"Esci partito dalle tue stanze, torna amico dei ragazzi di strada" Majakovskij

Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea
Circolo "Lucio Libertini" Montecchio Emilia
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30 luglio 2008

Approvato OdG sulla raccolta di impronte ai bambini Rom

Di seguito l'odg proposto da Giovanna Bronzoni (margherita-PD) relativamente alla proposta di raccolta delle impronte digitali ai bambini Rom.

L'OdG è stato approvato con il voto favorevole nostro e del PD.

ORDINE DEL GIORNO

Premesso che:

- il ministro Maroni ha presentato un disegno di legge che prevede la schedatura dei Rom e dei Sinti presenti sul territorio nazionale, tramite la rilevazione delle impronte digitali;

- questa rilevazione e' rivolta a bambini e, comunque, a tutti i minori Rom e Sinti;

- la rilevazione delle impronte digitali, nel nostro ordinamento, e' esclusivamente prevista per i criminali;

- questa rilevazione, cosi' come presentata, viola la nostra Costituzione;

- questo strumento, inoltre, lede palesemente i principi affermati dalla Convenzione Internazionale per i Diritti del Fanciullo promulgata nel 1989 dall'Onu e ratificata dallo Stato Italiano.

Per tutti questi motivi

si condanna

apertamente questo provvedimento, che il governo presenta come strumento di tutela nei confronti dei minori Rom e Sinti, ma che, in realta', e' discriminatorio, violento e proprio dei regimi dittatoriali;

si condanna

con coraggio il suddetto provvedimento, poiche' la schedatura di un minore viola la dignità umana
si invitano

tutte le forze democratiche a censurare con vigore queste forme di razzismo, contrastanti fortemente con una vita civile e democratica.

28 luglio 2008

Paolo Ferrero è il nuovo segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista

Con 142 voti a favore, 134 contrari, 4 schede bianche e un voto d'astensione Paolo Ferrero è il quarto segretario nazionale del Prc-Se.





Biografia

Nato a Pomaretto (To) il 17 novembre 1960. Ha due figli. Diploma di perito tecnico industriale.Obiettore di coscienza, a 19 anni inizia a lavorare in FIAT come operaio. Collocato in cassa integrazione a “zero ore”, viene eletto delegato sindacale della FIOM e fonda con altri lavoratori in CIG la “Cooperativa Agrovalli”.Successivamente ha ricoperto ruoli di direzione nella CGIL e nella Federazione Giovanile Evangelica Italiana – FGEI, di cui è stato segretario nazionale. E' stato un dirigente di Democrazia Proletaria, che ha lasciato quando, durante VIII congresso del 1991, viene decretato lo scioglimento del partito e la confluenza nel Prc, ove approda insieme a Giovanni Russo Spena, Marida Bolognesi, Luigi Vinci, Livio Maitan, Marco Ferrando, Domenico Jervolino, Luigi Malabarba, Salvatore Cannavò.Nel Prc Ferrero è eletto responsabile dell’area 'politiche del lavoro, economiche e sociali'. Entra a far parte della segreteria nazionale del partito dal 1995 al 2006.Viene eletto deputato nella XV° legislatura, incarico da cui si dimette poi in seguito alla nomina a Ministro della Solidarietà sociale nel II° Governo Prodi, con le elezioni dell'aprile 2006. Nel tempo libero pratica l’alpinismo e si diletta a suonare vari strumenti.

Ricominciamo! Una svolta a sinistra

Documento conclusivo presentato da Giovanni Russo Spena al VII Congresso nazionale del PRC e approvato a maggioranza con 342 voti a favore su 646.

