di Roberta Fantozzi, resp. naz Lavoro e Welfare del PRC-SE
La macchina politico-mediatica si è messa in moto ed è evidente l'operazione del governo. Quello che sta accadendo sul diritto di sciopero è l'ulteriore gravissima puntata di un disegno ben preciso: il disegno di riscrivere le relazioni sociali nel nostro paese smantellando i diritti del lavoro e la sostanza della democrazia, il disegno di gestire la crisi con un salto di qualità autoritario. Ma la macchina mediatica si è messa in moto, per l'appunto, contro gli "scioperi selvaggi", le "minoranze che bloccano il paese", come se scioperare fosse l'atto leggero di pochi scriteriati e non l'azione a cui si è costretti, pagando di tasca propria con la diminuzione di salari magrissimi. I più bassi d'Europa, giova ricordare. La macchina mediatica si è messa in moto per presentare l'attacco gravissimo del governo al diritto di sciopero come la benevola preoccupazione del sovrano per la qualità della vita delle persone, per il loro diritto alla mobilità. Come riportavano alcuni giornali, il Ministro Sacconi voleva intervenire a tutto campo, fino alla modifica dello stesso articolo 40 della Costituzione. Poi il progetto è stato accantonato e il testo che dovrebbe essere approvato dal Consiglio dei Ministri interviene sul "solo" settore dei trasporti. Un settore nel quale si ritiene più agevole mettere i lavoratori l'uno contro l'altro - chi usa il mezzo pubblico contro chi lavora sul mezzo pubblico - per costruire il consenso all'operazione in atto. Così la vita grama dei pendolari, di quei lavoratori che aggiungono alla fatica del lavoro quella di un viaggio sempre più disagevole per le politiche di taglio al trasporto pubblico, la vita faticata di coloro che la rendita immobiliare ha espulso in questi anni in periferie sempre più lontane nel ridisegno classista delle nostre città, può essere utilizzata come uno strumento per costruire il consenso all'ulteriore stravolgimento della nostra democrazia. E' un'operazione che va impedita. L'attacco al diritto di sciopero è contenuto nell'accordo separato siglato da Confindustria, Governo, Cisl, Uil, Ugl, con le "tregue" dello sciopero previste durante la contrattazione e con la previsione che lo sciopero non sia più, nella contrattazione di secondo livello dei servizi pubblici, un diritto soggettivo del singolo lavoratore, ma una prerogativa riservata alle organizzazioni sindacali che rappresentino la maggioranza dei lavoratori. Ora il testo del governo vuole trasformare in legge quell'accordo, sancendo che solo laddove si tratti di sindacati rappresentativi di più del 50% dei lavoratori si possa indire uno sciopero, il che non si realizza sostanzialmente in nessun caso, e prevedendo in alternativa l'obbligo di un referendum preventivo. In sostanza, ci vorrebbero mesi per poter indire uno sciopero. Sciopero che in alcuni comparti dovrebbe essere solo virtuale, cioè vado a lavorare ma mi decurtano il salario e con in più l'obbligo di adesione individuale preventiva: meccanismo chiaramente intimidatorio che nega l'essenza dello sciopero, azione collettiva, che in quanto tale riesce con la forza organizzata dei lavoratori a bilanciare l'asimmetria di potere che esiste tra il singolo lavoratore e il datore di lavoro. Non vi è chi possa davvero credere che principi di tale natura una volta introdotti si fermino - e già sarebbe grave - al settore dei trasporti. Non vi è chi possa davvero credere che non si tratti delle prove generali della volontà di svuotare il diritto di sciopero in quanto tale nel nostro paese. Per questo va messa in campo la più ampia mobilitazione sociale e politica. Va sollevato lo scandalo per un governo che vuole un referendum preventivo per poter indire uno sciopero, mentre nega alle lavoratrici e ai lavoratori di poter votare su piattaforme e accordi. Un governo che pretende di stabilire le regole per la contrattazione, contro la più grande organizzazione sindacale e senza alcun referendum dei lavoratori. Va disvelata tutta la portata del nuovo attacco che si vuole portare al lavoro e alla democrazia. Il governo vuole colpire il diritto di sciopero per impedire la resistenza alle proprie politiche, di taglio e smantellamento dei servizi, di privatizzazione dello stato sociale. Il governo vuole colpire il diritto di sciopero perché non vuole che, nella crisi, i lavoratori rispondano con la mobilitazione e con il conflitto. Per quanto sta in noi, costruiremo la più ampia, determinata, duratura mobilitazione.
