Rifondazione, dunque, non solo ha bocciato il programma del Sindaco, che non è mai sembrato dare risposte adeguate ai cittadini montecchiesi, ma condanna profondamente anche i metodi utilizzati all’interno del Consigli Comunale e, ancora una volta di più, richiede che quanto prima l’Amministrazione si doti di tutti quegli strumenti tecnologici di ripresa delle sedute consiliari affinché la trasparenza sia pienamente attuata e che i cittadini possano vedere e rivedere i Consigli Comunali attraverso internet per rendersi personalmente conto da chi sono e saranno governati per altri 5 anni.
Circolo "Lucio Libertini" Montecchio Emilia
prc.montecchio@gmail.com
30 settembre 2009
CHE BUFALA!
Rifondazione, dunque, non solo ha bocciato il programma del Sindaco, che non è mai sembrato dare risposte adeguate ai cittadini montecchiesi, ma condanna profondamente anche i metodi utilizzati all’interno del Consigli Comunale e, ancora una volta di più, richiede che quanto prima l’Amministrazione si doti di tutti quegli strumenti tecnologici di ripresa delle sedute consiliari affinché la trasparenza sia pienamente attuata e che i cittadini possano vedere e rivedere i Consigli Comunali attraverso internet per rendersi personalmente conto da chi sono e saranno governati per altri 5 anni.
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29 settembre 2009
Su la testa compagni, la storia non è finita, crediamoci!
Vorremmo lanciare un sostegno morale a tutte quelle compagne e compagni che nei circoli e nelle federazioni vivono con difficoltà e pessimismo l'ipotesi di realizzare o meno la propria Festa di Liberazione territoriale: non mollate, compa'! La festa come momento di autofinanziamento è diventato strumento indispensabile per sopravvivere e resistere, poter avere quel minimo di agibilità e visibilità (l'affitto di una sede, poter pagare le bollette per luce acqua e internet, poter mettere in piedi qualche iniziativa politica durante l'anno con volantini, manifesti, sale, ecc). La nostra esperienza, come per tante e tanti, è passata attraverso abbandoni e pesanti sconfitte elettorali, ma rinunciare anche alla festa - proprio alla l8esima edizione, quella della "maggior età" - sarebbe stato come alzare bandiera bianca. Occorreva invece reagire.
Il tutto è cominciato la sera della sconfitta elettorale alle europee di giugno: annusata l'aria dai primi risultati, è partita una catena di sms e telefonate, per trovarci in sede per vivere collettivamente questa seconda batosta, l'esclusione dal Parlamento europeo. Il simbolo unitario non era bastato, il nostro simbolo, dove ci eravamo presentati da soli nemmeno, e tra gelato e sangria, tra chi aveva lavorato duro in campagna elettorale, era già nata quella sera una voglia di riscatto, di mostrare con orgoglio che comunque non eravamo ancora finiti. Che avevamo molto da dire, da fare nella società,nella crisi. Dopo le imprecazioni, il magro bilancio economico della federazione, eh no, la festa s'ha da fare.
Tutti d'accordo, ma conti alla mano però, disponibilità a coprire almeno 25, 30 postazioni per dieci giorni, almeno sulla carta, non ce n'erano proprio, nemmeno contando sui compagni del Pdci. La proposta di fare solo due fine settimana è scartata, i pessimisti sono in minoranza, dieci giorni come gli anni passati, non c'è pezza, vince l'incoscienza, ma anche la forza della dignità e dell'orgoglio.
Si abbozza un manifesto, anzi rispetto al passato, a quattro colori: il simbolo unitario bello grande e uno slogan che nasce a notte tarda "Su la testa si fa festa!" E poi gi a testa bassa a chiedere preventivi, prenotare spazi, anticipare di tasca propria qualche spesa, chiedere indulgenza nei pagamenti dove si può .
