"Esci partito dalle tue stanze, torna amico dei ragazzi di strada" Majakovskij

Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea
Circolo "Lucio Libertini" Montecchio Emilia
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20 marzo 2009

Perché mi sono iscritto a Rifondazione Comunista

di José Luiz Del Roio

Una volta, in una sezione, mi hanno chiesto come una persona giunga a iscriversi a un partito comunista. Diedi una risposta classica dei tempi andati. Perché segue i cammini del cervello, del cuore o dello stomaco. Mi sembra chiaro, no? Con il cervello analizza i processi che la circondano, sente che l'impalcatura economica costruita consuma la vita, nel suo senso più ampio, e attraverso la teoria e la conoscenza cerca di trovare un sistema più giusto.
Quando le ingiustizie che ti circondano non sono più sopportabili, quando l'indignazione giunge al suo culmine, quando la pietà, nel suo più alto significato, ti coinvolge, il suo cuore è pronto a trovare uomini e donne che possano avere i suoi stessi sentimenti.
Se mancano i mezzi base di sussistenza, la salute, l'educazione e anche il cibo e l'acqua - mentre una minima parte della società è avvolta nel lusso estremo - la giusta ribellione prende piede nella
persona. Se essa capisce che la sua posizione non la conduce a nulla se combatte da sola, cercherà un collettivo nel quale trovare solidarietà e risolvere i suoi problemi grazie ad una lotta collettiva.
E' per questo che serve un partito rivoluzionario.
Sempre molti decenni fa, sono stato ad una riunione in una povera sede del Partito Comunista Peruviano. Era incredibile, ma io, con molto imbarazzo, ero andato fino là per chiedere solidarietà. Le compagne e i compagni presenti, con le loro facce indie, segnate dal duro lavoro e dalle privazioni, non esitarono un minuto. Tutto quello che avevano era da dividere con i compagni esiliati brasiliani. In quel locale vi era un piccolo ritratto di José Carlos Mariategui e una scritta sincera: «Non chiedere quello che il partito può fare per te, ma quello che tu puoi fare per il partito». Si può dire un po' cinicamente "retorica stalinista". Ma quei militanti ci credevano veramente. La loro ambizione era totale, modificare il loro paese e il mondo in una direzione più egualitaria. Non cercavano cariche ed emolumenti, ma auspicavano qualcosa di molto più grande e collettivo.
Per questo erano solidali e condividevano il poco che possedevano.
Continuando nei miei ricordi, devo dire che ho militato per 23 anni nel Partito Comunista Brasiliano, attraverso le sue scissioni e ricomposizioni. Sempre in clandestinità. Quei miei compagni e compagne avevano davanti a sé la quotidianità dell'esclusione, del reprimere i sentimenti, del carcere, della tortura e della morte. Così come è stato durante il fascismo in Italia. Che cosa potevano mai chiedere al partito? Niente. E' per la causa nella quale credevano che davano la vita.
Erano tutti santi quei militanti? Assolutamente no. Avevavo su di sé i segni di una società elitista, violenta, corrotta, egoista e patriarcale. Ma tentavano di superarsi, alcuni riuscirono ad avanzare molto, altri poco e tanti difetti rimanevano.
L'inarrestabile flusso della storia ci porta ai nostri giorni. Sotto tanti aspetti molto meno drammatici, ma sotto altri segnati da un vero vortice di inferno. La crisi sistemica del capitalismo, secondo la mia analisi la più grave che questo modo di produzione abbia mai conosciuto, porta nel suo seno, in Italia e non solo, il massacro sociale dei lavoratori, l'assenza di speranza per i giovani, l'inacidirsi delle relazioni sociali, il razzismo, il rafforzamento del patriarcato, l'accaparramento dei beni comuni, il disprezzo ancora maggiore per l'ambiente.
Come non poteva non essere, esiste un'altra faccia della medaglia. Il nemico si è indebolito, il capitale finanziario boccheggia, l'imperialismo non trova risorse per proseguire le sue offensive. E la speranza di raggiungere concretamente il socialismo rifiorisce con impeto in America Latina. Vuol dire che, una volta di più, l'Italia ha bisogno dei comunisti.
Da qui la mia decisione, tutta personale, sul filo della ragione e del cuore (lo riconosco: poco significativa) di iscrivermi al Partito della Rifondazione Comunista. I grandi motivi sono stati esposti, ma ve ne sono anche di minori. Nella difficoltà, è il momento di affiancare Rifondazione, che è stata generosa con tanti. Sono uno di quelli con cui il Partito è stato generoso, eleggendomi al Senato. Ho conosciuto il dolore, il coraggio e la ribellione di Haidi Giuliani, mia compagna sui banchi del Senato. So che i suoi passi sono molto meditati. Se ha deciso di fare un gesto così serio come chiedere la tessera di Rifondazione deve avere ragione: e così l'ho seguita.
Alcune parole per il "mio" circolo, il "Perucchini" di Milano. Già conoscevo gran parte dei suoi iscritti. Si trova in un piccolo locale, quasi uguale alla sezione peruviana che ho ricordato. Ne sono orgogliosi come se si trattasse di un palazzo. Pagare il piccolo affitto mensile è una difficoltà che fa pensare ad alcuni film di Totò. Il lavoro non manca, vi è sempre la preoccupazione per qualche cosa. Seguire i più miserabili degli immigrati, i perseguitati di guerre abbandonati nelle macerie di un ex caserma, organizzare i lavoratori dell'ortomercato, creare gruppi di consumo solidale, accompagnare la situazione degli anziani in difficoltà nei grandi caseggiati, appoggiare una cooperativa sociale della zona, mantenere contatti e creare reti con la sinistra del territorio, lottare contro l'abusivismo edilizio, organizzare corsi, distribuire volantini, formare gruppi informatici, partecipare alle manifestazioni nazionali ecc.
Il "mio" circolo non è unico, è solo un esempio di tanti altri, con i loro militanti che non chiedono nulla al partito e tutto danno. Ha difetti? Sicuramente, ma per adesso ne ho trovato solo uno: ci vuole una maggiore presenza femminile.

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