La macchina politico-mediatica si è messa in moto ed è evidente l'operazione del governo. Quello che sta accadendo sul diritto di sciopero è l'ulteriore gravissima puntata di un disegno ben preciso: il disegno di riscrivere le relazioni sociali nel nostro paese smantellando i diritti del lavoro e la sostanza della democrazia, il disegno di gestire la crisi con un salto di qualità autoritario. Ma la macchina mediatica si è messa in moto, per l'appunto, contro gli "scioperi selvaggi", le "minoranze che bloccano il paese", come se scioperare fosse l'atto leggero di pochi scriteriati e non l'azione a cui si è costretti, pagando di tasca propria con la diminuzione di salari magrissimi. I più bassi d'Europa, giova ricordare. La macchina mediatica si è messa in moto per presentare l'attacco gravissimo del governo al diritto di sciopero come la benevola preoccupazione del sovrano per la qualità della vita delle persone, per il loro diritto alla mobilità. Come riportavano alcuni giornali, il Ministro Sacconi voleva intervenire a tutto campo, fino alla modifica dello stesso articolo 40 della Costituzione. Poi il progetto è stato accantonato e il testo che dovrebbe essere approvato dal Consiglio dei Ministri interviene sul "solo" settore dei trasporti. Un settore nel quale si ritiene più agevole mettere i lavoratori l'uno contro l'altro - chi usa il mezzo pubblico contro chi lavora sul mezzo pubblico - per costruire il consenso all'operazione in atto. Così la vita grama dei pendolari, di quei lavoratori che aggiungono alla fatica del lavoro quella di un viaggio sempre più disagevole per le politiche di taglio al trasporto pubblico, la vita faticata di coloro che la rendita immobiliare ha espulso in questi anni in periferie sempre più lontane nel ridisegno classista delle nostre città, può essere utilizzata come uno strumento per costruire il consenso all'ulteriore stravolgimento della nostra democrazia. E' un'operazione che va impedita. L'attacco al diritto di sciopero è contenuto nell'accordo separato siglato da Confindustria, Governo, Cisl, Uil, Ugl, con le "tregue" dello sciopero previste durante la contrattazione e con la previsione che lo sciopero non sia più, nella contrattazione di secondo livello dei servizi pubblici, un diritto soggettivo del singolo lavoratore, ma una prerogativa riservata alle organizzazioni sindacali che rappresentino la maggioranza dei lavoratori. Ora il testo del governo vuole trasformare in legge quell'accordo, sancendo che solo laddove si tratti di sindacati rappresentativi di più del 50% dei lavoratori si possa indire uno sciopero, il che non si realizza sostanzialmente in nessun caso, e prevedendo in alternativa l'obbligo di un referendum preventivo. In sostanza, ci vorrebbero mesi per poter indire uno sciopero. Sciopero che in alcuni comparti dovrebbe essere solo virtuale, cioè vado a lavorare ma mi decurtano il salario e con in più l'obbligo di adesione individuale preventiva: meccanismo chiaramente intimidatorio che nega l'essenza dello sciopero, azione collettiva, che in quanto tale riesce con la forza organizzata dei lavoratori a bilanciare l'asimmetria di potere che esiste tra il singolo lavoratore e il datore di lavoro. Non vi è chi possa davvero credere che principi di tale natura una volta introdotti si fermino - e già sarebbe grave - al settore dei trasporti. Non vi è chi possa davvero credere che non si tratti delle prove generali della volontà di svuotare il diritto di sciopero in quanto tale nel nostro paese. Per questo va messa in campo la più ampia mobilitazione sociale e politica. Va sollevato lo scandalo per un governo che vuole un referendum preventivo per poter indire uno sciopero, mentre nega alle lavoratrici e ai lavoratori di poter votare su piattaforme e accordi. Un governo che pretende di stabilire le regole per la contrattazione, contro la più grande organizzazione sindacale e senza alcun referendum dei lavoratori. Va disvelata tutta la portata del nuovo attacco che si vuole portare al lavoro e alla democrazia. Il governo vuole colpire il diritto di sciopero per impedire la resistenza alle proprie politiche, di taglio e smantellamento dei servizi, di privatizzazione dello stato sociale. Il governo vuole colpire il diritto di sciopero perché non vuole che, nella crisi, i lavoratori rispondano con la mobilitazione e con il conflitto. Per quanto sta in noi, costruiremo la più ampia, determinata, duratura mobilitazione.
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