Oltre al ristorante, al bar gestito dai Giovani Comunisti, alla libreria, alla porta - dove si può fare qualche soldo, c'è l'esigenza di fare iniziativa politica e di far discutere, si selezionano le iniziative, si affinano, si contattano gli ospiti, a casa di compagni per risparmiare sui costi dell'alloggio. Per la musica, spazio a gruppi rock emergenti, in cerca di un palco e con poche pretese, qualche amico con la chitarra che si offre per una cena e un modesto rimborso spese. Il montaggio, l'allestimento, le bandiere, la corrente che salta mezz'ora prima dell'apertura: Cesare, compagno elettricista, cambia una spina e la luce torna ovunque, per tutti è un segnale, dai che ce la facciamo. Chi aveva dato parola per la disponibilità ad esserci la mantiene, anzi si porta la figlia o la nipote più grande che un vassoio con tortellini e castrato lo sa portare, compagni e simpatizzanti orfani di feste da Riolo Terme, dalla Vallata del Santerno, dalla Bassa Romagna corrono a darci una mano.
E il sangue di San Gennaro si scioglie tutte le sere, aumentano presenze e pasti serviti rispetto all'anno scorso. Ai dibattiti su laicità e diritti, verità per Aldro, chi paga la crisi, la sinistra che vogliamo, la mia terra è la tua terra con le associazioni e cittadini migranti, arriva gente interessata a confrontarsi, ascoltare e discutere. Vengono a trovarci le Rsu della Metalli Preziosi per ringraziarci della mostra fotografica dedicata alla loro lo - grazie Francesca! - che campeggia al centro del Palagenius; in delegazione con il regionale andiamo al presidio della Cnh ad incontrare i lavoratori e fra questi Guido in sciopero della fame per strappare un incontro al Ministero (e ci riuscirà!). L'ultima sera, alla chiusura, grido e brindisi liberatorio: il senso della rivincita, del riscatto e dell'orgoglio è già nostro patrimonio, su la testa compagni, la storia non è finita, crediamoci.
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28 settembre 2009
Elezioni legislative in Germania e Portogallo: avanzano le forze comuniste e di sinistra
Il voto di ieri in Germania e Portogallo, due paesi che fanno parte dell'Unione Europea e che in questi mesi sono stati colpiti, pur se con modalità differenti, dalla crisi economica, ha fatto registrare un'avanzata delle forze comuniste e di sinistra, mentre la socialdemocrazia paga pesantemente, in entrambi i casi, il fatto di essere forza di governo assolutamente omologata al sistema neoliberista ed euro-atlantico.
In Germania, a pagare il prezzo maggiore per le politiche della Grande Coalizione sono proprio i socialdemocratici (SPD) di Steinmeier, inchiodati ad un umiliante 23% e 146 seggi, perdendo oltre il 10% di consensi e 76 seggi rispetto al 2005. Contemporaneamente, la vittoria dell'attuale Cancelliere Angela Merkel e del suo progetto di alleanza di governo organica con i Liberali (FDP) è dovuta assai più a questi ultimi che alle forze di centro-destra della CDU/CSU. I liberali, infatti, hanno ottenuto un brillante 14,6% e 93 seggi (dal 7,4% e 61 seggi del 2005), mentre CDU/CSU si sono fermate al 33,8% (contro il 35,2% del 2005), guadagnando però qualche seggio (239 contro 226).
In un contesto difficile, nel quale si registra anche la più bassa affluenza alle urne degli ultimi anni (72%), il risultato ottenuto dalla Die Linke di Gysi e Lafontaine acquista ulteriore valore, a conferma della crescita costante di questi ultimi anni. Alle elezioni legislative del settembre 2005 questa forza politica - sorta nel luglio dello stesso anno dalla fusione tra il Partito del Socialismo
Democratico (erede della SED, al governo in quella che era stata la DDR) e la WASG di Lafontaine, che aveva rotto con i socialdemocratici dell'allora Cancelliere Schroeder sulla riforma dello stato sociale - aveva ottenuto l'8,7% dei consensi e 54 seggi, determinando un elemento di grande novità nel panorama politico della Germania riunificata: per la prima volta dal secondo dopoguerra, un'organica rappresentanza politica collocabile a sinistra della SPD entrava a far parte del Bundestag. Da allora, la forza del partito è cresciuta ad est come ad ovest, fino alle europee ed alle regionali dell'estate appena trascorsa. Se alle europee la Linke ha ottenuto il 7,5%, passando da 7 a 8 europarlamentari, alle elezioni legislative svoltesi ieri ha visto accrescere i propri consensi fino all'11,9% e 76 seggi, candidandosi come la vera opposizione sociale e politica alle misure antipopolari che la nuova coalizione di governo tra CDU/CSU e Liberali sarà costretta ad adottare.
