di Wainer Burani - avvocato e membro del Direttivo di Circolo
Non credo che il fatto più rilevante della manifestazione di sabato 3 gennaio sia stato quello relativo alla bandiera israeliana bruciata. Credo sia stata molto più rilevante la presenza, in piazza, di migliaia di persone che manifestavano, in quel momento, contro il crimine contro l'umanità, che si stava e si sta consumando nell'indifferenza degli organismi internazionali preposti alla difesa della pacifica convivenza fra i popoli, nella martoriata Striscia di Gaza, un lembo di Palestina da anni sottoposta ad un blocco criminale che impedisce alla gente di avere cibo a sufficienza, ai bambini e ai vecchi di disporre di generi vitali, ai malati di curarsi.
I politici locali, almeno quelli intervistati, invece, evidentemente, considerano più grave il bruciare una bandiera che non bombardare un territorio fra i più densamente popolati del mondo, uccidendo, fino ad ora, quasi cinquecento persone e mutilandone per sempre alcune migliaia: si stracciano le vesti per un pezzo di stoffa inopportunamente dato alle fiamme, ma considerano, al più, una «reazione sproporzionata», bombardare uno dei territori più densamente popolati del mondo con la conseguente uccisione di almeno 500 persone fra le quali 87 bambini. L'assessore alla Solidarietà, Marcello Stecco, dopo aver manifestato «i l più profondo dolore per quanto sta accadendo nella Striscia di Gaza», chiama alla «onestà intellettuale» invitando a «non sottacere la grave responsabilità di Hamas nel contribuire alla drammatizzazione militare, politica e umanitaria in atto». Venendo, però, clamorosamente meno alla sua stessa premessa, parla di «rottura della tregua» da parte di Hamas quando è noto che la tregua l'ha rotta Israele uccidendo, poche settimane prima della sua scadenza, un militante di Hamas in una «eliminazione mirata» (da noi si chiamerebbe assassinio politico) e, ancora, che Hamas, quella tregua l'ha rispettata fino all'ultimo giorno e che lo Stato di Israele non ha attuato la condizione per prorogarla, perché si è guardato bene dal togliere il blocco alla Striscia di Gaza, azione, peraltro, espressamente vietata dal Diritto Internazionale, sia Umanitario che di guerra e in particolare dalle Convenzioni di Ginevra. Non è dimenticanza da poco, per un politico «di lungo corso». Ma v'è di più: Marcello Stecco dà per scontato che vi sia una sola soluzione possibile alla questione palestinese; dimentica, però, che una delle prime risoluzioni delle Nazioni Unite ed oggi autorevoli commentatori, di diverse ideologie ed estrazione politica, fra loro anche pacifisti di religione ebraica (ovviamente non i sionisti), prospettano un'altra e diversa soluzione: quello di uno stato laico e democratico dove popoli diversi possano convivere e praticare liberamente, come fatto privato, anche se collettivo, la loro religione. Fa specie pensare ad una «coscienza democratica» che ritiene coerente l'idea di uno stato confessionale in cui ha diritto di cittadinanza soltanto chi, nato in qualsiasi parte de l mondo, professa una certa religione e non chi vi è nato e vi vive. Valda Busani, evidentemente, ha letto comunicati diversi da quelli fatti dai promotori della manifestazione. Non so da chi ritenga di essere stata isolata; certamente, parte dei promotori dell'iniziativa non hanno nulla a che fare con la religione ed erano all'interno del corteo senza, per questo, sentirsi stranieri. Marco Eboli: vedo che non ha perso la propensione ad invocare il divieto di manifestare; è ancora poco, ma, se potesse, farebbe sicuramente di più e di meglio, coerentemente con la sua ideologia (a proposito, ma le leggi razziali le ha fatte qualcuno di cui, probabilmente, ha il ritratto in casa, o no?). Gabriele Fossa: forse se non si lanciasse in analisi troppo complicate, sarebbe meglio per tutti, visto il risultato del suo argomentare. Il richiamo alla «identità religiosa» e ai «no - stri valori» sono davvero emblematici, soprattutto del suo effettivo rispetto della nostra Costituzione, che ha voluto uno stato laico e democratico. Forse preferisce il confessionalismo ed è per questo che gli piace l'idea dello «stato degli ebrei», qual è Israele (a proposito dei valori delle democrazie occidentali). Laddove, poi si esibisce nell'analisi della «mentalità islamica», raggiunge vertici elevatissimi. Ovviamente, nessuno gli ha mai detto che, non da oggi, autorevoli commentatori hanno prospettato anche la diversa soluzione di uno stato laico e democratico per tutti i popoli ch e vivono in quella terra e ch e l'ipotesi fu cancellata dall'azione militare, dalla «pulizia etnica» effettuata dalle bande militari sioniste che bruciarono quasi quattro villaggi massacrandone parte della popolazione e deportando i sopravvissuti e dalla proclamazione unilaterale dello Stato di Israele, stato che, unico al mondo, non ha confini ufficiali. A Fossa hanno nascosto anche tante altre cose, ad esempio, la tolleranza religiosa dell'Islam in Spagna (sì, quella stessa dell'Inquisizione), che smentisce i suoi timori. Claudio Guidetti: è preoccupato per «Reggio d'Arabia» e per la mancata condanna dei missili di Hamas. Probabilmente non si è nemmeno mai nemmeno posto il problema di capire come possa vivere un popolo sotto embargo da anni (non impedisce l'arrivo di armi, ma di cibo e medicinali), cacciato dalla terra dove h a vissuto da millenni, costretto all'esilio in campi profughi o a vivere come straniero dov'è nato. Ma, evidentemente, non è problema suo.