1)
Il Congresso considera chiusa e superata la fase caratterizzata dalla collaborazione organica con il PD nella fallimentare esperienza di governo dell’Unione, dalla presentazione alle elezioni della lista della Sinistra Arcobaleno e dalla sbagliata gestione maggioritaria della direzione del partito.
Il Congresso prende atto che nessuna delle mozioni poste alla base del VII Congresso nazionale del PRC è stata approvata.
Ritiene necessario e prioritario un forte rilancio culturale, politico e organizzativo del Partito della Rifondazione Comunista.
Respinge la proposta della Costituente di sinistra e qualsiasi ipotesi di superamento o confluenza del PRC in un’altra formazione politica. Il tema dell’unità a sinistra rimane un campo aperto di ricerca e sperimentazione, partendo da questa premessa.

2)
Il rilancio del PRC deve essere caratterizzato in primo luogo da una svolta a sinistra. L’esperienza di governo dell’Unione ha mostrato l’impossibilità, data la linea del PD e i rapporti di forza esistenti, di un accordo organico per il governo del paese.
La sconfitta delle destre populiste e della politica antioperaia della Confindustria è il nostro obiettivo di fase. A tale fine, la linea neocentrista che caratterizza oggi il Partito Democratico è del tutto inefficace e sarebbe quindi completamente sbagliata la proposta di ricostruzione del centro sinistra; ci ridurrebbe in una collocazione subalterna all’interno di un contesto bipolare.
Al contrario è necessario costruire l’opposizione al governo Berlusconi, intrecciando la questione sociale con quella democratica e morale, in un quadro di autonomia del PRC e di alternatività al progetto strategico del PD.
E’ importante recuperare l’idea che l’opposizione non è una mera collocazione nel quadro politico ma si configura come una fase di ricostruzione, di radicamento e di relazioni sociali, di battaglia culturale e politica. Nella crisi della globalizzazione capitalistica l’alternativa la si costruisce nella lotta sociale e politica contro il governo Berlusconi, i progetti confindustriali e le visioni fondamentaliste e integraliste. Dentro questa prospettiva è indispensabile rafforzare la sinistra di alternativa, avviando una collaborazione fra le diverse soggettività anticapitaliste, comuniste, di sinistra e aggregando le realtà collettive ed individuali che si muovono al di fuori dei partiti politici sui diversi terreni sociali, sindacali e culturali.

3)
Il rilancio del PRC parte dalla ripresa dell’iniziativa sociale e politica. La promozione di lotte, la costruzione di vertenze, la ricostruzione dei legami sociali a partire da forme di mutualità, sono indispensabili al fine di qualificare dal punto di vista dell’utilità sociale il ruolo storico dei comunisti e della sinistra. Così come sono elementi necessari per valutare l’efficacia della nostra presenza nelle istituzioni e per ribadire la nostra alterità e intransigente opposizione rispetto alle degenerazioni della politica. Anche in vista delle prossime elezioni amministrative, ferma restando la piena sovranità dei diversi livelli del partito, anche alla luce dell’importanza assunta dai governi locali nel dispiegarsi di politiche di sussidiarietà, privatizzazione e securitarie, è necessario verificare se gli accordi di governo siano coerenti con gli obiettivi generali che il partito si pone in questa fase.