In Portogallo, in un contesto di forte astensione, si è assistito ad una forte polarizzazione del voto, dinamica in parte già emersa anche in occasione delle recenti elezioni europee. Il Partito Socialista (PS) di Socrates, da solo al governo nella legislatura appena terminata, ha perso la maggioranza assoluta, fermandosi al 36,56% e 96 seggi, contro il 45% e 121 seggi delle politiche anticipate del febbraio 2005. Un voto che segna una grande disillusione popolare nei confronti del partito e delle politiche adottate dal governo, tutte di segno neoliberale e di fatto in continuità di fatto con il precedente governo di destra, che hanno finito per impoverire il paese e colpire i diritti ed i salari dei lavoratori, come lo stato sociale. Sul fronte delle forze conservatrici e di destra, il Partito Socialdemocratico (PSD) ottiene un risultato non certo brillante (29% e 78 seggi), a tutto vantaggio del Centro Democratico Sociale (CDS/PP), che, con il 10,46% e 21 seggi, ottiene il miglior risultato dal 1982.
A sinistra del PS, avanzano tanto il Bloco de Esquerra (BE), formazione politica della sinistra radicale e di alternativa, quanto la Coalizione Democratica Unita (CDU), formata dal Partito Comunista Portoghese (PCP) con Verdi e indipendenti. La prima, confermando il buon risultato delle recenti europee (dal 4,9 al 10,8%; da 1 a 3 deputati), ha ottenuto quasi il 10% dei consensi e 16 seggi (contro il 6,4% e 8 seggi del 2005), mentre la CDU ha sfiorato l'8% dei voti aggiudicandosi 15 seggi (nel 2005 era al 7,57% e 14 deputati). A dimostrazione che le lotte contro le misure imposte dal governo socialista organizzate in questi anni dalla sinistra e dai comunisti
insieme al sindacato CGT-IN pagano anche elettoralmente. "Una politica ingiusta imposta con arroganza", ha commentato Jeronimo de Sousa, Segretario del PCP, a caldo, subito dopo l'esito del voto. Per poi aggiungere: "La perdita della maggioranza assoluta costituisce un elemento di grande importanza nel quadro della lotta contro le politiche di destra e per un cambiamento deciso nella vita politica nazionale". Una "rottura", insomma, con le politiche adottate in questi anni tanto dal precedente governo dei destra (PSD/CDS), quanto dall'attuale guidato dal PS, come elemento centrale per ogni discussione sul futuro dei paese e sui suoi assetti di governo. Tocca ai socialisti decidere se continuare a governare come hanno fatto fino ad oggi, magari imbarcando pezzi di centro-destra, oppure aprire una nuova fase nella vita del Portogallo.
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25 settembre 2009
Rifondazione Comunista con i lavoratori della SBC
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23 settembre 2009
Sull'iniziativa "Municipio Aperto"
Abbiamo letto e recepito con positività la nota stampa della Giunta in cui si portava all'attenzione dei cittadini l'iniziativa del sindaco di Montecchio Paolo Colli che con prassi inconsueta ha deciso di essere disponibile, insieme alla sua giunta, a ricevere il pubblico tutti mercoledì dalle 21 alle 24 nel periodo che va dal 23 settembre fino a mercoledì 28 ottobre.Si tratta di un segnale positivo, un primo passo verso quei criteri di trasparenza e di partecipazione diretta dei cittadini alla gestione della cosa pubblica che Rifondazione Comunista ha sempre chiesto e che ne hanno contraddistinto il programma elettorale delle ultime elezioni comunali.Ci auguriamo pertanto che questa iniziativa non resti una idea isolata e fine a se stessa o peggio ancora che si risolva in una mera trovata politica del momento.Invitiamo quindi, sull'onda dell'iniziativa "Municipio Aperto", Paolo Colli e la giunta ad attivarsi in tempi brevi per dare attuazione ad un progetto che permetta il rapido accesso agli atti comunali da parte dei cittadini, che garantisca l'attuazione di un il Bilancio Partecipativo, che attribuisca il dirittodi voto a tutti gli abitanti del paese e che consideri il referendum consultivo sulle questioni rilevanti di Montecchio istituto principe dell'espressione della volontà della cittadinanza. Nel frattempo Rifondazione Comunista, nella persona del suo capogruppo in consiglio comunale Giorgia Riccò, attende l'attuazione del proposito di videoripresa e di messa in rete su internet di tutte le sedute consiliari così come approvato nell'ordine del giorno sulla pubblicazione in internet degli atti e sulle sedute dei Consigli Comunali presentato da Rifondazione Comunista e approvato dal consiglio comunale nella seduta del 19 luglio 2009.
