al cittadino e per il sostegno ai lavoratori in difficoltà e migliorando la qualità dell'ambiente in cui vive la comunità.
Queste sono solo alcune proposte contenute nel programma di Rifondazione, che prende in esame molti altri interventi a proposito di stato sociale, di integrazione, di aggregazione, di scuola e cultura e di volontariato.

10 maggio 2009

Mi vergogno di essere italiano.

di Massimiliano Vigo - componente del Direttivo di Circolo

L'elemosina per le strade di Bergamo si può fare a patto, però, che il mendicante non stia per più di un'ora nella stessa via e che non mostri un cane più piccolo di sei mesi.

Ormai la fantasia di certi amministratori pubblici non ha più confini: in questa Italia distrutta dalla crisi economica, in balia di un governo fascista e razzista, dove si mostra più interesse per le battutacce da “vero macho” del nostro presidente, dei suoi amorazzi, delle sue separazioni e divorzi piuttosto che per le migliaia e miglia di cassaintegrati, di licenziati e di precari, siamo arrivati a istituzionalizzare il mendicante con il disco orario o con il tassametro al quale va aggiunto anche un documento di identificazione per il cane.

Non solo, a Milano qualcuno pensa anche di resuscitare la cara e vecchia apartheid sulle linee metropolitane con vagoni per immigrati e donne!

Mi vergogno di essere italiano.

Buon successo dell'iniziativa di presentazione del libro "Lavavetri. Il prossimo sono io"

Giovedì 7 maggio presso il bar trattoria 10 di via Landini a Montecchio Emilia, il circolo cittadino del PRC L. Libertini ha organizzato una cena-dibattito per promuovere la presentazione del libro " Lavavetri. Il prossimo sono io".
Oltre all'autore Lorenzo Guadagnucci, giornalista del resto del Carlino erano presenti Stefano Galieni responsabile Nazionale Dipartimento Immigrazione del PRC-SE e Vainer Burani esponente di Giuristi Democratici; coordinatore della serata Gianfranco Fontanili del Comitato Politico regionale del PRC-SE.
Il libro prende spunto dall'ordinanza del sindaco di Firenze per impedire l'attività dei lavavetri ai semafori cittadini, per fare una disamina di tutte quelle situazioni in cui si cerca attraverso la normativa di "porre un freno" a tutte quelle attività svolte dagli immigrati, dai Rom, dai senzatetto e comunque da quelle fasce sociali che vivono situazioni di emarginazione, che vengono vissute o meglio percepite come pericolose o indecorose per il comune cittadino e per la città stessa.
Nel corso del dibattito e degli interventi che si sono susseguiti è stato più volte sottolineato il fatto che la cosiddetta sinistra, guidata dal PD, che dovrebbe avere nel proprio DNA il concetto della difesa dei diritti umani, dell'accoglienza e dell'antirazzismo stia invece promuovendo una politica di appoggio diretto o indiretto a quelle iniziative volte a dar vita ad azioni persecutorie e di intolleranza nei confronti di chi in un modo o in un altro è "diverso" dal percepito comune.
Dall'altra parte invece si assiste alla appropriazione ideologica e populista di questi fenomeni; da una parte la destra sociale che, come il presidente della camera Fini, fa ammenda per le politiche xenofobe e razziste condotte negli ultimi anni dalla istituzioni italiane, dall'altra la destra più oltranzista e razzista che appoggia incondizionatamente scelte dissennate quali il respingimento dei migranti in dispregio delle leggi internazionali e delle disposizioni comunitarie in materia .

06 maggio 2009

Prigionieri nella guerra di Bush

di Raniero La Valle

La bambina afghana uccisa a Herat è un segnale potente, perché nella sua forza simbolica ed evocativa non induce solo alla pietà, ma alla decisione: la decisione sulla guerra in generale, e sulla guerra in Afghanistan in specie. Dicono che è stato solo un incidente, che è scattato quando i due veicoli si venivano incontro; ma ci vuole la guerra perché uno scontro tra veicoli abbia le forme di uno scontro a fuoco, e anzi, come già accadde per Calipari, di un tiro al bersaglio.