La lotta contro la manovra economica antipopolare del governo delle destre, l’opposizione alle iniziative razziste e discriminatorie contro i migranti e i rom, il contrasto ai progetti di attacco al pubblico impiego e alla pubblica amministrazione, l’opposizione alla controriforma della giustizia e la questione morale, rappresentano terreni decisivi di iniziativa, di mobilitazione e di allargamento di un movimento di massa contro le politiche del governo.
E’ quindi necessario, fin da subito, che il nuovo gruppo dirigente del partito lavori ad ogni possibile forma di coordinamento della sinistra politica, sociale e culturale al fine di mettere in campo la più ampia e forte mobilitazione contro il governo e la Confindustria. In questo quadro è necessario lavorare per la realizzazione di un nuovo 20 ottobre, una grande manifestazione di massa e una campagna politica di autunno che, partendo da quanti diedero vita all’appuntamento dello scorso anno, raccolga nuove forze, in particolare le espressioni di movimento e di lotta. Rientra in questo percorso l’impegno ad organizzare per il prossimo autunno la Conferenza Nazionale delle lavoratrici e dei lavoratori.
Non è però sufficiente una manifestazione; la ripresa di una iniziativa di lotta, richiede in primo luogo la messa in campo di una forte iniziativa in difesa delle condizioni di vita e di lavoro delle classi popolari; dalla difesa dei Contratti Nazionali di Lavoro alla questione dei salari e delle pensioni, dalla questione dirimente della lotta alla precarietà all’iniziativa contro la disoccupazione nel Mezzogiorno, dalla lotta per la casa alla difesa e sviluppo del welfare.
E’ centrale la questione del reddito, a partire dalla difesa del potere di acquisto di salari e pensioni che va tutelato anche attraverso un meccanismo di difesa automatica del valore reale delle retribuzioni e dal tema ineludibile del salario sociale.
Si tratta di terreni decisivi per ricostruire l’unità del mondo del lavoro, tra nord e sud, tra lavoratori pubblici e privati, tra italiani e migranti, e per ricomporre le attuali cesure tra lavoratori garantiti e atipici. Si tratta di declinare queste lotte intrecciandole al conflitto di genere ed alle relazioni intergenerazionali. Solo la ripresa del conflitto di classe può evitare che la guerra tra i poveri prenda piede nel nostro paese, sedimentando razzismo e xenofobia.
Pur nel rispetto dell’autonomia del sindacato, non possiamo che sottolineare la necessità assoluta che vengano superate le logiche concertative che hanno reso impossibile la difesa dei lavoratori e delle fasce a basso reddito. In questo quadro, riaffermando la necessità di una piena autonomia del sindacato da partiti, governo e padronato, auspichiamo la costruzione di una ampia sinistra sindacale che ponga al centro i nodi della democrazia e della ripresa del conflitto. Così come salutiamo positivamente ogni forma di coordinamento e di cooperazione nell’ambito del sindacalismo di base.
Riteniamo opportuno favorire ogni elemento di conflitto dal basso nei luoghi di lavoro, la rinascita di un protagonismo dei lavoratori e delle lavoratrici, l’emergere di momenti di auto-organizzazione, tutti elementi decisivi affinché la battaglia anticoncertativa assuma una dimensione di massa. In questo quadro è necessario un forte investimento nella costruzione della presenza organizzata del partito nei luoghi di lavoro.
Intrecciati con la questione sociale in senso stretto, sono cresciuti nel paese importanti movimenti di lotta su temi decisivi quali la laicità dello Stato, la difesa della Costituzione repubblicana e antifascista, il rilancio della scuola e dell’università pubblica, il diritto alla libertà di orientamento sessuale e la lotta contro ogni forma di discriminazione, omofobia, violenza alle donne e attacco alle loro libertà, al diritto di scelta e di decisione sul loro corpo com’è il tentativo di attacco alla 194 e la legge sulla procreazione assistita, la difesa dell’ambiente su questioni che interessano contesti locali ma pongono problemi generali relativi al modello di sviluppo. Basti pensare alle lotte contro la Tav, contro le grandi opere, contro la proliferazione di inceneritori e rigassificatori. Si deve dare un sostegno attivo a questi movimenti lavorando per una ricomposizione dei conflitti in una strategia globale di trasformazione.
Diritti sociali, civili, ambientali sono per noi le diverse facce di uno stesso progetto: l’alternativa di società.
In questo quadro il VII Congresso del PRC ritiene necessario il lancio di una stagione referendaria sulle questioni della precarietà, della democrazia sui luoghi di lavoro, dell’antiproibizionismo, da gestire con il più vasto schieramento possibile.

