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29 settembre 2009

Su la testa compagni, la storia non è finita, crediamoci!

di Gianluigi Bettini - Segretario Federazione di Imola del PRC-SE

Vorremmo lanciare un sostegno morale a tutte quelle compagne e compagni che nei circoli e nelle federazioni vivono con difficoltà e pessimismo l'ipotesi di realizzare o meno la propria Festa di Liberazione territoriale: non mollate, compa'! La festa come momento di autofinanziamento è diventato strumento indispensabile per sopravvivere e resistere, poter avere quel minimo di agibilità e visibilità (l'affitto di una sede, poter pagare le bollette per luce acqua e internet, poter mettere in piedi qualche iniziativa politica durante l'anno con volantini, manifesti, sale, ecc). La nostra esperienza, come per tante e tanti, è passata attraverso abbandoni e pesanti sconfitte elettorali, ma rinunciare anche alla festa - proprio alla l8esima edizione, quella della "maggior età" - sarebbe stato come alzare bandiera bianca. Occorreva invece reagire.

Il tutto è cominciato la sera della sconfitta elettorale alle europee di giugno: annusata l'aria dai primi risultati, è partita una catena di sms e telefonate, per trovarci in sede per vivere collettivamente questa seconda batosta, l'esclusione dal Parlamento europeo. Il simbolo unitario non era bastato, il nostro simbolo, dove ci eravamo presentati da soli nemmeno, e tra gelato e sangria, tra chi aveva lavorato duro in campagna elettorale, era già nata quella sera una voglia di riscatto, di mostrare con orgoglio che comunque non eravamo ancora finiti. Che avevamo molto da dire, da fare nella società,nella crisi. Dopo le imprecazioni, il magro bilancio economico della federazione, eh no, la festa s'ha da fare.
Tutti d'accordo, ma conti alla mano però, disponibilità a coprire almeno 25, 30 postazioni per dieci giorni, almeno sulla carta, non ce n'erano proprio, nemmeno contando sui compagni del Pdci. La proposta di fare solo due fine settimana è scartata, i pessimisti sono in minoranza, dieci giorni come gli anni passati, non c'è pezza, vince l'incoscienza, ma anche la forza della dignità e dell'orgoglio.
Si abbozza un manifesto, anzi rispetto al passato, a quattro colori: il simbolo unitario bello grande e uno slogan che nasce a notte tarda "Su la testa si fa festa!" E poi gi a testa bassa a chiedere preventivi, prenotare spazi, anticipare di tasca propria qualche spesa, chiedere indulgenza nei pagamenti dove si può .
Oltre al ristorante, al bar gestito dai Giovani Comunisti, alla libreria, alla porta - dove si può fare qualche soldo, c'è l'esigenza di fare iniziativa politica e di far discutere, si selezionano le iniziative, si affinano, si contattano gli ospiti, a casa di compagni per risparmiare sui costi dell'alloggio. Per la musica, spazio a gruppi rock emergenti, in cerca di un palco e con poche pretese, qualche amico con la chitarra che si offre per una cena e un modesto rimborso spese. Il montaggio, l'allestimento, le bandiere, la corrente che salta mezz'ora prima dell'apertura: Cesare, compagno elettricista, cambia una spina e la luce torna ovunque, per tutti è un segnale, dai che ce la facciamo. Chi aveva dato parola per la disponibilità ad esserci la mantiene, anzi si porta la figlia o la nipote più grande che un vassoio con tortellini e castrato lo sa portare, compagni e simpatizzanti orfani di feste da Riolo Terme, dalla Vallata del Santerno, dalla Bassa Romagna corrono a darci una mano.
E il sangue di San Gennaro si scioglie tutte le sere, aumentano presenze e pasti serviti rispetto all'anno scorso. Ai dibattiti su laicità e diritti, verità per Aldro, chi paga la crisi, la sinistra che vogliamo, la mia terra è la tua terra con le associazioni e cittadini migranti, arriva gente interessata a confrontarsi, ascoltare e discutere. Vengono a trovarci le Rsu della Metalli Preziosi per ringraziarci della mostra fotografica dedicata alla loro lo - grazie Francesca! - che campeggia al centro del Palagenius; in delegazione con il regionale andiamo al presidio della Cnh ad incontrare i lavoratori e fra questi Guido in sciopero della fame per strappare un incontro al Ministero (e ci riuscirà!). L'ultima sera, alla chiusura, grido e brindisi liberatorio: il senso della rivincita, del riscatto e dell'orgoglio è già nostro patrimonio, su la testa compagni, la storia non è finita, crediamoci.

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