Le prossime elezioni europee avvengono proprio mentre è evidente, in tutto il mondo, il fallimento del modello del capitalismo globalizzato. Siamo di fronte ad una crisi di carattere sistemico, non solo economica e finanziaria, ma sociale, alimentare, energetica, ambientale, che sta scuotendo l'intero pianeta. La crisi della globalizzazione capitalista conferma la scelta riaffermata al Congresso di Chianciano del PRC , ovvero quella del rilancio del progetto strategico della rifondazione comunista e di ripresa del percorso cominciato a Genova e proseguito con la grande esperienza partecipativa dei Social Forum, quello della sua internità al movimento mondiale contro la globalizzazione capitalistica e la crisi economica che questa ha prodotto.
In Europa ciò richiede il rafforzamento dell'unità della sinistra antiliberista, anticapitalista e delle forze comuniste, sia nell'ambito del Partito della Sinistra Europea sia in quello del Gruppo Parlamentare Europeo della Sinistra Unitaria Europea-Sinistra Verde Nordica. L'Europa di Maastricht mostra oggi tutti i limiti di una costruzione fondata sul primato del mercato sulla democrazia, sul dogma monetarista che ha imposto politiche finanziarie ed economiche che hanno prodotto aumento delle disuguaglianze, privatizzazioni dei servizi pubblici e controriforme dei sistemi di welfare su tutto il continente, congiuntamente alla precarizzazione del lavoro, alla deregolamentazione dei mercati e alla discriminazione dei migranti.
Una discriminazione che si è tradotta nell'accentuarsi della guerra tra poveri, nel perpetuarsi di condizioni di subalternità giuridica nell'accesso ai diritti di cittadinanza reale, nell'approvazione di vere e proprie "leggi razziali".
Quest'Europa è quella che viene confermata dai contenuti del Trattato di Lisbona e contro cui si sono espressi i popoli europei che hanno potuto pronunciarsi.
Neoliberista e allo stesso tempo ademocratica. Un' Europa a misura delle banche e non dei popoli. Dove il potere è sempre di più nei governi e sempre meno in assemblee democraticamente elette. Un'Europa che è stata fin qui subalterna alla Nato e complice della guerra preventiva, incapace di proporre una politica di pace e di disarmo.
Questa Europa si è retta su una grande coalizione, formata dai più grandi partiti europei, in primis popolari e socialisti, che sono responsabili di queste politiche liberiste e che hanno praticato una costruzione mercantile e non politica dell'Europa. E' dunque necessario contrastare fortemente questa grande coalizione e costruire l'alternativa alla lunga stagione del neoliberismo.
La Direzione Nazionale decide quindi di dar vita ad un percorso di costruzione della lista in vista delle elezioni europee, aperto e in relazione con i soggetti e le forze del movimento altermondialista, anticapitalista, comunista, femminista, LGBTQ, ambientalista, sindacale. Sulla base del Documento Congressuale, la Direzione nazionale decide pertanto di promuovere una lista da presentare alle prossime elezioni europee che, partendo dalla presentazione del simbolo di Rifondazione Comunista-SE, condivida la scelta di appartenenza al GUE-NGL, unisca tutte le forze anticapitaliste, comuniste, di sinistra, sulla base di contenuti alternativi al progetto di Trattato di Lisbona e all'impostazione neoliberista e militarista dell'Unione Europea.
La proposta che avanziamo è quella di una lista, che si ponga l'obiettivo di rovesciare queste politiche economiche e sociali antipopolari, che hanno prodotto la crisi, a partire dal programma elaborato dal Partito della Sinistra Europea. Con un percorso partecipato, vogliamo quindi costruire, riconoscendo la non autosufficienza di Rifondazione Comunista, una lista che sia un concreto segnale di unità della sinistra di alternativa; lista di cui siano protagonisti tutti i soggetti che stanno pagando la crisi e tutti i movimenti che si stanno battendo contro le politiche neoliberiste che l'hanno causata: lavoratori, precari, donne, giovani, studenti, pensionati e migranti. Una lista che faccia sue le ragioni di chi in questi anni e in questi mesi sta lottando, nella scuola e nei luoghi di lavoro, per la giustizia sociale e la libertà femminile, che sappia opporsi al razzismo e all'offensiva clericale del Vaticano. Che si batta per un intervento pubblico finalizzato alla riconversione sociale e ambientale dell'economia, per la redistribuzione del reddito, contro la guerra, le spese militari e per il disarmo europeo. Una proposta che rivolgiamo ai tanti e alle tante che da Genova in poi hanno animato l'esperienza dei Fori sociali e che hanno contribuito a dare gambe e sostanza all'idea di un'altra Europa possibile.
Una lista da costruire attraverso una grande partecipazione di tutti coloro che decideranno di farne parte e di sostenerla, al fine di unire e consolidare le forze che in Europa si battono per una uscita da sinistra dalla crisi, per un'alternativa al liberismo e alle fallimentari politiche della grande coalizione fra popolari e socialisti europei. Una lista per un'altra Europa possibile: dell'uguaglianza, della pace, della giustizia sociale ed ambientale , dei diritti e delle libertà.