4)
Il PRC, riprendendo il percorso cominciato a Genova, ribadisce la propria internità al movimento mondiale contro la globalizzazione capitalistica e, in questo quadro, la volontà di intensificare la collaborazione e le relazioni con i partiti comunisti e progressisti, con tutti i movimenti rivoluzionari e le importantissime esperienze latino-americane che si collocano contro le politiche neoliberiste e di guerra, con i popoli in lotta contro l’occupazione militare e per l’autodeterminazione.
In Europa, in particolare, lavora ad un rafforzamento dell’unità delle forze comuniste e di sinistra alternative al Partito Socialista Europeo, sia nell’ambito del Partito della Sinistra Europea sia in quello del Gruppo Parlamentare Europeo della Sinistra Unitaria Europea-Sinistra Verde Nordica, al quale aderiranno i futuri eletti.
Per questo motivo il Congresso dà mandato agli organismi dirigenti affinché alle prossime elezioni europee siano presentati il simbolo e la lista di Rifondazione Comunista – SE sulla base del programma che sarà definito nel prossimo autunno. Questa decisione si deve accompagnare alla ricerca di convergenze, in occasione delle elezioni europee, tra forze anticapitaliste, comuniste, di sinistra, sulla base di contenuti contrari al progetto di Trattato di Lisbona e all’impostazione neoliberista e di guerra dell’ Unione Europea. Il Congresso ritiene gravissima qualsiasi manomissione della legge elettorale per le europee e impegna tutto il partito a contrastare questo progetto con il massimo di mobilitazione democratica di massa.
In Italia, in vista del prossimo vertice del G8, il PRC si deve impegnare, nelle istanze del movimento contro la globalizzazione, a ricostruire lo schieramento di forze politiche e sociali che condusse la mobilitazione contro il G8 di Genova, senza tacere sulle responsabilità del governo Prodi e sull’accondiscendenza del governo Soru nell’individuazione della sede del vertice in Italia alla Maddalena.
Il PRC deve impegnarsi, nell’ambito del movimento pacifista, in ogni lotta contro le guerre in corso nel mondo, contro la NATO e contro tutte le basi militari straniere, a partire da quella di Vicenza, e deve impegnarsi per il ritiro dei contingenti italiani dai teatri di guerra.

5)
Il Congresso ritiene necessario rilanciare il partito e il progetto strategico della rifondazione comunista ed impegna il nuovo gruppo dirigente a promuovere ed incoraggiare un effettivo e pluralistico dibattito politico e teorico che prosegua nel segno dell’innovazione e della ricerca. In questo quadro, la ricerca sul tema della nonviolenza non riguarda per noi un assoluto metafisico ma una pratica di lotta da agire nel conflitto e nella critica del potere.
E’ parimenti necessario rilanciare l’indagine sulla morfologia del capitalismo contemporaneo, allargare il lavoro di inchiesta sulla nuova composizione di classe e sulle forme di organizzazione del conflitto.