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17 settembre 2009
Ripartiamo dall'unità del partito
Ieri abbiamo espresso la piena solidarietà e il pieno sostegno ai lavoratori della Lares e della Metalli Preziosi che a Milano hanno occupato la fabbrica e sono saliti sul tetto. Lo abbiamo fatto in queste settimane con i lavoratori e le lavoratrici di altre fabbriche, così come abbiamo partecipato ai presidi dei precari della scuola. La Fiom ha dichiarato lo sciopero generale della categoria per il 9 ottobre.
L'autunno è cominciato con lotte radicali che pongono con chiarezza il nodo della crisi: i lavoratori e le lavoratrici non la vogliono pagare. Si tratta di lotte tutt'altro che disperate dove è chiara la
questione centrale: "vogliamo lavoro e non assistenza" è la frase che mi sento ripetere.
In queste lotte vi sono compagni e compagne di Rifondazione Comunista: stiamo tornando ad essere un partito in grado di stare dentro i movimenti di lotta, di lavorare alla loro costruzione, al loro allargamento.
L'autunno però è appena cominciato: l'attacco all'occupazione è solo agli inizi. Dobbiamo quindi sapere che nelle prossime settimane le lotte aumenteranno e noi dobbiamo essere in grado di migliorare il lavoro politico nella costruzione del movimento. Lavorare per allargare il numero di occupazioni e di presidi, far conoscere le lotte, costruire sul piano territoriale momenti di mobilitazione e di riflessione comune tra i diversi soggetti in lotta, costruire casse di resistenza, momenti di dibattito nei posti di lavoro non interessati dalle lotte. Dobbiamo indirizzare il lavoro politico del partito a tutto questo, per favorire la crescita del conflitto, costruire i comitati unitari contro la crisi con tutti i soggetti disponibili, produrre idee e progetti che individuino sbocchi positivi e realizzabili. In piena collaborazione con tutte le organizzazioni sindacali disponibili a costruire il conflitto, dobbiamo lavorare all'allargamento del movimento.
Il processo di rilancio della rifondazione comunista, di costruzione di una sinistra di alternativa, di opposizione al berlusconismo, riparte da qui.
Per ciò abbiamo bisogno di un partito che funzioni e di una proposta politica all'altezza del livello dello scontro. Domenica, il Comitato Politico nazionale di Rifondazione ha posto le condizioni per questo salto di qualità. Abbiamo deciso con una larga maggioranza - ben oltre l'80% - la gestione unitaria del partito. Si tratta di un fatto importantissimo perché segna una decisa inversione di tendenza rispetto a quanto successo negli ultimi cinque anni di vita del partito: maggioranze sempre più ristrette e grandi risse interne.
Questo cambio di passo proponiamo che venga colto e applicato a tutti i livelli: il partito è di tutti e di tutte; tutti e tutte devono essere chiamati a farlo funzionare. La gestione unitaria deve rappresentare un modo di essere per un partito che fa del pluralismo interno una ricchezza e non una clava per emarginare chi dissente. La gestione unitaria deve rappresentare la strada maestra attraverso cui ricollocare pienamente il partito nel conflitto sociale. Dentro la crisi non serve un partito di commentatori politici che si dilania in feroci e ripetitive discussioni: serve un partito che individua le contraddizioni e vi si colloca fino in fondo. A Chianciano abbiamo detto che occorreva fare una svolta "in basso a sinistra": dobbiamo realizzarla compiutamente.