In questa prospettiva è necessario sviluppare il massimo di iniziativa per evidenziare il percorso politico e di lotta per l'altra Europa, sostenendo e partecipando alle iniziative di movimento già in cantiere e decise dal forum Sociale di Belem, fra le quali il 28 marzo a Londra contro il G20, il 4 aprile a Strasburgo contro la NATO, l'8-10 luglio in Sardegna contro il G8.
Approvato con 3 astensioni
In Europa ciò richiede il rafforzamento dell'unità della sinistra antiliberista, anticapitalista e delle forze comuniste, sia nell'ambito del Partito della Sinistra Europea sia in quello del Gruppo Parlamentare Europeo della Sinistra Unitaria Europea-Sinistra Verde Nordica. L'Europa di Maastricht mostra oggi tutti i limiti di una costruzione fondata sul primato del mercato sulla democrazia, sul dogma monetarista che ha imposto politiche finanziarie ed economiche che hanno prodotto aumento delle disuguaglianze, privatizzazioni dei servizi pubblici e controriforme dei sistemi di welfare su tutto il continente, congiuntamente alla precarizzazione del lavoro, alla deregolamentazione dei mercati e alla discriminazione dei migranti.
Una discriminazione che si è tradotta nell'accentuarsi della guerra tra poveri, nel perpetuarsi di condizioni di subalternità giuridica nell'accesso ai diritti di cittadinanza reale, nell'approvazione di vere e proprie "leggi razziali".
Quest'Europa è quella che viene confermata dai contenuti del Trattato di Lisbona e contro cui si sono espressi i popoli europei che hanno potuto pronunciarsi.
Neoliberista e allo stesso tempo ademocratica. Un' Europa a misura delle banche e non dei popoli. Dove il potere è sempre di più nei governi e sempre meno in assemblee democraticamente elette. Un'Europa che è stata fin qui subalterna alla Nato e complice della guerra preventiva, incapace di proporre una politica di pace e di disarmo.
Questa Europa si è retta su una grande coalizione, formata dai più grandi partiti europei, in primis popolari e socialisti, che sono responsabili di queste politiche liberiste e che hanno praticato una costruzione mercantile e non politica dell'Europa. E' dunque necessario contrastare fortemente questa grande coalizione e costruire l'alternativa alla lunga stagione del neoliberismo.
La Direzione Nazionale decide quindi di dar vita ad un percorso di costruzione della lista in vista delle elezioni europee, aperto e in relazione con i soggetti e le forze del movimento altermondialista, anticapitalista, comunista, femminista, LGBTQ, ambientalista, sindacale. Sulla base del Documento Congressuale, la Direzione nazionale decide pertanto di promuovere una lista da presentare alle prossime elezioni europee che, partendo dalla presentazione del simbolo di Rifondazione Comunista-SE, condivida la scelta di appartenenza al GUE-NGL, unisca tutte le forze anticapitaliste, comuniste, di sinistra, sulla base di contenuti alternativi al progetto di Trattato di Lisbona e all'impostazione neoliberista e militarista dell'Unione Europea.
La proposta che avanziamo è quella di una lista, che si ponga l'obiettivo di rovesciare queste politiche economiche e sociali antipopolari, che hanno prodotto la crisi, a partire dal programma elaborato dal Partito della Sinistra Europea. Con un percorso partecipato, vogliamo quindi costruire, riconoscendo la non autosufficienza di Rifondazione Comunista, una lista che sia un concreto segnale di unità della sinistra di alternativa; lista di cui siano protagonisti tutti i soggetti che stanno pagando la crisi e tutti i movimenti che si stanno battendo contro le politiche neoliberiste che l'hanno causata: lavoratori, precari, donne, giovani, studenti, pensionati e migranti. Una lista che faccia sue le ragioni di chi in questi anni e in questi mesi sta lottando, nella scuola e nei luoghi di lavoro, per la giustizia sociale e la libertà femminile, che sappia opporsi al razzismo e all'offensiva clericale del Vaticano. Che si batta per un intervento pubblico finalizzato alla riconversione sociale e ambientale dell'economia, per la redistribuzione del reddito, contro la guerra, le spese militari e per il disarmo europeo. Una proposta che rivolgiamo ai tanti e alle tante che da Genova in poi hanno animato l'esperienza dei Fori sociali e che hanno contribuito a dare gambe e sostanza all'idea di un'altra Europa possibile.
Una lista da costruire attraverso una grande partecipazione di tutti coloro che decideranno di farne parte e di sostenerla, al fine di unire e consolidare le forze che in Europa si battono per una uscita da sinistra dalla crisi, per un'alternativa al liberismo e alle fallimentari politiche della grande coalizione fra popolari e socialisti europei. Una lista per un'altra Europa possibile: dell'uguaglianza, della pace, della giustizia sociale ed ambientale , dei diritti e delle libertà.
In questa prospettiva è necessario sviluppare il massimo di iniziativa per evidenziare il percorso politico e di lotta per l'altra Europa, sostenendo e partecipando alle iniziative di movimento già in cantiere e decise dal forum Sociale di Belem, fra le quali il 28 marzo a Londra contro il G20, il 4 aprile a Strasburgo contro la NATO, l'8-10 luglio in Sardegna contro il G8.
Approvato con 3 astensioni
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