Il rilancio del partito è impossibile senza la cura del partito stesso.
Il Congresso impegna il nuovo gruppo dirigente a procedere nella riforma del partito, in particolare mettendo in discussione il carattere monosessuato e separato della politica, muovendo dalle indicazioni emerse dalla Conferenza di Organizzazione di Carrara.
E’ necessario impedire ogni degenerazione del partito in senso leaderistico e plebiscitario ed ogni subordinazione del partito alle rappresentanze istituzionali e ai rapporti verticistici con altre forze politiche.
La gestione unitaria del partito, nel rispetto di eventuali dialettiche interne agli organismi dirigenti a tutti i livelli, deve essere intesa come partecipazione ai processi decisionali e non come mero diritto di critica a decisioni assunte da maggioranze o, peggio ancora, da cerchie ristrette di dirigenti.
La democrazia non è una forma qualsiasi di funzionamento del partito. Non si deve ridurre alla pura dialettica tra diverse posizioni né confondere in alcun modo con forme plebiscitarie di consenso. Il tesseramento deve essere strumento di partecipazione alla vita del partito, al suo progetto politico e alle sue decisioni. Non deve mai ridursi a strumento burocratico di conta interna. La democrazia necessita di partecipazione libera ed informata alla formazione di decisioni circa gli indirizzi politici di fondo e le scelte più importanti. In questo quadro la democrazia di genere è elemento essenziale della trasformazione della società per un mondo in cui eguaglianza e differenza siano elementi fondativi dell’autocostituzione di soggettività critiche, consapevoli, sessuate.
Gli organismi dirigenti a tutti i livelli non devono essere retti da una logica elitaria e devono essere fondati sul principio di responsabilità. La rotazione degli incarichi, la non commistione di incarichi di partito con incarichi istituzionali di governo, il rinnovamento costante degli organismi e il superamento del loro carattere monosessuato, l’introduzione di codici etici relativi ai comportamenti connessi ai privilegi sono obiettivi che il Congresso indica come prioritari al nuovo gruppo dirigente.
Il Congresso impegna infine il nuovo gruppo dirigente a lavorare, con gli strumenti opportuni, al miglioramento della formazione di tutti gli iscritti, dai militanti di base ai dirigenti nazionali.

21 luglio 2008

Genova 2001 - Genova 2008

Come ogni anno, a partire dal 2002 una delegazione del Circolo PRC di Montecchio Emilia si è recata a Genova per partecipare ad una delle giornate organizzate in memoria di quanto accaduto nel luglio del 2001.

Per noi è sempre stato importante andare a Genova ma quest'anno lo è stato ancora di più perchè si stanno concludendo alcuni processi importanti (quello per le torture a Bolzaneto e quello per la mattanza alla scuola Diaz) con esiti a dir poco scandalosi.

Le condanne inflitte a polizia e carabinieri per le violenze sui manifestanti e per l'inaccettabile quanto immotivata sospensione dello stato di diritto di quei giorni, sono vergognose e oltraggiose per uno Stato che si vanta di essere democratico.

E proprio su queste sentenze ieri si è riflettuto con amarezza, ma con la voglia di non arrendersi e di non dimenticare.

Non vogliamo pensare che per Liberazione Genova sia il ritrovo di nostalgici traumatizzati e patetici che ogni anno vi si recano per rievocare le proprie sfighe (e le botte prese).

Genova è, insieme ad altri episodi (come il marzo 2001 a Napoli, l'omicidio a Ferrara di Aldrovandi) la negazione a tavolino del diritto, è violenza di Stato, è occultamento delle responsabilità delle forze dell'ordine in quanto corpo dello Stato; è il tentativo, riuscito, di alcune forze politiche di perseguire con metodi repressivi e fascisti chi si batte pacificamente contro un dilagante sistema omologante che ha come slogan: o con noi o contro di noi.

Genova è sicuramente anche molto altro e molto di più.

15 luglio 2008

A Bolzaneto una pagina nerissima, l'Italia è ancora una democrazia?

comunicato stampa - COMITATO VERITA' E GIUSTIZIA PER GENOVA

Un totale di "soli" 24 anni di pene per i maltrattamenti fisici e morali inflitti ai detenuti nella caserma di Bolzaneto è certamente poco, ma intanto il tribunale ha condannato 15 persone, fra agenti e personale sanitario, confermando che in quella caserma è stata scritta una delle pagine più nere nella storia recente delle nostre forze dell'ordine. Quel che emerge e spaventa è come il nostro paese considera le violazioni dei diritti fondamentali: un reato lieve e destinato alla prescrizione per i tribunali, niente di rilevante per la politica, incapace in questi anni di approvare una legge sulla tortura e di sospendere dal servizio i funzionari (spesso addirittura promossi!) imputati nei processi seguiti al G8 di Genova. A Bolzaneto furono commessi abusi inaccettabili: i maltrattamenti dei detenuti sono del tutto incompatibili con una democrazia. In questi anni è stato favorito in modo irresponsabile un clima di impunità. Alle forze politiche e al parlamento chiediamo: l'Italia è ancora una democrazia?