Domenica abbiamo anche assunto la decisione di costruire la federazione della sinistra di alternativa: una federazione che si ponga l'obiettivo di costruire un polo politico autonomo dal Pd e ad esso strategicamente alternativo, che si ponga in continuità con la storia del movimento operaio italiano, che si costruisca dal basso in un processo partecipativo che metta la parola fine alla sequela di scissioni che ha devastato la storia del nostro partito. Con questa proposta - maturata in un confronto interno a tutto tondo e che deve allargarsi a tutto il corpo del partito - vogliamo rispondere alla domanda di unità che ci viene dalle lotte, nella piena valorizzazione di Rifondazione comunista: la federazione vuole unire la sinistra di alternativa senza chiedere scioglimenti o abiure a nessuno.
Domenica abbiamo infine deciso di rilanciare il processo della rifondazione comunista, dell'elaborazione di una proposta strategica in grado di porre il tema dell'alternativa dentro la crisi del capitale e di rilanciare una lotta strategica contro il bipolarismo e per la proporzionale. Il bipolarismo è il "luogo" dove è nato e cresciuto il berlusconismo e lo strumento attraverso cui la politica si è autonomizzata dai conflitti sociali, determinando così la crisi della politica che conosciamo. Il bipolarismo è la tenaglia con cui hanno provato a distruggere la sinistra di alternativa e i comunisti.
Proponiamo quindi a tutte le forze di opposizione una lotta contro il bipolarismo finalizzata ad una legge elettorale proporzionale. Non vi è alcuno spazio per proporre alla sinistra moderata un accordo per governare insieme l'Italia ma ci sono lo spazio e la necessità di riscrivere le regole istituzionali al fine di garantire il quadro costituzionale e democratico del Paese.
Vi sono quindi tutte le condizioni per rilanciare con forza il nostro progetto politico: gestione unitaria per rilanciare il partito, costruire un movimento di massa nel Paese, costruire dal basso la federazione della sinistra di alternativa, combattere il bipolarismo e il berlusconismo. Buon lavoro.
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16 settembre 2009
Presentata una mozione per il testamento biologico
Il gruppo consigliare del PRC di Montecchio ha anche depositato in consiglio comunale una mozione per l'istituzione del registro telematico delle dichiarazioni anticipate di trattamenti sanitari (testamento biologico). La maggior parte dei paesi Europei e la quasi totale maggioranza di quelli appartenenti alla Comunità Europea, hanno già approvato da anni una serie di provvedimenti legislativi che fanno riferimento a quello che viene comunemente definito Testamento Biologico.L'Italia, come in molti altri campi che riguardano le mere libertà personali e quindi anche quella di disporre in totale autonomia del propria persona, è restata fanalino di coda, vuoi per motivi legati alla dipendenza dei politici ai dettati del Vaticano e delle suegerarchie più retrive e reazionarie, vuoi per carenza di una reale e tangibile visione delle problematiche legate al "fine vita".La nostra Costituzione riconosce, all'art 32, la possibilità di rifiutare un determinato trattamento sanitario soprattutto se in contrasto con i limiti imposti al il rispetto della persona umana.Il recente e drammatico caso di Eluana Englaro ha posto l'attenzione sulla necessità di regolamentare in maniera laica e al di fuori di ogni preconcetto o imposizione di tipo confessionale i casi in cui per diverse ragioni il malato perda la capacità di esprimere lapropria volontà di rifiutare determinate terapie.Dopo le sparate propagandistiche e ideologiche del governo durante e appena dopo la vicenda Englaro, la discussione parlamentare si è arenata nei mille rivoli dei cavilli e dei distinguo delle forze politiche tra le quali si è venuto a creare uno schieramentotrasversale sia tra i favorevoli ad una legge garante dei dettami costituzionali e delle libertà personali, sia tra i fautori di una legge "confessionale" quindi più restrittiva e illiberale.Rifondazione Comunista ritiene, alla luce dei fatti, che sia necessario approvare in tempi brevi una legge svincolata da false imposizioni etiche e morali di matrice confessionale e che in essa vengano stabilite in modo chiaro e intangibile le modalità di redazione e di registrazione del testamento biologico e di nomina del fiduciario, così che ciascuno possa dichiarare, ora per allora, la propria volontà circa le terapie da accettare o rifiutare insituazioni di incapacità decisionale, vincolando i medici ad attenersi alla volontà espressa.