Dicono che non è stato fatto apposta, ed è certo; e anzi - ci tengono a precisare i comandanti - sono state seguite tutte le procedure: ma ci vuole una guerra, e un esercito in terra straniera, perché regole scrupolose e procedure ben osservate portino a far morire col viso spaccato i bambini, e a spedire insanguinata tutta una famiglia che viaggia in automobile all`ospedale.

Proprio perché è stato solo un incidente, proprio perché sono state osservate le appropriate procedure, la tragedia di Herat dice che la presenza militare straniera in Afghanistan è di per sé letale, è di per sé fonte di disordine, di paura e di dolori, e perciò è in contraddizione con tutte le motivazioni virtuose che i nostri governi hanno dato di una missione militare che sarebbe stata mandata lì per il bene supremo del popolo afghano.

La decisione da prendere è che il solo modo di aiutare l`infelice popolo afghano è di togliergli la guerra e l`invasione. Rimarrebbero i talebani? E chi ha mai avuto un progetto serio per allontanarli? In effetti la premessa di ogni sana decisione sarebbe oggi di riconoscere la vera motivazione della guerra, che è stata una vendetta per 1`1 1 settembre: Bush ne aveva bisogno, per non vedere naufragare sul nascerei il sogno del "nuovo secolo americano: niente di razionale in ciò, la vendetta non è una politica, eppure tutti gli sono andati dietro, a cominciare dal nostro stolido governo. Se ora si vul correggere la deriva in atto, bisogna risalire fin lì, per ripartire in tutt`altra direzione.

È chiaro che non è una cosa che possiamo fare noi; ma dovrebbe farlo.l`Europa, e farlo fare agli Stati Uniti, nel quadro di un`alleanza non più succube e complice, ma responsabile e creativa. La situazione oggi è rovesciata. Bush aveva bisogno della guerra, prima in Afghanistan, poi in Iraq, per andare avanti col progetto di ordine imperiale mondiale concepito dalla destra americana che lo aveva messo al potere. Obama invece trova neli`invasione deli`Iraq e nella guerra afgana l`ostacolo principale per poter perseguire il suo progetto opposto di un mondo ricomposto nella multilateraiità, nel rispetto reciproco e nel diritto.

Ma se Barak Obama sembra aver trovato la forza per il ritiro dall`Iraq e per la chiusura di Guantanamo. è invece prigioniero nel campo minato dell`Afghanistan e non può uscirne senza giocarsi tutto, ragione per cui ha preso su questo punto la posizione più arretrata fra tutte quelle assunte finora. Ma è proprio qui che potrebbe incontrare l`Europa, un`Europa che ritrovasse una sua vera funzione mondiale, non più nel dominio ma nell`alta lezione civile di una ricerca in comune di un ordine di pace. Questa Europa dovrebbe essere la sponda privilegiata del tentativo di rinnovamento del presidente americano e offrirgli partnership e aiuto nella sua lotta contro le potenti forze, interne ed esterne all`America, che vorrebbero fermarlo.

Esse si oppongono al disegno neo-wilsoniano di Obama, perché preferiscono, per possederlo, il mondo selvaggio di prima, e anzi di adesso. I1 mondo selvaggio di oggi non è solo quello nel quale i bambini sono uccisi dai bravi soldati. È anche quello in cui prosperano i talebani, e tutti i signori della guerra, e i governanti corrotti, e i miscredenti integralisti e misogini che oggi affliggono l`Afghanistan. Ma una forte leadesrhip morale, di un`America credibile e di un`Europa solidale, potrebbe far avanzare, assai più rapidamente che con le armi, l`alternativa della laicità e del diritto.

04 maggio 2009

Presentazione del libro "LAVAVETRI. Il prossimo sono io"


Giovedì 7 Maggio alle 21
Bar Trattoria 10
Via Landini, 37 - Montecchio Emilia

Intervengo

Lorenzo GUADAGNUCCI - Giornalista del Resto del Carlino e autore del libro

Stefano GALIENI - Resp. Naz. Dipartimento Immigrazione del PRC-SE

Vainer BURANI - Giuristi Democratici

Introduce e modera

Gianfranco FONTANILI - Comitato Politico Regionale del PRC-SE

Durante la presentazione sarà possibile cenare
Menu fisso 15 €
Per informazioni e prenotazioni: montecchio@rifondazione.re.it oppure 348 17 28 077