"Esci partito dalle tue stanze, torna amico dei ragazzi di strada" Majakovskij

Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea
Circolo "Lucio Libertini" Montecchio Emilia
prc.montecchio@gmail.com
Facebook: Prc Montecchio Emilia

05 ottobre 2008

«Sporca negra» dicevano gli agenti denudata e seviziata per ore

di Davide Varì - da Liberazione del 4 ottobre 2008

Fermata, perquisita, denudata, ammanettata e trascinata in ospedale per la perquisizione vaginale ed anale. Infine, e come se non bastasse, denunciata per resistenza a pubblico ufficiale. Unico indizio: il nero della sua pelle.
Non è accaduto nella Johannesburg dell'apartheid e neanche nell'America del segregazionismo. E' invece accaduto a Roma, nell'Italia del duemila, quella dell'emergenza sicurezza e dell'emergenza immigrazione.
Il fatto risale allo scorso 21 luglio, giorno in cui la signora Amina - una donna di origine somala e italiana di cittadinanza, Paese in cui vive da oltre trent'anni - si trovava all'aeroporto di Ciampino per accogliere i suoi due nipotini londinesi, felici di passare un'estate in Italia, un'estate con la propria nonna.
«Ero così contenta di rivedere i miei due amori - racconta Amina, nel salotto della sua semplice ma accogliente casa romana - ma poi, d'improvviso si è avvicinato un poliziotto e mi ha chiesto i documenti. Io - racconta - non ho fatto una piega, lo giuro su Dio, che Allah mi sia testimone. Ho dato i documenti al funzionario e ho atteso tranquilla».
Ma a quel punto il poliziotto ha iniziato a fare strane domande. Di fronte a quella donna dall'aria assolutamente pacifica e impegnata a tenere a bada i suoi due nipotini, l'agente l'ha infatti accusata di avere i documenti falsi, di essere una rapitrice di minori e, non ultimo, di essere un corriere della droga. Tutto questo per il colore della sua pelle: «Tu sei nera nel corpo e nell'anima», ha infatti sentenziato l'altro agente.
A quel punto inizia il calvario. Dalle 9 di mattina alle 5 del pomeriggio la signora Amila passa di tutto. «D'improvviso - racconta infatti la donna - sono stata trascinata in una stanza dove è iniziato l'interrogatorio». Un interrogatorio dai toni sempre più minacciosi: «Che fai in Italia; che fai in aeroporto e che cosa nascondi». E poi gli insulti: «Sei una mignotta, una sporca negra» e via dicendo. Amina, sempre più terrorizzata, decide di assecondare passivamente ogni richiesta della polizia. «Spogliati», e via gli abiti. «Spogliati completamente», e via le mutandine. «Ora allarga le gambe».
Questa, dunque, la scena: la donna completamente nuda e con le gambe divaricate nella stazione della polizia aeroportuale di Ciampino. Poi arrivano due donne che, indossati i guanti in lattice, chiedono ad Amina di assumere una posizione adatta all'esplorazione anale e vaginale. Ma di fronte a quella richiesta la donna, per la prima volta si rifiuta. Chiede almeno che sia un medico a farlo. E giù altri insulti: «Ti spedisco in carcere», «come sei nera fuori lo sei dentro», «daremo i bambini all'assistente sociale». Passano quattro lunghe ore e fuori da quella stanzetta delle torture c'è ancora suo marito con i due nipotini.
A quel punto la polizia decide di portarla in ospedale per completare meglio la perquisizione. Arriva una barella e Amina, ammanettata e coperta alla meglio da qualche telo dell'ambulanza, viene portata al Policlinico Casilino di Roma. Lì possono finalmente perquisirla per bene. Le fanno addirittura le lastre al torace e al ventre convinti di trovare qualche involucro di droga. Nulla, la signora Amina è pulita. Dopo nove ore di torture la donna è finalmente libera di tornare a casa, dai suoi nipotini e da suo marito.
Ma oltre il danno, la beffa. Dopo qualche giorno arriva infatti la denuncia per resistenza a pubblico ufficiale. Lei, che aveva deciso di star zitta, abituata ai piccoli soprusi quotidiani - «ormai negli uffici pubblici ci sono due file: quella dei bianchi e quella dei neri» - si affida a Progetto diritti , l'associazione che fornisce assistenza legale agli invisibili delle nostre metropoli. «Sono stata umiliata - racconta Amina -. Io mi aspettavo delle scuse e invece ho scoperto di essere astata denunciata».
Nel frattempo, nella tarda serata di ieri, quando ormai le agenzie erano tutte invase dalla notizia anche grazie al lavoro di linkontro.info , la polizia rilasciava la seguente dichiarazione: «Amina Sheikh Said, la donna somala che ha denunciato di aver subito maltrattamenti e ingiurie all'aeroporto di Ciampino, ha precedenti specifici per traffico di stupefacenti». Firmato Remo De Felice, dirigente dell'ufficio della polizia di frontiera aerea di Ciampino. Come dire, la polizia aveva tutto il diritto di "torturare" una donna con precedenti che, peraltro, si riveleranno del tutto infondati. Nello strano comunicato la versione dei fatti, però, cambia un po'. Le perquisizioni vaginali, per esempio, diventano «approfonditi accertamenti». Infine, la denuncia per calunnia e diffamazione da parte della stessa polizia di frontiera di Ciampino. Immediata la replica dei legali che smentiscono qualsiasi accusa: «La mia assistita non ha mai avuto precedenti come trasportatrice di droga nascosta in ovuli ingeriti».
Reazioni sono arrivate anche dal mondo politico. Degna di nota, quella del sottosegretario alla Difesa Guido Crosetto: «Non si tratta - ha dichiarato Crosetto - di una ingenua signora, ma di una persona nota per precedenti alle forze dell'ordine non solo italiane». Da cui la replica di Luigi Nieri, assessore al bilancio della Regione Lazio: «Le parole offensive e l'atteggiamento assunto da alcuni esponenti del Governo, e non solo, sta indubbiamente favorendo l'insorgere di fenomeni razzisti».

Nessun commento:

Posta un commento