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24 aprile 2008

Il cuore dell'Emilia batte a destra e la Lega fa boom

di Sara Farolfi - da il Manifesto del 23/04/2008

«E' caduto il muro di Berlino con questo voto». Il secondo, quello che corre lungo il letto del fiume Enza, confine che simbolicamente delimita 'il nocciolo del sistema Emilia'. Martedì scorso la rossa terra emiliana, dove il Pd viaggia sopra al 50%, si è scoperta più verde. La Lega ha fatto il botto e alla desolata sede emiliana del Carroccio, a Reggio Emilia, quasi si sono spaventati. Poi, numeri alla mano, si sono messi in bocca parole d'occasione, pronti a cavalcare «la nuova via emiliana al leghismo». Leghismo senza guida, forse perciò persino più radicato. E leghismo senza corni, elmi o ampolle. Niente camice verdi, poco folclore e tanto pragmatismo, da buona scuola emiliana. Sabato scorso il Carroccio ha speso 300 euro per festeggiare nella piazza della città il successo elettorale. Lambrusco, ciccioli e salame per tutti, la piazza era piena. Tirava vento, e dall'alto della torre del municipio la bandiera italiana si è lacerata. Il rosso è volato via, «c'è un'aria nuova inutile negarlo».
Emilia paranoica
Il voto leghista fatica a vedersi. La cultura leghista invece trasuda da tanti discorsi, dal voto a sinistra come da quello a destra. «La gente è oppressa dagli extracomunitari, non ci sentiamo tutelati, forse siamo stati troppo permissivi negli anni, oggi non si può più negarlo, l'emergenza sicurezza c'è». Silvia ha 41 anni, parla veloce durante la pausa mensa fuori dai cancelli della Immergas di Lentigione (Brescello). «Ma tu hai votato Lega?», la interrompe Marco, delegato Fiom a Guastalla. «Ma che scherziamo?». Nella Bassa reggiana, tra i campi e le fabbriche la Lega ha preso percentuali a due cifre ma qui, come nei comuni montani, stupisce meno che altrove. «Anche gli immigrati votano Carroccio», sgrana i suoi occhi blu Mariella, 48 anni, delegata Fiom alla Immergas. «Si sentono minacciati e mi dicono 'mia moglie e i miei figli li ho già portati qua, adesso meno ne entrano meglio è'. C'è qualcosa che non va e la Lega lo intercetta». A Guastalla (Lega al 14%) sono i quadri sindacali a lamentare, il sabato mattina, la confusione in camera del lavoro: «Troppa gente, troppi immigrati che vengono per tutte le loro pratiche, non si riesce più a stare in pace». Il casìno, la lingua, perfino l'odore. Raccontano che «in alcune aziende è sempre più frequente la richiesta di spogliatoi separati, e a chiederlo è gente 'di sinistra': pensa cosa succede se dalla fabbrica passi al condominio». Paure e insicurezze fanno da cinghia di trasmissione di un rancore sociale montante, da Lentigione a Scandiano (dove la Lega ha preso il 9,50% dei voti), a pochi chilometri da Reggio. Anche sotto la rocca del Boiardo, paese natìo di Romano Prodi, la vita «con tutti questi immigrati, si è fatta insostenibile». Il voto a destra di Simonetta, operaia alla Immergas e tesserata Fiom, e quello a sinistra (arcobaleno) di Giovanni, pensionato di Scandiano, non sono così distanti: «immigrati e sicurezza, questo è il problema», ripetono entrambi. Gli stranieri vengono prima nelle graduatorie per il nido (i dati dicono invece che al nido entrano tutti); rallentano l'apprendimento nelle classi miste; e ottengono dall'Inps l'indennità per il ricongiungimento familiare. Senza urla, il rancore sociale in Emilia è più un sussurro, uscito allo scoperto con i risultati elettorali: educatamente (per ora) padroni a casa propria. «La Lega rompe un freno inibitore per chi, di sinistra, non potrebbe votare a destra», osserva Valerio Bondi, segretario della Fiom provinciale. E il voto a sinistra sembra resistere più che altro come inviolabile 'tabù'. Fino a quando?
La città e la fabbrica
Company town all'emiliana, il comune di Fabbrico (a una trentina di chilometri da Reggio Emilia) si snoda intorno ai confini della Landini, grande azienda che produce trattori: 6300 abitanti, quasi mille i dipendenti della Landini (tra cui 70 indiani, 400 meridionali), 470 gli iscritti al sindacato. Il Pd al 63%, il sindaco (di centrosinistra) eletto con l'83% dei voti, a Fabbrico la Lega ha preso 240 voti (il 7%), contro 133 della sinistra arcobaleno. Dentro e fuori la fabbrica, la convivenza tra le tre comunità (fabbricesi, indiani e meridionali) scricchiola, fabbricesi contro immigrati, meridionali contro indiani. In fabbrica per esempio si è sempre concordato il fermo del martedì dopo il