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14 settembre 2009
Emendamenti alle linee programmatiche relative alle azioni e ai progetti da realizzare nel corso del mandato - anno 2009/2014
Nel prossimo Consiglio Comunale, il terzo dall’inizio del mandato, verranno approvate le Linee Programmatiche dell’attuale amministrazione, cioè le dichiarazioni di intenti, gli indirizzi pragmatici, i progetti che, chi ha vinto le elezioni, intende realizzare in questi cinque anni di gestione della cosa pubblica.
Durante il secondo Consiglio Comunale, il Sindaco ha rivolto a tutti gli eletti rappresentanti delle varie forze politiche, l’invito a partecipare alla stesura di tale programma (il suo programma!) salutando questa singolare iniziativa, come segno di profonda e democratica apertura, in discontinuità con il passato.
Ora, sembra evidente che un Sindaco eletto dai cittadini sulla base di un, seppur sintetico, programma, debba già possedere idee chiare in merito alle azioni da realizzarsi nel corso del mandato, quindi, o invita i Consiglieri a contribuirvi “pourparler”, tanto per dare l’impressione di una generale e fraterna condivisione di intenti cui non seguirà alcunché di pratico, o Egli ritiene seriamente che il contributo politico di forze di destra e di sinistra possa nella sostanza equivalere.
Data la gravità delle conseguenze che deriverebbero dal credere verosimile questa seconda ipotesi, abbiamo preferito valutare l’invito nell’ottica della prima interpretazione: seguirà un nulla di fatto (se le intenzioni fossero state reali, avremmo passato l’estate discutendo attorno a tavoli di confronto politico ….) ma non si potrà certo dire che non ci siamo impegnati nel fornire idee e suggerimenti a chi è uscito vincitore dalle urne e che, ad oggi, non è ancora riuscito ad arricchire quelle due tristi paginette di programma elettorale.
Emendamenti alle linee programmatiche relative alle azioni e ai progetti da realizzare nel corso del mandato - anno 2009/2014
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10 settembre 2009
Il congresso Cgil di fronte ad un bivio, subire o lottare
di Giorgio Cremaschi, Segreteria Nazionale FIOM-CGIL
E' cominciata nella Cgil la discussione sul congresso. Un congresso sul quale si appuntano attenzioni diverse, alcune amichevoli, altre malevole, comunque tutte profondamente interessate a cosa succederà nel principale sindacato italiano.Il nodo del congresso può essere così riassunto: dopo l'accordo separato sul sistema contrattuale e nel pieno della più grave crisi economica degli ultimi decenni quali sono il programma, l'iniziativa di un sindacato che non si rassegna ad accomodarsi all'esistente? Con l'accordo separato Cisl, Uil, governo e Confindustria stanno tentando di stabilire un nuovo regime di collaborazione sindacale che dà per scontato che l'eguaglianza dei diritti dei salari e delle garanzie sociali debba essere progressivamente abbandonata in nome di una competitività attenuata dall'assistenza e dalla sussidiarietà. L'aggravarsi degli effetti sociali della crisi, invece che spingere verso una riforma profonda delle politiche economiche, sta portando a una riaffermazione brutale degli stessi meccanismi che l'hanno generata. Si mandano messaggi tranquillizzanti sulla ripresa perché si vuole ricominciare, come prima, peggio di prima, a speculare sul lavoro e sui diritti. Così il nuovo slogan vincente - legare ancor di più il salario alla produttività - propone in realtà una brutale selezione sociale nel mondo del lavoro. Si daranno soldi e diritti solo a quella parte del mondo del lavoro che si salverà nella guerra della competizione, mentre per tutti gli altri ci sarà sempre meno. La frantumazione sociale e la precarietà, la guerra tra i poveri, le gabbie salariali, l'aziendalismo, sono tutte conseguenze e aspetti della stessa scelta di fondo: mantenere in piedi l'economia liberista anche quando questa non è più in grado di mantenere la promessa di alti ritmi di sviluppo. Cisl e Uil, al di là della propaganda, sono rassegnate al fatto che il sindacato non possa più modificare rapporti di forza e scelte di fondo, e quindi possa solo adattarsi ad amministrare la frantumazione sociale. Da qui la rinuncia a difendere il