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25 gennaio 2009

L'esercito del male

di Dino Greco - direttore di Liberazione

Era nell'aria. Che è mefitica. Berlusconi usa gli episodi di violenza sulle donne per scatenare una vera e propria campagna liberticida, che con l'obiettivo di mettere argine alle aggressioni a sfondo sessuale c'entra come i cavoli a merenda. Per il presidente del Consiglio è in corso una vera e propria guerra, alla quale rispondere con strumenti coerenti. Ad un non meglio definito «esercito del male» che minaccia mortalmente la civile convivenza serve opporre l'esercito vero, quello di Stato. Dunque, non più tre, ma trentamila uomini armati a presidiare le città italiane. Coordinati - aggiunge un La Russa in preda ad esaltazione mistico-bellica - dalla Guardia di Finanza, dalla Polizia penitenziaria, dalla Polizia locale. Tanto da suscitare la reazione del ministro degli Interni che chiede (udite! udite!) di unire alla presenza militare anche misure capaci di affrontare il tema del degrado ambientale nel cui brodo si producono situazioni di pericolosità sociale.
La fabbrica della paura, sapientemente alimentata, marcia a pieni giri. E' la paranoia di stampo bushista in versione nostrana. Ricordate la crociata contro gli «Stati canaglia?». Quella fu propedeutica alla teorizzazione della guerra preventiva e di una politica di aggressione che sta provocando lutti e catastrofi sociali immani su scala planetaria; questa - con identica intenzione fraudolenta - prova ad instaurare un clima di infondato terrore per giustificare una militarizzazione della società. Non vi è persona talmente avara di buon senso da non capire che non sarà mai l'esercito a contrastare "la criminalità diffusa" o la violenza, in particolare quella sulle donne, che oltre tutto si consuma - non lo si dimentichi - in massima parte tra le mura domestiche.
E allora, perché questo forsennato accanimento? Perché questa scoppiettante prosopopea con cui si annuncia la lotta dura del governo contro il crimine, in un paese surrealmente dipinto come la Gotham City batmaniana? Con tutta evidenza, il battage ha altri e diversi obiettivi. Il primo è la collaudata opera di depistaggio dell'opinione pubblica, dei cittadini, ai quali si propinano emergenze immaginarie per occultare quelle reali, che hanno a che fare, più ruvidamente, con la precarietà materiale ed esistenziale in cui la crisi sta precipitando milioni di persone senza trovare nelle misure del governo risposte adeguate. Il secondo ha ben altra gravità, perché rivela la filigrana della politica governativa in materia di sicurezza: vis persecutoria contro i migranti, reato di immigrazione clandestina, limitazione degli spazi pubblici alle manifestazioni, contrasto all'esercizio del diritto di culto. E poi, il pacchetto giustizia del governo, che mentre ingessa le prerogative e gli strumenti di indagine della magistratura inquirente, lancia un piano edilizio per la proliferazione degli istituti di pena (da privatizzare!), più per moltiplicare (per dieci, anche in questo caso?) il numero dei reclusi che non per affrontare il drammatico problema del disumano sovraffollamento delle carceri.
La verità è che siamo di fronte ad un salto di qualità nell'escalation autoritaria, nella torsione antidemocratica, nella compressione dei diritti e delle libertà costituzionali. Si guardi a quel che sta accadendo, nelle parti e nell'insieme, e se ne avrà per intero l'inquietante percezione. Una (piccola?) chiosa finale: il giorno dopo un accordo contro i lavoratori e contro il più grande sindacato italiano il governo militarizza le piazze. Coincidenze?

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