lunedì di pasquetta, come anche la modifica dell'orario di lavoro per i mondiali di calcio. Oggi i fabbricesi protestano e polemizzano: «Ma perchè devo utilizzare le mie ferie, o cambiare d'orario, per fare un favore ai meridionali?». Paolo, Luca e Sergio, una vita in fabbrica, delegati sindacali Fiom in azienda, non hanno dubbi: «Quello alla Lega non è un voto di protesta. Quindici anni fa forse, ma oggi la Lega prende piede nelle nostre zone e se continua così, è destinata a crescere». Voto che dice del disagio, del malcontento, di un tessuto sociale in crisi (la popolazione di Fabbrico è crescita del 20% nel giro di dieci anni) che lentamente sembra sgretolarsi. «Oggi è il quotidiano che conta», gli operai vivono solo per «la pilla», come si dice da queste parti. E la Lega è sul quotidiano che dà risposte. «Se ora che sono al governo riescono a mettere anche soldi in busta paga - dice Sergio - sarà ancora più difficile». Discutere dei problemi in maniera collettiva sembra diventato impossibile. Le adesioni sindacali sono alte ma ondivaghe: «Se rispondi alle loro domande (degli operai ndr), bene. Altrimenti, tanti saluti». E questo vale anche per il voto leghista: «Non è lo sposare un'idea, ma la risposta a un bisogno, e l'utilità di quella risposta in quel dato momento». Il sindacato viene visto e talvolta utilizzato come uno strumento di potere, e la fabbrica - anche una altamente sindacalizzata come la Landini - è diventata «l'arte di arrangiarsi individuale». «Nessuno lo dice, ma qualcuno la Lega dovrà pure averla votata», conclude Sergio. E il Carroccio, anche a Fabbrico, ha ringraziato. Attaccando adesivi verdi sulla porta del municipio, e con gazebo in una piazza vicina per festeggiare i risultati. La musica suonava «va pensiero».
I nuovi no global
Quello leghista è un voto trasversale, tra giovani, operai, pensionati, ceto medio e borghesia. Il Carroccio ha preso voti dalla destra, dal centrosinistra e anche qualcuno dalla sinistra arcobaleno (ma ad un vero e proprio travaso dalla sinistra al Carroccio quasi nessuno crede). Angelo Alessandri, presidente della federazione leghista, fino all'altro ieri un perfetto sconosciuto, sarà forse candidato sindaco al comune di Reggio Emilia. In città come «al matt», nella sede del Carroccio (che conta 400 iscritti) è «il D'Alema leghista». Giacomo Giovannini, il segretario cittadino del Carroccio, ha le idee chiare: «La globalizzazione è conflitto tra territori, non più tra operaio e padrone, e il Pd è un dinosauro, grande corpo e piccola testa. Ha vissuto di rendita, ora se ne accorge, ma forse è troppo tardi». Sulla parete dietro di lui spicca incorniciato un ritaglio di giornale: era il 1975, e Guido Fanti diceva della necessità di una «macroregione padana», «un po' quello che oggi propone Cofferati».
Se cade il tabù
Quando due anni un marocchino fu brutalmente pestato da tre carabinieri di Sassuolo, a Reggio ci fu una raccolta firme. In solidarietà con i carabinieri. «Campanello d'allarme di un voto che oggi è decisamente strutturato», dice Francesco, giovane titolare di un'azienda di servizi per la formazione, associata a Confindustria. Due anni fa l'assessorato all'immigrazione del Comune ha cambiato nome ed è diventato l'«assessorato all'immigrazione, sicurezza e coesione sociale». Vicino alla stazione ferroviaria, che nell'immaginario cittadino e nei resoconti dei giornali è diventata una specie di Bronx, è nato il 'Centro risoluzione conflitti'. Reggio Emilia è, in tutto il paese, la città che ha registrato il maggiore aumento di popolazione negli ultimi anni, spiega Matteo, giovane ricercatore all'Università di Modena e Reggio Emilia. E' anche tra le prime tre province italiane che hanno assorbito il numero maggiore di quote di immigrazione. Gli immigrati (comunitari e extracomunitari) costituiscono il 13% della popolazione, la percentuale più alta dello stivale, dice Adil, che lavora per il centro interculturale del Comune. Reggio Emilia è l'unica città italiana entrata in un programma europeo sulle città interculturali. La maggior parte della popolazione immigrata (che per metà è donna) lavora, in fabbrica, nei campi o nei servizi alla persona. «La trasformazione è potente, la Lega dà risposte, e la sinistra non ne parla», conclude Adil. Quattrodici anni fa il primo consigliere eletto con i voti della Lega fu un medico siriano, a Scandiano: si dimise dopo 4 anni, scoprendo che la Lega era razzista.

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