contratto nazionale e la scelta non tanto a favore della contrattazione aziendale, ma del salario di merito e aziendalistico. Il progetto del governo, sulla distribuzione delle azioni al posto dei salari, suggella questo disegno. Esso non c'entra nulla con la partecipazione e la democrazia industriale. Da quando in qua i piccoli azionisti hanno contato qualcosa nelle grandi imprese? Il progetto in realtà attiene ad un'altra scelta, quella di addossare ancor di più ai lavoratori i rischi del mercato dell'impresa. Si chiede ai lavoratori prima di rinunciare al salario del contratto nazionale in nome del salario di produttività, poi di sostituire quest'ultimo con le azioni. Si chiede ai lavoratori, semplicemente, di rinunciare al salario certo e di essere ancor di più disponibili a rischiare la propria condizione sociale per la competitività nell'impresa. Mentre l'intervento pubblico ha salvato la grande finanza, mentre per i ricchi ci sono stati interventi di stampo socialista, per i lavoratori e per i poveri c'è, ancor più di prima, il rischio di mercato. Si taglia il salario, si chiudono le fabbriche, si licenziano i precari pubblici e privati, si prepara una nuova aggressione alle pensioni, alla sanità, a tutto ciò che resta di pubblico.La Cgil con il suo no alla controriforma del sistema contrattuale ha dimostrato di non voler accettare tutto questo. Ma ora si trova di fronte a un bivio. Da un lato le blandizie e le minacce della Confindustria, dell'opposizione moderata, degli altri sindacati e naturalmente del governo, che le chiedono di rientrare. Dall'altro c'è la via, che può essere anche dura e solitaria, di ricostruzione dei rapporti di forza, per imporre una svolta reale sul piano delle politiche economico-sociali. Ogni passaggio della vita sindacale di queste settimane presenta questo bivio. Dall'azienda che licenzia, al contratto di categoria, alla scuola. Ovunque si è di fronte alla stessa alternativa: subire l'esistente contrattando al meglio le indennità, o lottare a fondo per cambiare le cose. Le lotte nelle fabbriche, il successo dell'Innse tra queste, la rivolta dei precari nella scuola, mostrano che c'è una disponibilità diffusa nel mondo del lavoro a non rassegnarsi. Ma ci sono anche, all'opposto, un'ideologia e una pratica che invece incoraggiano alla rassegnazione del "si salvi chi può". Il congresso della Cgil sta qua dentro, nelle lotte, nei conflitti sui contratti, nella rottura dell'unità sindacale, nella crisi economica che dura e che continua a far danni. La reazione automatica del gruppo dirigente, di fronte a questa situazione, è quella di proporre un congresso senza alternative, unitario si dice nel linguaggio sindacale. La proposta è sostenuta da argomentazioni di apparente buon senso: di fronte a tanti conflitti, non dividiamoci tra noi. Il fatto è che però questo bivio tra accettazione e rassegnazione esiste comunque e, anche se si tenta di aggirarlo con giochi dialettici, si presenta davanti alle scelte quotidiane del sindacato. Per questo il congresso della Cgil non può saltare un confronto vero sulle scelte da compiere. Dopo 15 anni di concertazione, con i salari più bassi d'Europa e la prospettiva che scendano ancora, la Cgil deve scegliere se accettare il meccanismo che ha di fronte oppure provare intelligentemente e radicalmente a rovesciarlo. La seconda ipotesi significa rinnovare profondamente il sindacato e la sua piattaforma, ricostruire partecipazione e democrazia, fare del conflitto non l'estrema ratio, ma la cultura e la pratica fondamentale dell'organizzazione.In conclusione, il no della Cgil alla controriforma del sistema contrattuale non deve essere vissuto come una parentesi o un incidente, ma come la scelta costituente di un nuovo modello di sindacato confederale. Se su questo ci sono opinioni diverse, è un fatto di democrazia che esse non siano sequestrate in confuse mediazioni interne ai gruppi dirigenti, ma vengano presentate con rigore e chiarezza agli iscritti e ai lavoratori. Un congresso della Cgil su posizioni diverse non solo non fa scandalo, ma è un contributo alla democrazia e alla partecipazione. Delle quali c'è infinito bisogno nell'Italia di oggi.
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