di Annalisa Magri - Segretario Circolo di Rifondazione Comunista di Montecchio Emilia
In questi mesi estivi stiamo tutti toccando con mano che anche a Reggio Emilia vi è una casta di potere che fa della trasparenza, della correttezza, della chiarezza un insieme di principi vuoti di valore. Una casta, grande o piccola che sia, che lavora per nutrire sempre se stessa, garantendosi un futuro sia dal punto di vista economico, ma forse ancor più garantendo a se stessa potere, quel potere che serve agli adepti della casta di rigenerare e riprodurre di nuovo denaro e di nuovo potere.
Questo è quanto i cittadini hanno potuto dedurre dalla vicenda che vede tra i suoi protagonisti Mario Bernabei, ex-vice presidente della Matilde s.p.a. e coordinatore del circuito dei Castelli matildici.
Proprio nell’anno in cui la nostra provincia dedicherà un tributo a Matilde di Canossa veniamo a scoprire che la società di promozione che della “Gran Contessa” ne porta il nome (Matilde s.p.a), il cui presidente è Fausto Giovannelli ex senatore dei DS, ritiene più consono trasferire la propria sede nel borgo di Canossa, in un edificio di proprietà di Bernabei, il quale in qualità di soggetto privato, affitterà l’edificio alla società del quale è stato vice presidente, per 30mila euro l’anno.
Tutto ciò infrange la legge? Bernabei o la Matilde s.p.a. hanno commesso degli illeciti? Non spetta noi, qui e ora, lanciare accuse; anzi, finché non avverranno accertamenti che faranno luce su tutta la vicenda non ci permettiamo di pronunciarci ritenendo Bernabei innocente fino a prova contraria.
Questo è il nostro modo di pensare e di fare politica, vogliamo garantire a tutti e sempre la possibilità di chiarire la propria posizione senza approfittare delle situazioni in modo strumentale pur di aggiungere una coccardina al nostro medagliere, ma proprio forti di ciò solleviamo con prepotenza una mai risolta questione morale. Non è ammissibile che un cittadino privato sfrutti a proprio vantaggio una diretta o indiretta posizione di favore rispetto ad una società pubblica, ricavandone un evidente tornaconto personale. Se questo non infligge di certo una condanna civile a Bernabei, ci restituisce del noto amministratore un’immagine un po’ appannata.
Senza voler perorare cause che non ci pertengono perché su Rifondazione Comunista tante cose si possono dire, ma non che abbia abusato nel tempo di eventuali posizioni di potere se non che con episodi isolati e marginali, va detto che più di qualsiasi Bernabei o Matilde s.p.a. presenti, siam certi, in ogni provincia italiana, il più grande conflitto d’interesse alberga a Roma nei panni del nostro Presidente del Consiglio. Senza volerci dilungare su una questione che tiene banco da anni, vogliamo concludere che, pur senza voler giustificare, i vari conflitti d’interesse locali delle piccole caste di provincia sono solo, a nostro parere, i figli minori della stessa logica che consente l’esistenza del più grande conflitto d’interesse della politica italiana mai sanato e che è in capo a Silvio Berlusconi.
Rifondazione Comunista pone come centrale, parimenti alla questione sociale e a quella della difesa dei diritti civili, la questione morale come stella polare della propria azione politica.
Questo è quanto i cittadini hanno potuto dedurre dalla vicenda che vede tra i suoi protagonisti Mario Bernabei, ex-vice presidente della Matilde s.p.a. e coordinatore del circuito dei Castelli matildici.
Proprio nell’anno in cui la nostra provincia dedicherà un tributo a Matilde di Canossa veniamo a scoprire che la società di promozione che della “Gran Contessa” ne porta il nome (Matilde s.p.a), il cui presidente è Fausto Giovannelli ex senatore dei DS, ritiene più consono trasferire la propria sede nel borgo di Canossa, in un edificio di proprietà di Bernabei, il quale in qualità di soggetto privato, affitterà l’edificio alla società del quale è stato vice presidente, per 30mila euro l’anno.
Tutto ciò infrange la legge? Bernabei o la Matilde s.p.a. hanno commesso degli illeciti? Non spetta noi, qui e ora, lanciare accuse; anzi, finché non avverranno accertamenti che faranno luce su tutta la vicenda non ci permettiamo di pronunciarci ritenendo Bernabei innocente fino a prova contraria.
Questo è il nostro modo di pensare e di fare politica, vogliamo garantire a tutti e sempre la possibilità di chiarire la propria posizione senza approfittare delle situazioni in modo strumentale pur di aggiungere una coccardina al nostro medagliere, ma proprio forti di ciò solleviamo con prepotenza una mai risolta questione morale. Non è ammissibile che un cittadino privato sfrutti a proprio vantaggio una diretta o indiretta posizione di favore rispetto ad una società pubblica, ricavandone un evidente tornaconto personale. Se questo non infligge di certo una condanna civile a Bernabei, ci restituisce del noto amministratore un’immagine un po’ appannata.
Senza voler perorare cause che non ci pertengono perché su Rifondazione Comunista tante cose si possono dire, ma non che abbia abusato nel tempo di eventuali posizioni di potere se non che con episodi isolati e marginali, va detto che più di qualsiasi Bernabei o Matilde s.p.a. presenti, siam certi, in ogni provincia italiana, il più grande conflitto d’interesse alberga a Roma nei panni del nostro Presidente del Consiglio. Senza volerci dilungare su una questione che tiene banco da anni, vogliamo concludere che, pur senza voler giustificare, i vari conflitti d’interesse locali delle piccole caste di provincia sono solo, a nostro parere, i figli minori della stessa logica che consente l’esistenza del più grande conflitto d’interesse della politica italiana mai sanato e che è in capo a Silvio Berlusconi.
Rifondazione Comunista pone come centrale, parimenti alla questione sociale e a quella della difesa dei diritti civili, la questione morale come stella polare della propria azione politica.
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