info: Lorenzo Guadagnucci 3803906573

Enrica Bartesaghi 3347271381

info@veritagiustizia.it - www.veritagiustizia.it


Rifondazione - La violazione dei diritti umani non sarà mai prescrivibile


PeaceReporter - G8: le divise impunite di Bolzaneto

Amnesty International

03 luglio 2008

Unione dei Comuni, perchè il dialogo è così difficile?

Apprendiamo che le Unioni dei Comuni stanno sorgendo un po’ ovunque nella nostra Provincia. Ultima in ordine di tempo quella dei Comuni della “Pianura Reggiana”.

Con poco piacere notiamo subito le differenze tra quest’ultima e quella che si va delineando nella Val d’Enza.

Al di là dei contenuti, nell’Unione Pianura Reggiana viene subito percepito il valore che si attribuisce a questo ente, anche solo nella forma: la semplice (per alcuni banale) volontà di dargli un simbolo, indica l’intenzione di volerlo fare apparire ai, e individuare dai, cittadini. Insomma la struttura non si accontenta di rimanere negli uffici dei comuni.

Ma anche nei contenuti all’Unione dei Comuni di Correggio, Campagnola Emilia, Fabbrico, Rio Saliceto, Rolo e San Martino in Rio, vengono attribuite competenze sulla progettualità del territorio. Elemento escluso dall’Unione della Val d’Enza.

La nostra Unione appare invece come semplice mezzo per ottenere finanziamenti dalla Regione (che ha scelto l’Unione come “modello” di ente al quale elargirli). Null’altro. In questa ottica, decadono molte delle potenzialità di questa nuova struttura sovracomunale.

Potenzialità che un emendamento di Rifondazione Comunista, presentato in tutti i comuni della Val d’Enza, ha lo scopo di rilanciare, chiedendo, senza ostruzionismo e senza “blocchi” strumentali, di assegnare a questo nuovo ente maggiori funzioni, anche se non nell’immediato.

Ora, quasi tutti i consigli comunali hanno già dibattuto e votato l’istituzione dell’Unione. In alcuni, come Gattatico e Cavriago, lo statuto non è passato per la mancanza della maggioranza qualificata necessaria, e per l’astensione dei consiglieri del PRC, astensione, e non voto contrario, motivata dalla mancata approvazione del nostro emendamento e dal mancato coinvolgimento nostro e dei cittadini.

Va notato come elemento di volontà positiva che alcuni esponenti della maggioranza in diversi comuni non si sono dimostrati aprioristicamente contrari alla nostra proposta. Addirittura nel consiglio comunale di Montecchio alcuni consiglieri del PD hanno condiviso e/o non giudicato negativo l’emendamento, con un voto a favore e 3 astensioni, e anche il Sindaco si è detto disponibile a discuterlo successivamente, stessa disponibilità, anche se solo a parole, vi è stata da parte del Sindaco di Cavriago in Consiglio comunale. Ci pare questo un segno che la nostra proposta ha un segno costruttivo e propositvo.

La motivazione principale addotta per la bocciatura del nostro emendamento è stata quella della mancanza di tempo. Noi pensiamo invece che bastino alcuni incontri, essendo le maggioranze di tutti i comuni della Val d’Enza guidate dallo stesso partito, il PD, per valutare il nostro emendamento e riproporlo anche in quei pochi comuni dove è stata già approvata l’Unione. Basterebbe, in sostanza, eliminare alcuni pregiudizi di merito e di metodo per sviluppare tutte le potenzialità del nuovo ente.

Coordinamento PRC Val d’Enza.
Circoli di Bibbiano, Campegine, Cavriago, Gattatico, Montecchio, S. Polo, S. Ilario.