Non credo che il fatto più rilevante della manifestazione di sabato 3 gennaio sia stato quello relativo alla bandiera israeliana bruciata. Credo sia stata molto più rilevante la presenza, in piazza, di migliaia di persone che manifestavano, in quel momento, contro il crimine contro l'umanità, che si stava e si sta consumando nell'indifferenza degli organismi internazionali preposti alla difesa della pacifica convivenza fra i popoli, nella martoriata Striscia di Gaza, un lembo di Palestina da anni sottoposta ad un blocco criminale che impedisce alla gente di avere cibo a sufficienza, ai bambini e ai vecchi di disporre di generi vitali, ai malati di curarsi.
I politici locali, almeno quelli intervistati, invece, evidentemente, considerano più grave il bruciare una bandiera che non bombardare un territorio fra i più densamente popolati del mondo, uccidendo, fino ad ora, quasi cinquecento persone e mutilandone per sempre alcune migliaia: si stracciano le vesti per un pezzo di stoffa inopportunamente dato alle fiamme, ma considerano, al più, una «reazione sproporzionata», bombardare uno dei territori più densamente popolati del mondo con la conseguente uccisione di almeno 500 persone fra le quali 87 bambini. L'assessore alla Solidarietà, Marcello Stecco, dopo aver manifestato «i l più profondo dolore per quanto sta accadendo nella Striscia di Gaza», chiama alla «onestà intellettuale» invitando a «non sottacere la grave responsabilità di Hamas nel contribuire alla drammatizzazione militare, politica e umanitaria in atto». Venendo, però, clamorosamente meno alla sua stessa premessa, parla di «rottura della tregua» da parte di Hamas quando è noto che la tregua l'ha rotta Israele uccidendo, poche settimane prima della sua scadenza, un militante di Hamas in una «eliminazione mirata» (da noi si chiamerebbe assassinio politico) e, ancora, che Hamas, quella tregua l'ha rispettata fino all'ultimo giorno e che lo Stato di Israele non ha attuato la condizione per prorogarla, perché si è guardato bene dal togliere il blocco alla Striscia di Gaza, azione, peraltro, espressamente vietata dal Diritto Internazionale, sia Umanitario che di guerra e in particolare dalle Convenzioni di Ginevra. Non è dimenticanza da poco, per un politico «di lungo corso». Ma v'è di più: Marcello Stecco dà per scontato che vi sia una sola soluzione possibile alla questione palestinese; dimentica, però, che una delle prime risoluzioni delle Nazioni Unite ed oggi autorevoli commentatori, di diverse ideologie ed estrazione politica, fra loro anche pacifisti di religione ebraica (ovviamente non i sionisti), prospettano un'altra e diversa soluzione: quello di uno stato laico e democratico dove popoli diversi possano convivere e praticare liberamente, come fatto privato, anche se collettivo, la loro religione. Fa specie pensare ad una «coscienza democratica» che ritiene coerente l'idea di uno stato confessionale in cui ha diritto di cittadinanza soltanto chi, nato in qualsiasi parte de l mondo, professa una certa religione e non chi vi è nato e vi vive. Valda Busani, evidentemente, ha letto comunicati diversi da quelli fatti dai promotori della manifestazione. Non so da chi ritenga di essere stata isolata; certamente, parte dei promotori dell'iniziativa non hanno nulla a che fare con la religione ed erano all'interno del corteo senza, per questo, sentirsi stranieri. Marco Eboli: vedo che non ha perso la propensione ad invocare il divieto di manifestare; è ancora poco, ma, se potesse, farebbe sicuramente di più e di meglio, coerentemente con la sua ideologia (a proposito, ma le leggi razziali le ha fatte qualcuno di cui, probabilmente, ha il ritratto in casa, o no?). Gabriele Fossa: forse se non si lanciasse in analisi troppo complicate, sarebbe meglio per tutti, visto il risultato del suo argomentare. Il richiamo alla «identità religiosa» e ai «no - stri valori» sono davvero emblematici, soprattutto del suo effettivo rispetto della nostra Costituzione, che ha voluto uno stato laico e democratico. Forse preferisce il confessionalismo ed è per questo che gli piace l'idea dello «stato degli ebrei», qual è Israele (a proposito dei valori delle democrazie occidentali). Laddove, poi si esibisce nell'analisi della «mentalità islamica», raggiunge vertici elevatissimi. Ovviamente, nessuno gli ha mai detto che, non da oggi, autorevoli commentatori hanno prospettato anche la diversa soluzione di uno stato laico e democratico per tutti i popoli ch e vivono in quella terra e ch e l'ipotesi fu cancellata dall'azione militare, dalla «pulizia etnica» effettuata dalle bande militari sioniste che bruciarono quasi quattro villaggi massacrandone parte della popolazione e deportando i sopravvissuti e dalla proclamazione unilaterale dello Stato di Israele, stato che, unico al mondo, non ha confini ufficiali. A Fossa hanno nascosto anche tante altre cose, ad esempio, la tolleranza religiosa dell'Islam in Spagna (sì, quella stessa dell'Inquisizione), che smentisce i suoi timori. Claudio Guidetti: è preoccupato per «Reggio d'Arabia» e per la mancata condanna dei missili di Hamas. Probabilmente non si è nemmeno mai nemmeno posto il problema di capire come possa vivere un popolo sotto embargo da anni (non impedisce l'arrivo di armi, ma di cibo e medicinali), cacciato dalla terra dove h a vissuto da millenni, costretto all'esilio in campi profughi o a vivere come straniero dov'è nato. Ma, evidentemente, non è problema suo.
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