di Andrea Oleandri
Non guardo molto la televisione. Ogni tanto però mi capita di accendere, fare zapping di tutti i canali – chissà, forse sperando di trovare qualcosa di interessante – per poi spegnere.
L’altra sera ci ho riprovato, soffermandomi per qualche attimo sulla trasmissione di Italia1 condotta da Teo Mammuccari. Attimo che è stato tuttavia sufficiente per sentire un concorrente dire (non so in che contesto si fosse) “io sò fascista, sono per la meritocrazia” e il conduttore rispondere miseramente “ora la politica non c’entra”. Già, non c’entra davvero nulla la politica col programma di Mammuccari. Ma forse una presa di distanza maggiore non avrebbe per nulla guastato. Ma il punto su cui mi soffermerei non è certo questo, ma un altro, che crea maggiore preoccupazione. Va di moda dichiarasi fascisti, oggi. Si dichiara fascista il portiere del Milan Abbiati. Si dichiarano fascisti esponenti politici, chi direttamente (Ciarrapico) chi indirettamente (La Russa nel suo richiamo ai repubblichini di Salò).
E si dichiarano fascisti i poliziotti che massacrano i rom a Bussolengo, o i ragazzi che hanno aggredito, sempre ieri a Roma, un cinese. Dove qui intendo il fascismo come movimento che cammina a braccetto con il razzismo. Ci si dichiara fascista per il gusto di farlo sapere. “Io sò fascista, sono per la meritocrazia” è un frase che non ha o non dovrebbe avere contesto.
Non dovrebbe averlo perché in sé non significa nulla. Sarebbe stata la stessa cosa dire “sò fascista perché preferisco le fragole”. Non dovrebbe aver contesto perché siamo pur sempre una Repubblica Democratica fondata sui valori della resistenza e dell’antifascismo. Non dovrebbe aver contesto perché davvero non c’entra nulla con un programma come quello di Mammuccari. O forse mi sbaglio io e c'entra. C'entra nella misura in cui è diventato normalità. Il fascismo è un male che ha sempre serpeggiato nella società, che nella società si annida e si alimenta dell'odio per il diverso – la xenofobia – e del razzismo. Razzismo e xenofobia sempre più evidenti e rivendicate nel nostro misero Paese. Ma se davvero è così, se davvero essere fascisti è diventata una cosa di cui andare fieri, da rivendicare appena se ne ha l'occasione, se il fascismo è diventata la normalità, allora abbiamo perso. Tutti. E tutti dobbiamo interrogarci e capire come reagire.
Non guardo molto la televisione. Ogni tanto però mi capita di accendere, fare zapping di tutti i canali – chissà, forse sperando di trovare qualcosa di interessante – per poi spegnere.
L’altra sera ci ho riprovato, soffermandomi per qualche attimo sulla trasmissione di Italia1 condotta da Teo Mammuccari. Attimo che è stato tuttavia sufficiente per sentire un concorrente dire (non so in che contesto si fosse) “io sò fascista, sono per la meritocrazia” e il conduttore rispondere miseramente “ora la politica non c’entra”. Già, non c’entra davvero nulla la politica col programma di Mammuccari. Ma forse una presa di distanza maggiore non avrebbe per nulla guastato. Ma il punto su cui mi soffermerei non è certo questo, ma un altro, che crea maggiore preoccupazione. Va di moda dichiarasi fascisti, oggi. Si dichiara fascista il portiere del Milan Abbiati. Si dichiarano fascisti esponenti politici, chi direttamente (Ciarrapico) chi indirettamente (La Russa nel suo richiamo ai repubblichini di Salò).
E si dichiarano fascisti i poliziotti che massacrano i rom a Bussolengo, o i ragazzi che hanno aggredito, sempre ieri a Roma, un cinese. Dove qui intendo il fascismo come movimento che cammina a braccetto con il razzismo. Ci si dichiara fascista per il gusto di farlo sapere. “Io sò fascista, sono per la meritocrazia” è un frase che non ha o non dovrebbe avere contesto.
Non dovrebbe averlo perché in sé non significa nulla. Sarebbe stata la stessa cosa dire “sò fascista perché preferisco le fragole”. Non dovrebbe aver contesto perché siamo pur sempre una Repubblica Democratica fondata sui valori della resistenza e dell’antifascismo. Non dovrebbe aver contesto perché davvero non c’entra nulla con un programma come quello di Mammuccari. O forse mi sbaglio io e c'entra. C'entra nella misura in cui è diventato normalità. Il fascismo è un male che ha sempre serpeggiato nella società, che nella società si annida e si alimenta dell'odio per il diverso – la xenofobia – e del razzismo. Razzismo e xenofobia sempre più evidenti e rivendicate nel nostro misero Paese. Ma se davvero è così, se davvero essere fascisti è diventata una cosa di cui andare fieri, da rivendicare appena se ne ha l'occasione, se il fascismo è diventata la normalità, allora abbiamo perso. Tutti. E tutti dobbiamo interrogarci e capire come reagire.
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